Re: [pace] Alcune (sin)tesi sul rifinanziamento della missione libica



 La missione e' scomparsa ovunque meno che sul cielo e ,forse,sul suolo, della Libia
 
A questo punto, oltre al silenzio dei pacifisti, dovremmo denunciare il silenzio del governo, dei partiti politici,anche dei sindacati (che tutti sulla libia qualche parola mesi fa l' hanno detta), dei giornali. La missione Nato e' finita formalmente il 26 settembre,la Nato l' ha prolungata, per proteggere la Libia (In una guerra civile cosa vuol dire questo?) come scrive la risoluzione n.2009 dell' ONU.
Esiste una traduzione in italiano della risoluzione n.2009 ? Penso di no. Chi ha preso la decisione in Italia di continuare la missione ?Non si sa, questo era solo fino al 26 settembre anche se in Italia il finanziamento e'  fino al 30 settembre. Io ho trovato tre righe dell' Ansa dove La Russa dice "La Nato ha chiesto di continuare, pensiamo di si...". Anche le frasi di Bossi e Calderoli sono estremamente vaghe come di chi negli ultimi tempi a questa guerra non ha mai prestato attenzione e si era dimenticato della scadenza della missione. Pero' i combattimenti continuano e i militari italiani in missione hanno un trattamento economico diverso dal solito, ma questo e' assicurato per loro solo fino al 30 settembre...
 
Questa un' articolo sul prolungamento della missione
 

Libia: Nato prolunga missione di tre mesi

La Nato ha deciso di prolungare di tre mesi la missione in Libia che formalmente doveva terminare il 27 settembre. Lo ha stabilito il Consiglio atlantico riunito a livello di ambasciatori.

La decisione di prolungare la missione Nato, a quanto si è appreso, è stata adottata anche alla luce della richiesta giunta dalle autorità libiche e in considerazione dell'esigenza di proseguire le operazioni di protezione dei civili previste dalle risoluzioni 1970 e 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Si è così voluto dare, osservano fonti dell'Alleanza, un "segnale forte" della permanente determinazione internazionale a portare a termine il compito che le è stato affidato dalle Nazioni Unite.

La Nato, secondo le stesse fonti, ha anche deciso che questa proroga tecnica della missione sarà sottoposta a costante riesame con l'obiettivo di sospendere le operazioni non appena le circostanze lo consentiranno e in stretta consultazione con le autorità libiche, così come previsto dalle nuova risoluzione 2009 del Consiglio di sicurezza.

Il segretario generale dell'Alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen ha sottolineato che la Nato porterà avanti la missione in Libia "fino a quando necessario, ma non un giorno di più". La costante "revisione" decisa, osserva ancora il segretario generale, "ci consentirà di considerare concluso il nostro compito in qualsiasi momento nel rispetto della volontà delle autorità libiche".

La Nato e i suoi partner, ha rilevato Rasmussen, hanno adempiuto con notevole successo al mandato ricevuto dal'Onu. Tuttavia, "in considerazione del permanere di minacce nei confronti della popolazione civile, abbiamo deciso di continuare a proteggerla così come previsto dalla risoluzione 2009 dell'Onu".

Quello deciso oggi è il secondo prolungamento della missione Unified Protector avviata il 31 marzo. La prima proroga di tre mesi era stata adottata il 1. giugno.

 
sda-ats
 
 

Da: Giacomo Alessandroni <g.alessandroni at peacelink.it>
A: Progetto <progetto at peacelink.it>
Cc: news at peacelink.it; pace at peacelink.it
Inviato: Martedì 27 Settembre 2011 18:42
Oggetto: [pace] Alcune (sin)tesi sul rifinanziamento della missione libica

Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell’arte della guerra. (Isaia 2, 4)

Nel deserto prenderà dimora il diritto
e la giustizia regnerà nel giardino.
Effetto della giustizia sarà la pace,
frutto del diritto una perenne sicurezza. (Isaia 32, 16-17)

Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio (Matteo 5, 9)

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri
la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. (Art. 11)

In un'intervista all'ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi
Scalfaro, a proposito dell'articolo 11, egli rispose:

"Questo articolo è di una chiarezza impressionante. Non ho mai saputo
chi fu, tra i componenti la Commissione dei 75, colui che trovò questa
parola: 'ripudia'. Ripudia è un verbo che è una scultura, è formidabile,
definitivo. Non c’è discorso, è il 'no' alla guerra senza appello. Noi
alla Assemblea costituente facevamo discussioni a non finire. Ogni
articolo impegnava ore e ore e centinaia di pagine di verbali. Sono
andato a rivedere quello della seduta in cui si approvò questo articolo.
Era il 27 febbraio del 1947. Non erano passati neanche due anni dalla
fine della guerra con le sue distruzioni e con un numero enorme di morti
(ancor oggi a testimoniare la vastità della tragedia è impossibile
indicare con precisione il numero delle vittime). Nel controllare i
verbali ho constatato che le pagine riservate alla discussione di questo
articolo sono appena sei e mezza. E a cosa è dovuto questo? Al fatto che
c’era una unanimità assoluta e indiscussa. Non c’è stato uno che non
abbia detto 'no' alla guerra."

Va sottolineato anche un secondo aspetto, ma non meno rilevante:
l'importanza dell'articolo 11 è confermata non solo dal fatto che venne
approvato dall'Assemblea Costituente in tempi brevissimi rispetto a
quelli degli altri articoli, ma anche dal fatto che passò con due soli
voti contrari su 556 Costituenti.

Sempre in un'intervista a proposito dell'articolo 11, la senatrice Lidia
Menapace mi confidò:

"Ci sono tanti generali in Italia, quasi tutti stupidi. Fa eccezione
Carlo Jean che - purtroppo - è intelligente. Lui ha rigirato il senso e
l'ideale dei padri costituenti ed ha inventato la 'guerra giusta',
quella che la Costituzione, così come è stata scritta, non avrebbe mai
permesso.
Ecco perché oggi siamo in guerra in Iraq, non perché abbiamo a cuore
l'esportazione della democrazia o altre baggianate simili. Solo perché
un generale ha spiegato ai politici che l'articolo 11 si poteva leggere
anche come difesa di un popolo oppresso. Sul perché non si difendono
tutti i popoli oppressi vige il più alto silenzio."

Perché la guerra in Libia non deve essere rifinanziata?

1. Egoisticamente: perché se abbiamo due spiccioli è bene darli alle
famiglie che - davvero - non sanno come arrivare alla fine del mese. I
rapporti della Caritas fanno tremare i polsi, ma è ancor più inquietante
che sia un'organizzazione privata a prendersi cura dei più bisognosi,
anziché lo Stato.

2. Altruisticamente: l'ONU aveva un ideale nella sua risoluzione
1973[1]: un immediato cessate il fuoco, una no-fly zone e altre misure
atte a proteggere i civili. Questo spirito è stato tradito, in
particolare quando gli Stati Uniti d'America [una patria che nella sua
costituzione mira addirittura alla "felicità" delle persone] ha
bombardato la Libia con proiettili all'uranio impoverito. William Hague
ha detto che siamo in Libia "per proteggere i civili e popolate aree
civili", ma io scommetto che per i prossimi 4,5 miliardi anni William
Hague non andrà in vacanza in Nord Africa.

3. Quanti dei "nostri ragazzi" sono già tornati a casa in una bara
avvolta da una bandiera? Era necessario il loro sacrificio? Siamo in
missione di pace, va ricordato, quindi si tratta di morti sul lavoro.
Perché loro ricevono un funerale di Stato mentre chi cade da
un'impalcatura no? Ci sono forse lavoratori di serie A e di serie B?

Rifinanziare la guerra, ogni guerra, è un abominio.

Giacomo Alessandroni
Segretario di PeaceLink

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[1] http://www.un.org/News/Press/docs//2011/sc10200.doc.htm

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