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R: [pace] Re: DOVE SONO I PACIFISTI ?
- Subject: R: [pace] Re: DOVE SONO I PACIFISTI ?
- From: "ferroferrarese at libero.it" <ferroferrarese at libero.it>
- Date: Thu, 10 Mar 2011 10:26:00 +0100 (CET)
SPIACENTE DELUDERVI ANCORA (dopo Yugoslavia, Iraq e Afghanistan....ma gli errori precedenti non insegnano nulla?) MA VOI PACIFINTI DS NON MI AVRETE NEANCHE STAVOLTA.
--Messaggio originale----
Da: balcani at assopace.org
Data: 09/03/2011 18.13
A: "lista pace peacelink"<pace at peacelink.it>
Ogg: [pace] Re: DOVE SONO I PACIFISTI ?
Ricevo e inoltro
PER SOSTENERE LA DEMOCRAZIA NEL MONDO ARABO
PROPOSTA DI INCONTRO UNITARIO AUTOCONVOCATO
DOMENICA 27 MARZO A ROMA
Alle organizzazioni e ai gruppi interessati:
scriveteci alla mail gelsomini at arci.it
Ci metteremo d’accordo su come gestire insieme l’incontro, in modo che sia utile a socializzare informazioni e proposte di lavoro
L’incontro sarà anche l’occasione di incontrare un esponente della società civile egiziana, invitato dal Comitato Promotore della manifestazione per l’acqua pubblica del giorno prima
La discussione è il sale della democrazia, ma ci sono dei momenti in cui la democrazia ha bisogno di fatti. Di fatti concreti hanno oggi bisogno i cittadini e le cittadine della Libia, della sponda sud del Mediterraneo e anche più in là, fino al Bahrein e all’Iran.
Di cose da fare subito ce ne sono tante, e ce ne è per tutti, per la società civile, per la politica, per le istituzioni che abbiano voglia di stare dalla parte giusta.
Più utile che invocare le piazze pacifiste è agire, come è possibile, per fermare i regimi laddove resistono, per sostenere le nuove e fragili democrazie, per accogliere i profughi. Oltre che prefigurare i danni di un intervento Nato, va messo in campo ciò che serve affinché i libici possano riprendere autonomamente in mano il proprio destino.
E’ giusto aver presente i rischi di involuzione dei processi iniziati con le rivolte popolari nel mondo arabo, ma tanto più per questo essi vanno aiutati. Il tempo per farlo è adesso e lo spazio che si è aperto può richiudersi, se non sarà forte l’aiuto ai democratici della sponda sud tornati dall’esilio, usciti dalle galere, dalle aule dei processi o dalla clandestinità.
Li abbiamo conosciuti negli anni bui, li abbiamo sostenuti nelle loro lotte, ci fidiamo di loro. Sono loro a chiederci di sostenere la lotta contro Gheddafi, i processi di democratizzazione in Tunisia e in Egitto, le rivolte e le manifestazioni in tanti paesi arabi. A noi questo basta per sapere da che parte stare. E per provare a muoverci, come stiamo facendo insieme a molti altri.
Duemila persone e organizzazioni hanno già firmato l’”appello dei gelsomini”. Ci sono stati almeno trenta sit-in in tutta Italia, e poi dibattiti, incontri, riunioni di reti e di coalizioni. Senza una partecipazione massiccia, è vero. Siamo da tempo un paese ripiegato sulla propria crisi e che ha smesso di guardare fuori, senza più capire che da quello che succede nel mondo dipende anche il nostro futuro. Ma ciò che è giusto, va fatto. Tante altre volte siamo stati pochi, all’inizio, ma non per questo si può rinunciare a seminare.
Stiamo raccogliendo fondi per sostenere le organizzazioni tunisine che stanno accogliendo i profughi dalla Libia, perché questo è utile e rafforza la società civile più che le tende arrivate dall’Italia “per le riunioni”. I sindacati stanno sostenendo i loro colleghi impegnati nella sponda sud nei processi democratici. Le organizzazioni non governative cercano di strappare al governo qualche impegno concreto. Gli esperti girano, per spiegare e raccontare questo mondo arabo tanto vicino e sconosciuto ai più.
Le associazioni per i diritti dei migranti stanno cercando di difendere il diritto all’accoglienza e alla protezione dei profughi. I comitati promotori delle prossime manifestazioni nazionali lasciano il palco a rappresentanti delle nuove democrazie e delle resistenze. Ci prepariamo in tanti a partecipare al seminario internazionale che si terrà ad aprile a Tunisi promosso dal Forum Sociale del Maghreb con tutti i democratici dell’area.
La politica faccia la sua parte, svolga il suo ruolo. Si batta per la protezione temporanea dei profughi, contro la deportazione e la detenzione dei giovani in cerca di futuro. Riconosca il Comitato Provvisorio Libico e si schieri esplicitamente contro qualsiasi intervento occidentale interessato. Cerchi in ambito ONU con i paesi arabi e africani alternative credibili di protezione della popolazione civile. Si impegni da subito ad ascoltare le richieste delle nuove democrazie, metta fra le sue priorità la revisione dei trattati iniqui che hanno umiliato e affamato la sponda sud del Mediterraneo con i respingimenti, la militarizzazione, gli accordi di libero scambio. Metta a disposizione fondi, competenze, strumenti per sostenere le forze democratiche.
Il riconoscimento del diritto a partire e del diritto a restare sono le due facce della stessa medaglia, è ciò che consente l’affermarsi di un reale processo di democratizzazione. L’appoggio dato per anni ai dittatori dai paesi europei impone oggi a tutti gli attori politici e sociali un’assunzione piena di responsabilità.
A ognuno di scegliere da che parte stare. A coloro che stanno dalla parte che riteniamo giusta, proponiamo di costruire tutti insieme, domenica 27 marzo a Roma, il giorno dopo la manifestazione per i referendum per l’acqua e per fermare il nucleare, un incontro unitario autoconvocato per condividere informazioni, idee, proposte di lavoro e fare insieme con più forza quello che è giusto fare adesso.
ARCI
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