Alcune (sin)tesi sul rifinanziamento della missione libica



Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell’arte della guerra. (Isaia 2, 4)

Nel deserto prenderà dimora il diritto
e la giustizia regnerà nel giardino.
Effetto della giustizia sarà la pace,
frutto del diritto una perenne sicurezza. (Isaia 32, 16-17)

Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio (Matteo 5, 9)

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri
la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. (Art. 11)

In un'intervista all'ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi
Scalfaro, a proposito dell'articolo 11, egli rispose:

"Questo articolo è di una chiarezza impressionante. Non ho mai saputo
chi fu, tra i componenti la Commissione dei 75, colui che trovò questa
parola: 'ripudia'. Ripudia è un verbo che è una scultura, è formidabile,
definitivo. Non c’è discorso, è il 'no' alla guerra senza appello. Noi
alla Assemblea costituente facevamo discussioni a non finire. Ogni
articolo impegnava ore e ore e centinaia di pagine di verbali. Sono
andato a rivedere quello della seduta in cui si approvò questo articolo.
Era il 27 febbraio del 1947. Non erano passati neanche due anni dalla
fine della guerra con le sue distruzioni e con un numero enorme di morti
(ancor oggi a testimoniare la vastità della tragedia è impossibile
indicare con precisione il numero delle vittime). Nel controllare i
verbali ho constatato che le pagine riservate alla discussione di questo
articolo sono appena sei e mezza. E a cosa è dovuto questo? Al fatto che
c’era una unanimità assoluta e indiscussa. Non c’è stato uno che non
abbia detto 'no' alla guerra."

Va sottolineato anche un secondo aspetto, ma non meno rilevante:
l'importanza dell'articolo 11 è confermata non solo dal fatto che venne
approvato dall'Assemblea Costituente in tempi brevissimi rispetto a
quelli degli altri articoli, ma anche dal fatto che passò con due soli
voti contrari su 556 Costituenti.

Sempre in un'intervista a proposito dell'articolo 11, la senatrice Lidia
Menapace mi confidò:

"Ci sono tanti generali in Italia, quasi tutti stupidi. Fa eccezione
Carlo Jean che - purtroppo - è intelligente. Lui ha rigirato il senso e
l'ideale dei padri costituenti ed ha inventato la 'guerra giusta',
quella che la Costituzione, così come è stata scritta, non avrebbe mai
permesso.
Ecco perché oggi siamo in guerra in Iraq, non perché abbiamo a cuore
l'esportazione della democrazia o altre baggianate simili. Solo perché
un generale ha spiegato ai politici che l'articolo 11 si poteva leggere
anche come difesa di un popolo oppresso. Sul perché non si difendono
tutti i popoli oppressi vige il più alto silenzio."

Perché la guerra in Libia non deve essere rifinanziata?

1. Egoisticamente: perché se abbiamo due spiccioli è bene darli alle
famiglie che - davvero - non sanno come arrivare alla fine del mese. I
rapporti della Caritas fanno tremare i polsi, ma è ancor più inquietante
che sia un'organizzazione privata a prendersi cura dei più bisognosi,
anziché lo Stato.

2. Altruisticamente: l'ONU aveva un ideale nella sua risoluzione
1973[1]: un immediato cessate il fuoco, una no-fly zone e altre misure
atte a proteggere i civili. Questo spirito è stato tradito, in
particolare quando gli Stati Uniti d'America [una patria che nella sua
costituzione mira addirittura alla "felicità" delle persone] ha
bombardato la Libia con proiettili all'uranio impoverito. William Hague
ha detto che siamo in Libia "per proteggere i civili e popolate aree
civili", ma io scommetto che per i prossimi 4,5 miliardi anni William
Hague non andrà in vacanza in Nord Africa.

3. Quanti dei "nostri ragazzi" sono già tornati a casa in una bara
avvolta da una bandiera? Era necessario il loro sacrificio? Siamo in
missione di pace, va ricordato, quindi si tratta di morti sul lavoro.
Perché loro ricevono un funerale di Stato mentre chi cade da
un'impalcatura no? Ci sono forse lavoratori di serie A e di serie B?

Rifinanziare la guerra, ogni guerra, è un abominio.

Giacomo Alessandroni
Segretario di PeaceLink

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[1] http://www.un.org/News/Press/docs//2011/sc10200.doc.htm

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Giacomo Alessandroni
Associazione PeaceLink http://www.peaceLink.it