R: RE: [pace] "Il silenzio dei pacifisti ha ucciso". "Non sonod'accordo"



Caro Paolo,
concordo con te in quanto ritengo che anche a guerra avviata si possa fermare o ostacolare seriamente il meccanismo bellico sollevando svariate forme di opposizione.
In una societa' democratica l'opinione pubblica conta. Eccome.
Durante la guerra del Kosovo gli aerei della Nato hanno avuto dei grossi problemi, i generali dissero che avevano le 'mani legate' e diverse missioni di strike furono annullate, mi ha spiegato Domenico Gallo. Se allora ci fosse stata l'indifferenza di oggi la guerra sarebbe stata ancora piu' devastante e la Nato avrebbe ottenuto tutto quello che voleva con ancora piu' vittime. Il Vietnam fu ostacolato DURANTE il conflitto.
In una societa' come la nostra il peso dell'opinione pubblica e della spesa militare in tempo di conflitto non sono assolutamente irrilevanti. Oggi la Cgil sciopera senza dire che i tagli del 2011 sugli istituti tecnici equivalgono a un risparmio di spesa necessario ad acquistare 21 aerei f35 (aerei militari di cui nessun iscritto alla Cgil sente il bisogno, mentre i lavoratori della Cgil fanno sciopero contro i tagli).
La guerra in Iraq fu possibile perche' l'opinione pubblica americana condivideva in gran maggioranza la guerra. Quando il consenso scese allora vinse il candidato Usa che proponeva il ritiro dall'Iraq.
Non e' vero che nessuna guerra e' stata fermata 'durante' il conflitto. La Russia si ritiro' dalla prima guerra mondiale 'durante'. E se un paio di nazioni della Nato si ritirassero oggi dall'Afghanistan la nostra partecipazione finira'. Idem per la Libia.
I sindacati sono cruciali in questo meccanismo. Tanto cruciali che recitano il gioco del silenzio.
Il grande potere sindacale in termini di privilegi (esiste una 'casta' sindacale) si costruisce grazie a questi scambi fra silenzi e privilegi.
L'idea che una volta iniziata la guerra non ci sia nulla da fare e' assolutamente smentita dal fatto che lo sforzo mediatico per raccontarci menzogne e' una delle maggiori preoccupazioni della propaganda bellica. Demolire la propaganda bellica e ridicolizzarla e' uno dei nostri principali scopi di uomini di pace.
Smontare il consenso e' l'operazione decisiva, assolutamente necessaria anche se di per se' non sufficiente.
Ma molti pacifisti in vacanza (non solo materialmente ma MENTALMENTE in vacanza, ossia deresponsabilizzati e sfiduciati) si sono bevuti le bugie di guerra, non si sono documentati (costa molto tempo farlo, soecie se Rainews spaccia per vere le bugie di guerra). Molti pacifisti non hanno dedicato neanche un'ora (alcuni neanche un minuto!) al giorno per fare controinformazione nonostante avessero il computer collegato a Internet per 24 ore al giorno.
Hai il computer collegato 24 ore su 24 a Internet e non dedichi un minuto a fare controinformazione?
E' assurdo. Non c'e' giustificazione: ci siamo macchiati di una responsabilita' orrenda. Potevamo fare e non abbiamo fatto. E ogni controinformazione e' utile. Lo sanno gli strateghi di guerra mediatica. Essi stessi si sono stupiti della nostra incapacita', hanno vinto a tavolino.

Vorrei dare mille volte torto a Marinella, ma purtroppo ha ragione.
Fermo restando che siamo arrivati a questo sfacelo anche perche' non abbiamo praticato PRIMA della guerra la cultura della nonviolenza.

Ciao
Alessandro

Ps - Partecipero' alla marcia Perugia Assisi.

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From: Paolo Bertagnolli <paolo_bertagnolli at hotmail.com>
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Date: Tue, 6 Sep 2011 13:18:57 +0000
To: pace peacelink<pace at peacelink.it>
ReplyTo: pace at peacelink.it
Subject: RE: [pace] "Il silenzio dei pacifisti ha ucciso". "Non sono d'accordo"

D'accordo su quasi tutto quanto viene sostenuto; unico appunto: le manifestazioni in piazza contro la guerra in Iraq, se non hanno contrastato efficacemente lo scoppio della stessa, hanno, comunque, obbligato Berlusconi a non entrare massicciamente nella stessa: la presenza di 3.000.000 di dimostranti a Roma ha fatto sì che il nostro intervento fosse più soft, è poco, è vero, ma è qualche cosa.
Per il resto condivido ogni parola.
Paolo Bertagnolli

> To: pace at peacelink.it; news at peacelink.it
> CC: mao at nonviolenti.org; mari.liberazioni at yahoo.it
> From: a.marescotti at peacelink.it
> Date: Tue, 6 Sep 2011 12:56:46 +0000
> Subject: [pace] "Il silenzio dei pacifisti ha ucciso". "Non sono d'accordo"
>
> GUERRA IN LIBIA: I SILENZI, LE PAROLE, I FATTI DEI PACIFISTI
> Una risposta a Marinella Correggia, di Mao Valpiana.
>
> Cara Marinella Correggia,
> non sono d’accordo. Sulla guerra in Libia dici che “il silenzio dei pacifisti ha ucciso”, lasciando intendere che se avessero parlato le cose sarebbero andate diversamente. Ma purtroppo non è così.
> Sai bene che milioni e milioni di persone che nel febbraio del 2003 sono scese in piazza contro la guerra in Iraq “senza se e senza ma”, non hanno ritardato di un giorno l’inizio dei bombardamenti.
> Illudersi di fermare una guerra quando i motori degli aerei sono già accesi, è una sciocchezza immane, imperdonabile per un movimento che dovrebbe aver raggiunto una certa maturità.
> La Marcia Perugia-Assisi, che tu bocci come “ipocrita”, ha cinquant’anni di storia alle spalle, ed ha attraversato la guerra d’Algeria, del guerra del Viet-nam, la guerra fredda, la guerra nel Golfo, la guerra nei Balcani, la guerra in Cecenia, la guerra in Iraq e la guerra in Afghanistan.
> Aldo Capitini, ideatore della prima marcia, era un “oppositore integrale alla guerra” (e spero che tu non voglia mettere in dubbio anche questo), ma non si è mai posto l’obiettivo velleitario di fermare una guerra in corso (nemmeno quelle scellerate volute dal fascismo), ben sapendo che le radici delle guerre sono forti e profonde e possono essere debellate solo con un ampio movimento di resistenza e non collaborazione nonviolenta. Alla costruzione di un Movimento Nonviolento, che è il frutto principale della prima marcia Perugia-Assisi, Aldo Capitini ha dedicato gli ultimi anno intensi della sua vita, proprio per avere a disposizione uno strumento di “opposizione integrale alla guerra”.
> Il punto decisivo, cara Marinella, per me è proprio questo: se vogliamo contrastare efficacemente la guerra, noi dobbiamo distruggere gli strumenti che le guerre rendono possibili, cioè le armi e gli eserciti. E su questo i pacifisti integrali, cioè i nonviolenti, non hanno mai taciuto, e quindi non sono accusabili di silenzi complici, nemmeno per la guerra in Libia.
>
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