Del tutto d'accordo. In
questi giorni, il primo più urgente bene comune, condizione
importante, è il diritto alla democrazia: sottoscrivere il
referendum contro la legge porcata entro settembre, cioè subito.
Enrico Peyretti
Il 05/09/2011 09:46, Lino Balza ha scritto:
Stiamo attenti quando parliamo di gambe, come si sta
discutendo in Rete, perché l’animale in realtà è un
millepiedi. D’accordo che alcune gambe sono indicate come più
robuste (Forum acqua pubblica, NoTav Valsusa) ma guai a
ignorare che il movimento è fatto di mille vertenze grandi e
piccole in ogni angolo della penisola. Pensiamo infatti a
quanti comitati si occupano di energia e rifiuti. O al Forum
elettrosmog che da solo fa 1.070 iscritti. E ai No Dal Molin e
ai mille altri esempi. Certo, la spinta a muovere il
gigantesco animale, a organizzare cioè gli “Stati generali del
governo dei beni comuni”, potrebbe, anzi dovrebbe partire
dalle gambe più muscolose, ma guai a farle camminare da sole
azzoppando il millepiedi. Però questa spinta
all’organizzazione finalmente stabile dei movimenti non è
avvenuta all’indomani del referendum. E ne hanno subito
approfittato. Perciò ci siamo chiesti: dobbiamo
autorganizzarci? Sì, è stata forte la risposta in Rete. Alla
quale si è affiancata la proposta di mettere in moto le gambe
più robuste. (*1*)
Dunque in qualche maniera arriveremo a definire data e luogo
di convocazione dell’assise degli Stati generali (con questo o
altro nome). Però, attenzione, non possiamo andarci come alla
solita conferenza nazionale dove tutti parlano e si ritorna a
casa senza aver costruito una organizzazione stabile e
strutturata sulla base di un programma condiviso: il
“Manifesto dei beni comuni”. Non stiamo con le mani in mano,
da subito cominciamo a costruire la piattaforma, il Manifesto,
lo si mette in Rete, e lo si discute tutti assieme, affinchè
l’assemblea degli Stati generali ne faccia la sintesi finale.
Per farlo, abbiamo gli uomini e le donne del sapere e
dell’azione, praticamente ci siamo conosciuti tutti di
persona: l’elenco (*2*) è più lungo assai della mia memoria e
resterà, per quanto doverosamente implementato, come la punta
di un iceberg. Ad essi ci appelliamo. Chi inizia a scrivere,
chi comincia l’opera ambiziosa?
Lino Balza
(*1*) Il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica sarà in
assemblea nazionale il 1° ottobre. E’ annunciata una proposta
Notav Valsusa alla Marcia Perugia Assisi, del 24 settembre.
Delegati sindacali di Fiom e sindacati di base, intellettuali
e militanti del movimento Notav, per l’acqua, studentesco
ecc.: assemblea 1° ottobre.
(*2*) Ugo Mattei, Alberto Lucarelli, Michele Boato, Marco
Giustini, Antonio Valassina, Alberto Asor Rosa, Giulio Marcon,
Marco Bersani, Fulvio Aurora, Piero Bevilacqua, Luigi Mara,
Riccardo Petrella, Maurizio Pallante, Gabriele Polo, Luigi
Meconi, Luca Martinelli, Alberto Perino, Fabrizio Bertini,
Emilio Molinari, Alfiero Grandi, Corrado Oddi, Lele Rizzo,
Luigi Ciotti, Alex Zanotelli, Mao Valpiana, Marco Revelli,
Luca Mercalli, Giorgio Nebbia, Gianni Mattioli, Giorgio
Ferrari, Paul Connet, Alfonso Navarra, Claudio Giorno, Ernesto
Burgio, Rossano Ercolini, Giuseppe Altieri, Mario Agostinelli,
Angelo Baracca, Michelangiolo Bolognini, Giulietto Chiesa,
Alessandro Mortarino, Paolo Carsetti, Gianpiero Godio,
Vincenzo Miliucci, Patrizia Gentilini, Cinzia Pasi, Barbara
Rimaudo, Raffaella Costi, Paola Ghini, Katia
Lumachi, Anna Ricci, Barbara Martucci, Laura Gola, Giuliana
Vallarino, Tiziana Volta, Cristina pavone, Gabriella Grasso,
Giuliana Contini, Ida Cappetti, Helen Ampt, Alma Carlevarino,
Ivana Nannini, Margherita Ciervo, Luca Benedini, Fausto
Angelini, Paolo Fierro, Gino Carpentiero, Massimo Piras,
Francesco Facchini, Felice Airoldi, Isidoro Malandra,
Giandomenico Zucca, Stefano Pighini, Michele Morini, Luciano
Panato, Piero Aimasso, Gianpaolo Bardini, Gaetano Alibrandi,
Ernesto Celestini, Tonino Mancino, Alessandro Capuzzo, Paolo
D’Arpini, Gianluca Bonazzi, Rino Vaccaro, Raffaele Maggi,
Massimo Iaretti, Gianfranco Drogo, Franco Borghi, Enrico
Peyretti, Antonello Brunetti, Benito Fiori, Oscar Margaira,
Massimo Marino, Stefano Montanari, Piero Lanfranco eccetera.
Sent: Monday, August 29, 2011 9:10 AM
Subject: Fw: ci autoconvochiamo? emergenza beni
comuni
Siamo fermi. Dobbiamo ripartire. Come movimenti, dobbiamo
farci un’autocritica se il governo, con la complicità delle
opposizioni e dei sindacati, si sta facendo beffe dell’esito
referendario tramite la riproposizione tale e quale della
messa in gara dei servizi pubblici locali (rifiuti, trasporti,
energia, eccezione apparente l’acqua), e svendendo il nostro
patrimonio collettivo –i beni pubblici sociali (Mattei)- che
la sovrana volontà popolare, con 27 milioni di voti, ha invece
sancito debba essere governato in termini ecologici, sociali e
sostenibili, nell’interesse comune, e non espropriato. Ferme
le responsabilità bipartisan di inaudita gravità politica
giuridica e costituzionale, che vanno denunciate in tutte le
forme di lotta possibili, i movimenti dei beni comuni
dovrebbero però interrogarsi sui propri limiti che hanno
favorito in pochi mesi il tentativo di svuotamento dell’esito
epocale dei referendum. E porvi rimedio. Tramite due
strumenti: organizzazione e programma.
Già all’indomani del voto c’è stato chi, fra noi, ha posto
l’esigenza di una organizzazione stabile di tutti i movimenti.
Sulla base di un “MANIFESTO DEI BENI COMUNI”
(Lucarelli). Petrella ne ha perfino coniato la denominazione:
“STATI GENERALI DEL GOVERNO DEI BENI COMUNI” . Però
l’organizzazione è sempre stata il tallone d’Achille dei
movimenti. Non è che ne siamo incapaci. Anzi. A novembre, ad
esempio, abbiamo organizzato, improvvisando via internet, una
vivacissima giornata contro il nucleare in un centinaio di
località italiane, auto convocazione che ha posto le basi per
la mobilitazione referendaria. Oppure pensiamo alla trionfale
organizzazione del popolo dell’acqua: strutturata a livello
nazionale e articolata localmente. E all’eroica resistenza dei
No Tav, e non solo in Valsusa, e ai No Dal Molin e ai
tantissimi altri esempi consolidati negli anni.
Esiste infatti un immenso ma disperso patrimonio di
“democrazia partecipata” composto da mille vertenze sul
territorio che si stanno scontrando con i
poteri economico e politico, un patrimonio di movimenti
ambientalisti, civici, non violenti, pacifisti, che però non
hanno spiccato il salto di qualità. Sono sì innervati in una
serie di formidabili reti nazionali (acqua pubblica,
rifiuti, inceneritori, ogm, elettrosmog, nucleare, tav,
grandi opere, pace, grillo, amianto, sanità ecc.) tutte, di
fatto, convergenti su un comune alternativo modello di
sviluppo e di politica che, di fatto, è un vero e proprio
programma nazionale, però sono da sempre senza una esplicita
piattaforma comune, senza la spina dorsale di un
coordinamento, senza mezzi di comunicazione
unitari, con interne difficoltà e resistenze
al collegamento e all’unità, dunque sempre sull’orlo della
sconfitta epocale. Insomma: una forza politica straordinaria
e inespressa. Si è finalmente espressa con i referendum. Poi
si è di nuovo fermata.
Eppure, dopo il referendum, nessuno, nessun partito o
sindacato, se non il movimento dei movimenti sarebbe in
grado credibilmente di opporre alla “manovra” di macelleria
sociale (M. Bersani) una contromanovra di alternativa
economica e democratica: tasse sui patrimoni e le rendite,
tagli alle spese militari, alle grandi opere e Tav, sviluppo
della green economy, energie rinnovabili, riciclo rifiuti,
mobilità sostenibile, agricoltura biologica, lotta al
precariato, sostegno alle pensioni più basse, recupero del
fiscal drag, reddito di cittadinanza, diritto alla salute
ecc. (Sbilanciamoci).
Dunque è dimostrato che a livelli settoriale e locale
esiste, enorme, una potenzialità auto
organizzativa pari a quella propositiva , però che ci sono
dentro i movimenti prudenze esagerate, paure, anche
resistenze culturali a capire la valenza strategica di darsi
una organizzazione stabile a livello nazionale, addirittura
resistenze miopi impastate di autosufficienza e
separatezza, oltre alle ostilità ideologiche. Si è perfino
stentato ad ammettere che ciascun quesito referendario
sarebbe stato perdente se scollegato dagli altri.
L’affermazione a giugno dei referendum ha illuso molti
di noi che fosse finalmente giunto il momento di costruire
una organizzazione nazionale stabile, sapendo che nessun
partito è in grado di rappresentare le istanze del movimento
o solo di contrastare i prevedibili stravolgimenti post
referendari. “Usciamo subito da Roma,” fu proposto “
facciamo della Valsusa la sede ufficiale dei comitati dei
beni comuni, per un modello alternativo di sviluppo e
democrazia”. A qualche mese di distanza, lo spirito di
quell’appello rimane valido. Restano valide le affermazioni
fatte: “Con lo straordinario avvenimento politico del
referendum ha trionfato un nuovo modello di fare politica…
la fine di un ciclo politico e culturale… è nato un nuovo
laboratorio politico… il conflitto, la
partecipazione e i beni comuni sono le nuove categorie per
la nascita di nuove soggettività politiche fuori e oltre il
sistema dei partiti”. Resta dunque valida l’opportunità
allora avvertita di impegnarci per un” MANIFESTO DEI BENI
COMUNI”. Resta valido l’obbiettivo che gli “STATI
GENERALI DEL GOVERNO DEI BENI COMUNI”, o come
altrimenti si vuole chiamarli, “siano il primo e rapido atto
costituente del popolo dei beni comuni”.
Ebbene, c onvochiamo questi Stati generali,
autoconvochiamoci! Di lì, in piena autonomia,
tenteremo di costruire una “ALLEANZA
PER I BENI COMUNI” (Giustini) cercando
di coalizzare in un patto forze sociali, sindacali e
politiche, centri sociali, circoli culturali, associazioni
civiche, studentesche, reti, imprese sociali ecc. (Viale) .
Autoconvochiamoci. Chi è d’accordo alzi la mano
(via internet). Ci siamo già riusciti, ripeteremo il
miracolo .
Abbiamo i programmi alternativi e gli uomini e le
donne, ci manca l’organizzazione. Con l’organizzazione
poniamo le basi per la creazione dal basso di una nuova
classe dirigente che faccia fuori l’insopportabile
occupazione del potere a tutti i livelli amministrativi e
statali. Non siamo velleitari: proponiamoci solo di porre le
basi. Nessuno vorrebbe abolire i partiti. Rivoltarli come un
calzino, sì.
Pensare globalmente e agire localmente: abbiamo sempre
detto, però più che mai è tempo che la dimensione locale
diventi quella nazionale. Come indirizza l’esito dei
referendum. Se invece continuiamo a ragionare per
compartimenti stagni, ognuno curando il proprio “bene comune”,
non faremo molta strada, né globalmente né localmente. Saremo
perdenti se non difendiamo, conquistiamo tutti i
“beni comuni”. “Beni comuni” sono l’acqua, i servizi pubblici,
l’aria, le energie, zero rifiuti, ma anche la salute, la
sanità pubblica, i saperi, l’istruzione, ma anche il
territorio, le fonti non rinnovabili, la vita del pianeta, gli
ecosistemi, la biodiversità, ma anche il lavoro, la casa, il
cibo, la sociodiversità, le relazioni sociali. Gli strumenti
di conquista sono, dal basso, la partecipazione e la
democrazia. Complessivamente, la difesa e la conquista , la
riappropriazione e la messa in comune di questi “beni comuni”
significano la conquista e la costruzione di un modello
alternativo di politica e di sviluppo, alternativo
all’espropriazione-privatizzazione capitalistica dei
beni e dei luoghi comuni materiali e immateriali che si avvale
(la “manovra”) della stessa provocata crisi economica
e sociale per accrescere precarietà, povertà
e profitti. Se tale è il progetto che ereditiamo dai
referendum, non dobbiamo perdere tempo in compartimenti
stagni, a lavorare separatamente chi per l’acqua, chi per le
fonti rinnovabili, chi per i rifiuti ecc. Organizziamo la
partecipazione, la democrazia. Organizziamoci, senza fonderci,
conservando la propria specificità. Ma organizziamoci.
Lino Balza Medicina democratica Movimento di lotta per la
salute Articolo su Il Manifesto del
25 agosto http://www.ilmanifesto.it/io-manifesto/lettere-e-filosofia/anno/2011/mese/08/articolo/5232/
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