La società civile palestinese scrive alla COOP
- Subject: La società civile palestinese scrive alla COOP
- From: Assopace Balcani <balcani at assopace.org>
- Date: Tue, 12 Oct 2010 10:15:23 +0200
Qui sotto l'invito a firmare la petizione per chiedere alla COOP di non commercializzare i prodotti provenienti dalle colonie israeliane (per firmare cliccare sul link), a seguire la lettera scritta di varie organizzazioni della societa' civile palestinese alla COOP alla vigilia del suo viaggio in Israele. Care/i, COOP Italia si incontrerà il prossimo 14 ottobre in Israele con l'Agrexco per stipulare un accordo sulla tracciabilità dei prodotti agricoli esportati in Italia e quindi differenziare le etichette dei prodotti provenienti da Israele e quelle sui prodotto provenienti dalle colonie. Agrexco è il principale esportatore di prodotti agricoli israeliani, commercializzando il 70% di frutta, verdura, fiori e erbe aromatiche prodotte in Israele e nelle colonie costruite in territorio Palestinese. Secondo il direttore generale della Agrexco UK, Amos Orr, Agrexco commercializza il 60-70% di tutti i prodotti provenienti dalle colonie israeliane. Agrexco e' presente nella colonia di Susya, 5 chilometri a sud di Tuwani. Gli abitanti del villaggio palestinese di Susiya sono stati evacuati 5 volte, le loro case distrutte, per fare posto alla coloni israeliana che ha occupato le loro terre e attualmente vivono in tende e baracche ai margini della colonia stessa. A prescindere da come vengono etichettate, non può essere considerato legittimo commercializzare merci prodotte in un regime di occupazione militare. Infatti, le colonie israeliane sono state definite illegali nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (446, 452, 465, 471 e 476) e dalla Corte Internazionale di Giustizia, definizione riconosciuta da tutte le istituzioni europee. Ogni compratore, ogni cittadino che conosce queste illegalità e le subisce passivamente, se ne rende complice; ma maggiore è la responsabilità della struttura che contribuisce a diffondere quel prodotto dall'origine illegale e ne ricava guadagno. Tale accordo con AGREXCO non va firmato! Perciò, chiediamo a tutte/i di aiutarci a diffondere la petizione alla COOP (sono già oltre 2000 firme) chiedendo di non commercializzare i prodotti provenienti dalle colonie e di interrompere i rapporti con quelle aziende, quali l'Agrexco, che traggono profitti dall'occupazione: via email, su Facebook, con banchetti davanti ai supermercati COOP! http://stopagrexcoitalia.org/online/172-petizione-coop.html Le firme verranno consegnate alla COOP prima dell'incontro con l'Agrexco. Firmate e fate firmare! Stop Agrexco Italia http://www.stopagrexcoitalia.org stopagrexcoitalia at gmail.co La società civile palestinese scrive una lettera a Coop Italia alla vigilia del suo viaggio in Israele Via del Lavoro 6 / 8 40.033 8 ottobre 2010 Cari Membri del Consiglio di Gestione di COOP Italia, Noi sottoscritti rappresentanti della società civile palestinese, che include i sindacati degli agricoltori, le organizzazioni agricole e i comitati popolari, vi scriviamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione per la notizia che COOP Italia sta valutando di firmare un accordo commerciale diretto (anche se con una garanzia sulla tracciabilità) con la Carmel Agrexco, società esportatrice israeliana, in parte proprietà dello Stato, che è responsabile per la commercializzazione del 60-70% dei prodotti agricoli coltivati negli insediamenti illegali di Israele nei Territori Occupati Palestinesi.[1] Teniamo a sottolineare che l'accordo proposto non attenua, anzi rafforza, la complicità di Coop Italia nel sistema israeliano di occupazione, colonizzazione ed apartheid. Di seguito, presentiamo alcuni fatti circa la natura delle operazioni di Carmel Agrexco e la situazione politica in Israele e nei Territori palestinesi occupati, sperando che, di conseguenza, prenderete in considerazione l’interruzione di tutte le vostre relazioni con Carmel Agrexco. Agrexco gioca un ruolo fondamentale nel processo di occupazione militare e colonizzazione dei Territori Palestinesi Occupati. Svolge un ruolo chiave nello sviluppo dell’agri-business di scala industriale, che fornisce un incentivo economico per l'occupazione e sta finanziando la negazione sistematica dei diritti dei palestinesi. Nell'ambito del quadro giuridico ed etico della responsabilità sociale e della complicità delle imprese, un'azienda è responsabile per tutte le sue attività commerciali che possano violare i diritti umani, del lavoro e delle norme ambientali. Lo standard SA 8000, che Coop Italia ha sottoscritto, si riferisce ad azioni "nel campo di applicazione di controllo e di influenza di una società, che producono prodotti o forniscono servizi per la società stessa, compreso il personale impiegato dalla società stessa, così come dai suoi fornitori / subappaltatori, sub-fornitori, e i lavoratori a domicilio".[2] Finché Agrexco è coinvolta in qualsiasi operazione negli insediamenti israeliani o in altre violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, la partecipazione di questa società nella catena dei fornitori di COOP Italia porta COOP Italia in diretta contraddizione con la sua dichiarata - e largamente pubblicizzata - adesione alla SA 8000 e altri standard di responsabilità sociale delle imprese. Pertanto, qualsiasi accordo con Agrexco che escludesse la vendita a COOP dei prodotti degli insediamenti o - ancora più preoccupante - che assicurasse solamente la corretta etichettatura dei prodotti come provenienti da insediamenti illegali israeliani, non cambierebbe il rapporto di complicità societaria tra COOP Italia e Agrexco. È in questa logica che il Ministero delle Finanze norvegese ha venduto le azioni di Africa-Israel, un'azienda israeliana coinvolta nella costruzione immobiliare, sia all'interno di Israele che negli insediamenti illegali nei Territori Palestinesi Occupati[3] - solo un disinvestimento totale e l'interruzione dei rapporti erano adeguati per porre fine alla complicità con le pratiche immorali e illegali della compagnia. Inoltre, i prodotti israeliani esportati, e quelli della Carmel Agrexco in particolare, sono stati sistematicamente etichettati in maniera falsa, e le aziende di esportazione e i funzionari doganali israeliani hanno sempre indotto in errore governi e aziende partner. Nella sentenza che afferma che i prodotti originari della Cisgiordania non possono beneficiare di un trattamento doganale preferenziale ai sensi dell'accordo UE-Israele, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha criticato le autorità doganali israeliane per il loro atteggiamento ostruzionista nel rispondere alle richieste avanzate dai funzionari dell'Unione Europea.[4] Il governo britannico ha espresso i suoi dubbi circa la tracciabilità di tutti i prodotti etichettati 'Made in Israel' e ha ammesso che i consumatori non possono essere completamente sicuri che le merci dei supermercati etichettate in questo modo non provengano da aziende agricole dei coloni. Ha inoltre messo in dubbio l'efficacia dei sistemi di tracciabilità che sono già state attuate dai supermercati del Regno Unito.[5] Ricercatori hanno ripetutamente documentato casi in cui la stessa Carmel Agrexco è stata coinvolta nell’etichettatura deliberatamente falsa di prodotti provenienti da insediamenti israeliani illegali.[6] Anche nel caso improbabile che si possa dimostrare che un qualsiasi accordo di tracciabilità tra COOP Italia e Carmel Agrexco sia degno di fiducia o efficace, i consumatori COOP che acquistano prodotti Carmel Agrexco non provenienti dagli insediamenti continueranno tuttavia ad fornire sostegno politico e finanziario essenziale a Carmel Agrexco e al ruolo centrale che essa svolge nel mantenimento e nello sviluppo degli insediamenti israeliani, che sono stati definiti illegali secondo il diritto internazionale da parte della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ).[7] Secondo qualsiasi standard oggettivo, sembrerebbe piuttosto non-etico per COOP di continuare "business as usual" con una società che è implicata in crimini di guerra e di spostare la responsabilità per il comportamento etico ai propri clienti. COOP ha una sua responsabilità sociale e etica che non può essere delegata ai propri clienti. Siamo consapevoli che COOP capisce chiaramente il carattere politico delle sue relazioni con Carmel Agrexco. In fatti, COOP nel viaggio previsto collabora con la missione diplomatica italiana nei Territori Palestinesi Occupati. Riteniamo pertanto che sia fondamentale per voi avere una chiara comprensione dell'impatto che gli insediamenti illegali israeliani hanno sull’agricoltura palestinese e sui mezzi di sussistenza e delle conseguenze politiche di un costante sostegno internazionale alle compagnie israeliane che traggono profitto dall'economia degli insediamenti israeliani e dalle violazioni dei diritti umani palestinesi diritti. Pertanto suggeriamo che potreste essere in una posizione migliore per prendere una decisione informata sull'impatto dei rapporti di Carmelo Agrexco con rivenditori quali voi siete, se foste in grado di incontrare i rappresentanti palestinesi del movimento cooperativo, della società civile palestinese e degli agricoltori interessati dalle operazioni di Carmel Agrexco nella Cisgiordania occupata prima di incontrarvi con Carmel Agrexco. Una visita di lavoro nei Territori Palestinesi Occupati per esaminare ulteriormente la situazione sarebbe davvero di aiuto nella comprensione dell'impatto diretto dei rapporti commerciali di Coop con Carmel Agrexco ha sulla vita dei palestinesi e sui loro mezzi di sussistenza. Siamo ovviamente a disposizione per facilitare questi incontri e viaggi in qualsiasi modo possiamo. Siamo fiduciosi che Coop Italia, con una storia così ricca di sostegno alla democrazia e alle pratiche etiche, intraprenderà la strada giusta e confermerà la sua precedente decisione di sospendere la vendita di tutti i prodotti Carmel Agrexco. Solo questa posizione complessiva metterà fine alla complicità di COOP Italia con le violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi. Firmato da: * La BNC è una larga coalizione dei più grandi organizzazioni della società civile, sindacati, reti e partiti politici. [1] http://www.corporatewatch.org/?lid=3209 [2] Per maggiori informazioni sullo standard SA8000 vedete http://www.mallenbaker.net/csr/CSRfiles/SA8000.html e http://www.saasaccreditation.org/docs/SA80002001and2008versionssidebyside.pdf. Per dettagli sull'impegno di COOP Italia allo standard, vedete http://www.e-coop.it/portalWeb/portale/common/documento.jsp?cm_path=/CoopRepository/COOP/CoopItalia/documento/doc00000004202 e http://www.saasaccreditation.org/certfaclists/2010_Q2/Q2%20Certs%20List,%20Public%20List,%20alpha.pdf [3] http://www.regjeringen.no/en/dep/fin/press-center/Press-releases/2010/three-companies-excluded-from-the-govern.html?id=612790 [4] http://bdsmovement.net/?q=node/666 [5] http://www.theyworkforyou.com/whall/?id=2010-01-27c.313.0 [6] http://corporateoccupation.wordpress.com/2010/03/23/%E2%80%9Cproduce-of-israel%E2%80%9D-british-company-found-in-breach-of-labelling-guidelines/ [7] http://www.icj-cij.org/docket/index.php?pr=71&code=mwp&p1=3&p2=4&p3=6&case=131&k=5a |
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