Libia



la guerra di Libia ci mostra a quale livello di degrado è giunta la nostra "civiltà": l'occidente è al tramonto, come vedeva bene Nietzsche, e nel suo crepuscolo trascina con sè la vita intera, viventi umani e non-umani.
Oramai, fa ridere parlare di "crisi della democrazia", di oligarchia blabla: come dice una mia carissima amica, questa è solo "fetentocrazia".
La chiesa non proferisce parola, troppo potere le ha dato alla testa: e d'altra parte cosa si può pretendere da gente come un cardinale Bagnasco, colonnello dei cappellani militari, o da un capo assoluto che ha vissuto la sua infanzia nell'associazione giovanile della Germania nazista, individui abituati a comandare e ad esercitare il loro ridicolo patriarcato.
La nostra repubblichetta, "degnamente" rappresentata da Napolitano, è da sempre una colonia, forse per questo l'Italietta ha voluto partecipare alla conquista coloniale della Libia, come nel 1911. Un paese che ha perso dignità e memoria, che non conosce più nulla di sè, a partire dai valori della Resistenza antifascista e dal ripudio della guerra.
Un popolo anestetizzato e vigliacco, un paese ridicolo e orribile, come scriveva tanto tempo fa Pasolini. Un popolo che dopo la "Milano da bere" si è bevuto il cervello, che inorridisce per qualche atto di vandalismo e non vede la violenza degli stati e delle borse.
Andiamo a riascoltare la canzone di Faber De Andrè, "La domenica delle salme", lì c'è tutta la nostra storia ridicola e orribile.
Sempre più indignato, sempre più schifato, sempre più rivoluzionario
prof. Dante Bedini