bavaglio sul web
- Subject: bavaglio sul web
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Wed, 28 Jul 2010 09:52:59 +0200
http://www.ilfattoquotidiano.it 26
luglio 2010 Cala
il sipario sul web Avete un blog sul quale seguite
l’attività politica della vostra città? Vi interessate di politiche ambientali e
aggiornate il vostro sito con le novità che riguardano risparmio energetico e
gestione dei rifiuti? Siete iscritti ad una mailing list di ricercatori precari
nella quale vi confrontate sui tagli all’università? E ancora, siete tra quelli
che, telecamera in spalla, vanno dai politici a chiedere conto delle loro
scelte? Se siete tra questi, o se comunque
avete un vostro sito Internet, preparatevi: molto presto dovrete fare
molta attenzione. Nella legge bavaglio che verrà approvata a breve in via
definitiva, è contenuto un articolo che vi riguarda. E’ il comma 29 che
recita: “ Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici
diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate,
entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche,
la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia
cui si riferiscono”. Vuol dire che ogni sito web (blog,
forum, pagina Facebook, canale YouTube, wiki, ecc), dovrà sottostare
all’obbligo di rettifica previsto per le testate giornalistiche. Se a
qualcuno non va bene qualcosa che avete scritto, se ritiene falsa o tendenziosa
una vostra frase o pensa che una vostra opinione ecceda il diritto di critica,
potrà contattarvi ingiungendovi di pubblicare la sua versione dei fatti.
Nel momento in cui nella vostra casella di posta arriverà una simile
comunicazione, partirà un conto alla rovescia: avrete 48 ore per pubblicare la
rettifica. Scaduto questo termine, non avendo rispettato la legge, rischiate
una multa fino a 12mila euro. Per la maggioranza di governo e
persino per alcuni esponenti della blogosfera, il comma 29, è sacrosanto:
“Sul web non si può scrivere ciò che si vuole” dicono. Per molta parte degli
utenti della rete, per il Partito Democratico e Italia dei Valori, invece, il
comma non tiene conto nella natura amatoriale di molti siti web e risulta
perciò censorio. Da più parti viene anche sottolineato che il comma presta il
fianco ad abusi: un sito web spesso non ha risorse, competenze e personale
per analizzare nel merito ogni richiesta di rettifica. Juan Carlos De Martin,
professore associato presso la Facoltà di Ingegneria dell’Informazione del
Politecnico di Torino, contattato dal Fatto, parla a riguardo di “Chilling effect”, una definizione
utilizzata negli Usa per definire leggi che sopprimono opinioni o condotte
attraverso la minaccia di ritorsioni; è di certo vittima del Chilling effect un
cittadino che si autocensura per timore di una penalizzazione (nel nostro caso
di una multa salata). Su Internet è in corso una campagna
contro il comma 29. L’associazione Valigia Blu – la stessa che si era fatta
promotrice di una raccolta di firme per chiedere al Tg1 una rettifica
sull’avvocato Mills prescritto e non assolto – ha scritto una lettera
aperta a Gianfranco Fini e Giulia Buongiorno: “Occorre reintrodurre il dibattito
sul comma 29 dell’art. 1 del ddl nel corso dell’esame alla Camera” dicono esponenti della blogosfera, della
cultura, della politica. “L’informazione in Rete – aggiungono – ha dimostrato,
ovunque nel mondo, di costituire la migliore forma di attuazione di quell’antico
ed immortale principio, sancito dall’art. 19 della dichiarazione Universale dei
diritti dell’Uomo e del cittadino: ogni individuo ha il diritto alla libertà di
opinione e di espressione”. |
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