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Libia, decisa Sharia contro le donne
- Subject: Libia, decisa Sharia contro le donne
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 2 Nov 2011 13:15:57 +0000
- Importance: Normal
- Sensitivity: Normal
www.peacelink.it -----Original Message----- From: "rosa riboldi" <ros.rib at tiscali.it> Date: Wed, 2 Nov 2011 13:56:47 To: rosa riboldi<ros.rib at tiscali.it> Subject: I: [lisistrata] Libia decisa Sharia leggi contro le donne -----Messaggio originale----- Da: lisistrata at yahoogroups.com [mailto:lisistrata at yahoogroups.com] Per conto di Nicoletta Pirotta Inviato: martedì 1 novembre 2011 18:39 A: lisistrata at yahoogroups.com Oggetto: [lisistrata] interessante credo Care/i, a seguire la dichiarazione sulla Libia del Women Living Under Muslim Laws (WLUML), Donne che seguono le leggi mussulmane. Il testo in italiano è stato tradotto da IFE Italia. Sul nostro sito (www.ifeitalia.eu) trovate anche il testo originale in inglese e la traduzione in italiano. Un abbraccio Nicoletta Donne che seguono le leggi mussulmane (WLUML). Dichiarazione sulla Libia 25 ottobre 2011 La WLUML esprime la propria preoccupazione per il fatto che il 23 ottobre 2011 il primo atto pubblico del Comitato Nazionale libico di transizione sia stato quello di annullare un certo numero di leggi per rimpiazzarle con la “Sharia”. Il Comitato di transizione è un governo ad interim che è stato incaricato, e questa avrebbe dovuto essere la sua prima azione politica , di mettere in moto la procedura per organizzare l’elezione di in nuovo governo, dopo la caduta di Gheddafi. WLUML sente l’urgenza di riflettere e di sollevare alcune questioni a proposito di questa dichiarazione sulla “charia”. Per prima cosa va detto che, se si accetta l’idea che la democrazia è la legge del popolo che si esprime attraverso le urne, è imbarazzante che il primo atto ufficiale di questo organismo di transizione ( che ha denunciato il governo autocratico di cui ha preso il posto) sia quello di governare per decreto invece che consultare il popolo attraverso strrumenti democratici. Le leggi non dovrebbero essere cancellate dalla volontà di qualche dirigente politico, esse dovrebbero essere riformate dalla volontà e dal voto di un popolo dopo una consultazione democratica. Facendo diversamente si rischia di aver semplicemente cambiato un capo politico con un altro : si confonde dunque la democrazia con l’autocrazia, la monarchia o l’oligarchia. WLUML sosterrà le iniziative delle associazione indipendenti delle donne e della società civile per esigere l’applicazione di regole democratiche. Inoltre, quando si entra nel merito delle leggi annullate e sostituite con la legge religiosa si scopre che esse sono quelle che intervengono direttamente sulla vita delle donne e sui loro diritti : il matrimonio, il divorzio, la cura dei bambini e delle bambine, la poligamia, l’eredità …. Cioè ciò che si riferisce al codice di famiglia o ai diritti individuali. Le donne sono dunque il bersaglio di queste modifiche legislative e rischiano di perdere, nel cambiamento, molti diritti acquisiti. Ed infine che cos’è questa “sharia” invocata nella dichiarazione libanese? WLUML sa bene, grazie anche a proprio ricerche, che le leggi chiamate “islamiche”- cioè leggi che derivano dalla giurisprudenza islamica o “fiqh” ( spesso chiamata a torto “sharia”) – o considerate conformi alla “sharia” variano enormemente da paese a paese, dimostrando che esse sono il frutto dell’intervento umano più che divino. Esse includono spesso elementi culturali e tradizionali che non hanno niente a che vedere con le religioni. A volte addirittura , quando ciò è utile agli interessi dei patriarchi locali, le leggi possono essere frutto di retaggi colonialisti. Avviene così che alcune pratiche locali quali il ‘muta’a’ (matrimonio temporaneo) o le mutalizioni genitali femminili sono adottate come parte integrante della “religione”. In questo modo per esempio l’Algeria indipendente , nel 1960, ha riadottato la legge francese del 1922 ( che in Francia era stata superata) per privare le donne del diritto alla contraccezzione ed all’interruzione volontaria della gravidanza. In Mali il codice di famiglia adottato nel 2009 ha provocato una tale reazione da parte delle organizzazioni tradizionaliste musulmane che l’hanno dichiarato non conforme alla « sharia » che nonostante il codice sia stato votato democraticamente dalle e dai cittadini mussulmani non conservatori il Presidente l’ha sospeso sine die. …. . Più recentemente l’Arabia Saudita è stata messa sotto pressione per aver proibito alle donne, per lunghi anni, di guidare e di votare sulla base di una propria interpretazione del “fiqh”. Infine la Libia essa stessa ha sottoscritto la convenzione internazionale per i diritti delle donne che prevedono , fra le altre cose, l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne stesse.. Se ci si attiene al solo punto di vista religioso, il Corano stesso può essere interpretato in modi diversi. La divergenza di opinione ( “iktilaf”) è una pratica ammessa nell’islam. La Tunisia assunse, nel 1956, la decisione storica di interdire la poligenia, detta poligamia. I legislatori sostennero che visto che il Corano esigeva che le spose dovessero essere trattate in modo perfettamente uguale sarebbe stato impossibile per un uomo applicare per davvero questo precetto. Nel 1962 l’Algeria utilizzò il medesimo versetto per autorizzare un uomo ad avere 4 moglie e per legittimare la poligamia. Quale di queste due opzioni è in contraddizione con la “sharia”? Noi denunciamo l’utilizzazione lassista del termine « sharia » per dare una falsa legittimità religiosa alle interpretazioni patriarcali della religione ed alle tradizioni patriarcali stesse. WLUML si appella alle organizzazioni delle donne ed alle forze progressiste internazionali per invitarle a tenere viva l’attenzione cogliendo le contraddizioni fra l’allusione alla democrazia e l’utilizzo di norme che applicano malamente precetti religiosi. Allo stesso modo invitiamo alla protesta quando dei governi o dei gruppi politici giustificano le loro decisioni patriarcali in nome della “sharia”. 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