Med Nuclear Free Zone ed embargo all'Iran



da parte di Alfonso Navarra


Rispetto alle problematiche che sollecita l'appello che ci viene sottoposto (sotto riportato), mettendola in positivo, sarebbe questo il momento di rilanciare la lotta antinucleare globale, prendendo di mira gli apparati atomici in quanto tali perchè - oltretutto - in essi non è distinguibile l'aspetto civile da quello militare.
Dobbiamo quindi cominciare (ricominciare!) ad impegnarci di più contro il nucleare di casa nostra, rispedendo al mittente le atomiche USA ospitate sui nostri territori (la prima rivendicazione!) e denunciando la NATO quando riconferma l'essenzialità della deterrenza atomica (con il corollario delle dottrine del "first use").
In questo contesto risulta necessario ribadire che "ci proclamiamo favorevoli al disarmo nucleare globale e totale, con specifico riferimento all’area Mediorientale".
Questo significa rivendicare la recente risoluzione ONU (alla Conferenza di revisione del TNP) per fare dell'area una zona libera dalle armi di sterminio di massa sostenendo la realizzazione della Conferenza internazionale in proposito, prevista per il 2012.
Di qui la promozione dal basso di un movimento di "Ambasciate di Pace", espressione di una diplomazia popolare di base.
Mobilitarsi contro lo specifico embargo all'Iran è, in conseguenza di quanto sopra esposto e di quanto sarà aggiunto, un falso problema.
Il discorso sull'embargo in generale come strumento ONU è, ovviamente, altra cosa rispetto alla specifica questione iraniana.
Anche qui andrebbe però colto il punto centrale: come l'ONU deve sanzionare chi viola il diritto e le risoluzioni internazionali?
Il che presuppone, come minimo, una complessa ed ampia problematica alla base del quesito di cui sopra: l'ONU così come è può veramente essere la legittima depositaria del diritto internazionale?
Insomma, per giungere ad una migliore situazione dell'ONU e del diritto internazionale mi sembra che l'appiglio specifico della contestazione dell'embargo all'Iran sia, quantomeno, una mossa del tutto sbagliata.
Il punto decisivo è politico, non legalitario (e legalitario in modo sballato): bisogna ostacolare ogni tentativo, da qualsiasi parte provenga, nell'interesse dei popoli "in carne ed ossa", di far degenerare sul piano militare i conflitti e le crisi in Medio Oriente. Da questo punto di vista bisogna riconoscere e dire che anche i programmi nucleari di Teheran, falsamente civili, come qualsiasi programma nucleare, gettano benzina sul fuoco.
Siamo entrati nel secolo XXI e dobbiamo adottare, come del resto fecero quei nostri antenati che più veneriamo, visioni e modi di agire all'altezza dei tempi nuovi.
La "comune umanità" deve essere valorizzata e contrapposta agli apparati sociali dello sterminio: l'economia della speculazione e del PIL che attenta ai bisogni umani concreti, la tecnocrazia che tratta i viventi come oggetti manipolabili e sacrificabili, la "difesa" fondata sul massimo sviluppo della forza distruttiva organizzata...
Sono persuaso che dobbiamo schierarci dalla parte di una nuova civiltà della liberazione umana, nel rapporto organico con la natura, senza cadere nella trappola di chi vorrebbe rinchiuderci in vecchi e fuorvianti antagonismi: ad esempio, contro i "cattivi" imperialisti difendendo i "buoni" anti-imperialisti.
USA e Cina, con ogni evidenza, andranno sempre più a litigare. Ma io, sinceramente, non vedo la necessità di dovere prendere le parti dell'impero emergente contro le manovre dell'impero declinante, né di solidarizzare con ogni piccolo "figlio di ..." perchè le sta prendendo da un "figlio di..." più grosso di lui...
Magari è arrivato il momento di riuscire a superare, almeno nei nostri discorsi, la logica imperiale in quanto tale (lo scontro di potenza) e di restituire a buona condotta la madre - o il genitore, se si vuole uscire dal modi di dire "maschilista" - di tutti i "figli di...", grossi o meno grossi!
Conosco i firmatari dell'appello e credo che siano quasi tutti impegnati sul terreno di una nuova cultura e di una nuova etica politica.
Sarebbe il caso che abbandonassero una certa pigrizia e cessassero di fare riferimento alle narrazioni ed alla retorica dei Partigiani della Pace degli anni '50 quando lanciano delle campagne e delle iniziative...
Mentre abbiamo il problema di spiegare alla gente che "l'elettricità è solo un sottoprodotto dei programmi nucleari" abbiamo qui, improvvidamente, un gruppo di ecopacifisti che, in pratica, si pone a difesa del "diritto" iraniano a sviluppare la menzogna del nucleare "civile"!
(L'appello in questione - a parte qualche data da cambiare - potrebbe benissimo essere stato redatto in quell'epoca. La stessa terminologia, le stesse parole ... e per me questo dovrebbe dare molto da pensare a chi l'ha buttato giù e a chi lo ha firmato, anche e soprattutto se si propone la "rifondazione" di una visione comunista...)
Penso che dovrebbero fare lo sforzo di proporre alla base delle loro argomentazioni la loro ricerca attuale: che si impegnino a non fare vampirizzare le idee vive dei movimenti alternativi in atto dalle idee morte che continuano ad utilizzare spesso inconsapevolmente; idee che (una tra tutte: il machiavellismo violentista alla base dell'esperienza bolscevica), oltretutto, hanno già avuto la verifica di tragici fallimenti storici...



APPELLO 

CONTRO L’EMBARGO ALL’IRAN

PER LA SICUREZZA INTERNAZIONALE,

IL  DISARMO NUCLEARE GLOBALE E LA PACE IN MEDIORIENTE

CIEP- Comitato Internazionale di Educazione per la Pace

Italia - Dicembre 2010

 

 

 

La fine della “guerra fredda” e la caduta del muro di Berlino nel 1989, anziché portare pace e sicurezza per tutti gli Stati e i popoli, ha coinciso a livello mondiale con la rottura del bipolarismo e l’instaurarsi di una dinamica unipolare a guida USA che ha avuto effetti negativi  anche sul piano del Diritto  Internazionale.

Dal 1990, infatti,  inizia a manifestarsi la logica degli embarghi su vasta scala come dottrina e strumento di preparazione all'aggressione militare, inaugurata con la guerra del Golfo del 1991.

Si verifica  così un punto di svolta: la logica del Diritto Internazionale viene sostituita con quella della forza delle armi, di cui l’embargo  è parte integrante,  perché usato non tanto come elemento di dissuasione per ottenere il dialogo, quanto invece come strumento di offesa per indebolire il popolo a cui è rivolto e preparare così la già preventivata aggressione militare. In questo modo l'embargo, discriminatorio e selettivo in base alla “logica dei due pesi e delle due misure”,  si configura progressivamente come un crimine contro le popolazioni civili, di fatto un crimine contro l’umanità di cui la stessa ONU si macchierà indelebilmente.

Il tragico esordio di tale strategia è rappresentato dal  terribile embargo totale all’Irak del 1990, col quale venivano addirittura proibite medicine e generi alimentari di prima necessità a un popolo intero, condannando a morte anche  migliaia e migliaia di bambini e bambine innocenti. E questo avveniva nel totale disprezzo della Carta dell’ONU, arbitrariamente disattesa e negata in vari capitoli, perché si impediva persino alle stesse organizzazioni umanitarie di portare assistenza a un popolo discriminato e violato ai sensi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, delle Convenzione dei Diritti dell’Infanzia, del Diritto Umanitario  e dei Diritti dei Popoli.

Da quel momento inizia così l’era degli embarghi parziali o totali su vasta scala decretati dall'Onu o imposti da organizzazioni regionali come l'Unione Europea, l'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) o unilaterali sull'esempio di quello storico degli USA contro Cuba il cui blocco economico, commerciale e finanziario dura da più di 50 anni, nonostante le ripetute condanne da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.  Si assiste così all'embargo contro la ex-Jugoslavia del 1991, seguito da quello alla Libia del 1992, e poi da quello unilaterale degli USA all’Afganistan del 2001 dopo l'11settembre, in preparazione dell'intervento militare della coalizione internazionale  a guida Usa-Nato.  Gli Stati presi di mira sono quelli   unilateralmente inseriti nella lista dei paesi individuati come “asse del male”, perché sgraditi agli USA-NATO con la scusa della mancanza  di democrazia e quindi obbligati a piegarsi al “superiore” modello democratico delle superpotenze occidentali.

In questo modo si è andata affermando la “legge del più potente” con la conseguente perdita per gli Stati e i popoli di ogni legittimo riferimento internazionale nel campo del Diritto. Al dialogo, al diritto, alla ricerca della pace e della sicurezza tra i popoli si sostituisce la forza delle armi, come metodo sovrano  per la soluzione dei conflitti tra gli Stati.

 

 

Oggi, paradossalmente, siamo arrivati con la Risoluzione n. 1929 del 9 giugno 2010 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ottenuta con le forti pressioni di Usa e Inghilterra sugli altri membri, a imporre  all'Iran un embargo economico preventivo, con annessa una lista di scienziati ritenuti pericolosi, in quanto si suppone che questo paese potrebbe sviluppare la bomba nucleare. Eppure tutti i controlli svolti  dall’AIEA (Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica) sono stati finora negativi, e l'Iran che ha firmato il Trattato Internazionale di non Proliferazione Nucleare - TNP continua a dichiarare che sta solamente esercitando il suo legittimo diritto all’utilizzo pacifico dell’energia nucleare.

Il sospetto che l’Iran voglia essere fatto passare come stato canaglia è ormai una certezza. Evidente, infatti, il ripetersi della stessa strategia mediatica funzionale a costruire l'alibi per un  attacco militare,  a suo tempo usata dagli USA per l’Irak, attraverso la scusa delle presenza di armi chimico-batteriologiche di distruzione di massa.

Tra l’altro l’Iran come l’Irak è un paese ricco di riserve di petrolio, ma anche di gas e questo scatena ovviamente gli appetiti imperialistici delle potenze occidentali che vogliono accaparrarsi le ultime riserve energetiche del pianeta.

Ma da che pulpito viene la predica circa il sospetto che l’Iran vuole sviluppare l’arma nucleare? E' doveroso rispondere all'interrogativo, trattandosi proprio degli Stati Uniti d’America che per primi al mondo hanno costruito la bomba atomica e anzi l’hanno cinicamente usata in modo criminale nel 1945 a Hiroshima e Nagasaki in Giappone, aprendo così la strada alla corsa alle armi nucleari e di sterminio di massa, in base alla logica della deterrenza. Nel possesso delle bomba nucleare seguirono così l'Unione Sovietica e poi i paesi Europei come Inghilterra e Francia e successivamente paesi asiatici come Cina, India e Pakistan e ora anche la Corea del Nord.

In seguito, anche  Israele si doterà della bomba atomica, senza peraltro voler mai aderire al TNP- Trattato Internazionale di Non Proliferazione Nucleare.

E’ evidente che in questo contesto sono aumentati esponenzialmente i pericoli di una guerra nucleare e nonostante il TNP, l’AIEA ha grande difficoltà a mantenere la situazione sotto controllo.

Dobbiamo tutti convenire che la responsabilità principale di tutto ciò è dovuta agli USA e alle altre grandi potenze, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,  che dovrebbero operare celermente per un disarmo globale e totale, ma al contrario lo continuano a dilazionare nel tempo. Addirittura nell’ultimo Summit della Nato si è detto che l’arma nucleare è ancora necessaria quale deterrente per mantenere la pace e si è confermato il mantenimento delle bombe nucleari dislocate nelle basi USA e Nato d'Europa, e soprattutto in Italia dove già sono stoccate 90 testate nucleari  che rischiano di passare  a 200.

Il grande fisico Albert Einstein con la sua lungimiranza,  negli ultimi anni della sua vita, ammonì l'umanità ricordando che, qualora non si fosse riusciti a  eliminare le armi nucleari, queste avrebbero finito  per distruggerci. Purtroppo, quella strada non  è mai stata  intrapresa con la determinazione necessaria e oggi,  invece di eliminare quelle terribili armi, si  minaccia l’Iran con l'accusa che forse vuole costruire la bomba nucleare.

Stiamo davvero giocando con il fuoco nucleare.  Ancora una volta, come già fu per l’Irak, quando Colin Powell alle Nazioni Unite disse che in una provetta, che mai fece analizzare, aveva la prova che Saddam Hussein  possedeva le armi chimico-batteriologiche, così oggi si dice, senza prove, che l’Iran vuole costruire la bomba atomica. Il duro embargo economico all’Iran sicuramente non risolverà alcun problema,  ma anzi irrigidirà le posizioni senza ottenere nulla nella direzione del dialogo, aumentando i rischi di altre guerre nell’area mediorientale, già densa degli storici conflitti tra Israele, Palestina, Libano e Siria, a cui si aggiungono quelli in Irak e in Afganistan.

 

 

 

 Tutto ciò premesso, i sottoscrittori del presente Appello dichiarano di essere contro l’embargo all’Iran, così come contro la politica ONU degli embarghi, incluso quelli messi in atto unilateralmente da Usa o altre entità regionali (Unione Europea, Osce ecc.)  e si proclamano favorevoli al disarmo nucleare globale e totale, con specifico riferimento all’area Mediorientale a partire da Israele.

Convinti che questa sia l’unica via da percorrere,  se si vogliono creare le premesse per la stabilità e la sicurezza internazionale e dunque  per una vera, giusta e duratura pace globale, come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, i sottoscrittori del presente appello si impegnano inoltre a sostenere:

 

·         l’eliminazione dell'embargo all'Iran e ad ogni altro paese;

·         la realizzazione di una Conferenza Internazionale per la denuclearizzazione,

la stabilità, la pace e la sicurezza dell’area Mediorientale e del Mediterraneo;

·         il riconoscimento di uno Stato Palestinese libero e indipendente;

·         una Conferenza mondiale dell’Onu perché si realizzi il disarmo nucleare

          globale e totale entro il 2020.

 

 

Primi firmatari

 

-  Massimo De Santi, fisico nucleare, Pres.CIEP- Comitato Internazionale Educazione per la Pace

-  Padre Alex Zanotelli, Missionario Comboniano

-  Manlio Dinucci, giornalista e geopolitico

-  Angelo Baracca, prof. di fisica, Univ. di Firenze

-  Giorgio Parisi, prof. Di fisica, univ. di Roma

-  Haidi Gaggio Giuliani

-  Antonio Mazzeo, giornalista

-  Jacopo Venier, direttore LiberaTV

-  Aldo Bernardini, prof. Diritto Internazionale, Univ.di Teramo

-  Leonardo Masella, Direzione Nazionale PRC

-  Domenico Losurdo, prof. Storia della filosofia, Univ. Di urbino

-  Luciano Vasapollo, prof. Economia, Univ.Roma

-  Sergio Cararo, Contropiano

-  Flavio Pettinari, Associazione Italia-Corea

-  Ada Donno, Awmr Italia, Associazione Donne della  Regione Mediteranea

-  Bianca Bracci Torsi

-  Antonia Sani, Presidente Wilpf-Italia, Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Liberta'