La sostanza dell'aggettivo antifascista
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- Date: Fri, 25 Jun 2010 03:34:52 +0200 (CEST)
La sostanza dell'aggettivo antifascista
Quanto segue è scritto da uno che, nonno comunista, padre partigiano, il suo primo carcere, a 19 anni, se lo è fatto all'Ucciardone di Palermo per "antifascismo militante" (fui, tra l'altro, accusato ingiustamente di avere "scoglionato" un commissario di polizia: ne uscii assolto...)
Ormai siamo tutti antifascisti, a parole (vedi articolo sotto riportato su la destra che si riconosce nell'antifascismo) e questo aggettivo, in pratica, non significa quasi nulla, se non lo accompagnamo a precise connotazioni sostanziali e fattuali.
Come non significa - allo stesso modo - nulla la parola "comunista" (per Saramago era uno "stato dello spirito": 'azz!). Ho chiesto - mi pare proprio l'altro ieri - ad un "comunista" militante di oggi: che ne pensi della Cina "comunista"? Lui mi ha risposto così: per me è un paese nazi-capitalista...
Morale della favola: dobbiamo stare molto attenti ad attaccarci alle parole riferite al vuoto. A credere nella centralità delle vuote parole, prive di riferimenti fattuali ed esperenziali. Combattiamo - con mezzi democratici - chi si comporta nei fatti da fascista e lasciamo stare in pace chi - pur avendo origini "di destra" - si definisce oggi democratico, pratica un galateo liberale ed è oltretutto antinucleare e per la decrescita felice NEI FATTI(sempre e comunque da verificare).
L'intelligenza tattica ci dice che dobbiamo ridurre all'osso i veri nemici della libertà e cominciare con l'isolare e neutralizzare quelli più pericolosi.
Questi qui di Fare Verde, che mattina pomeriggio sera si occupano di riciclaggio di rifiuti, fanno forse adunanze in memoria del Duce? organizzano squadre per assaltare i centri sociali? Sognano di restaurare i fasti dell'Impero? Non mi risulta. Risulta forse a qualcun altro? Non mi pare! La loro colpa è di aver fatto parte del MSI quando io ero di Avanguaria Operaia (e Peppino Impastato di Lotta Continua). Tra loro non si chiamano nemmeno più camerati !
Perciò io mi recherò tranquillamente in una manifestazione organizzata dal nascente "Popolo Giallo" che ha invitato me, il Satyagrahi, tanti sinistri ed ex sinistri, ed ha invitato loro, i Fare Verde, di origine destrorsa e di pratica democratica; "Popolo Giallo" che non è di destra e nemmeno di sinistra. Come oggi la maggioranza degli italiani. Aggiungerei: per fortuna, in molti sensi.
E, sempre se vogliamo giocare con le parole, farebbe bene a molti ultrarivoluzionari ricordare che non erano "di sinistra" nemmeno Marx ed Engels a suo tempo. C'è una sola parola del famoso Manifesto del 1848 che dice che i comunisti sono di sinistra, questa categoria della politica borghese?
La destra e sinistra che conosceva e trattava Marx era solo quella hegeliana.
(I filosofi che vogliono interpretare il mondo mentre si tratta invece di cambiarlo).
Ma quale destra e sinistra! Per lui - per Marx - esistevano soltanto borghesi e proletari ed i "comunisti" erano semplicemente l'avanguardia (cosciente) del proletariato...
E' vero: i primi dirigenti dell'Internazionale dei Lavoratori non erano nemmeno antifascisti perchè il fascismo non era ancora stato storicamente inventato.
Appunto. Dobbiamo fare i conti con la storia.
Perchè oggi non si può essere antifascisti come nel 1945.
Oggi per essere antifascisti bisogna - penso - fare i conti ad esempio con la realtà della Cina, rossa a parole, ma "nazi-capitalista" nella sostanza (secondo la definizione del vecchio sindacalista comunista che ho interrogato).
Bisogna - più propriamente - fare i conti con una destra che in Italia ha avuto una sua evoluzione, da rispettare. Non possiamo fare di tutta la destra un fascio...
Fare perciò i picchetti alle manifestazioni non per difenderle da aggressioni ma per chiedere, novelli inquisitori, magari intruppati ed armati, a chi entra: "tu sei di destra? dimostrami che non lo sei, giura sull'antifascismo!" è una pratica di squadrismo sostanziale che con lo spirito democratico ed antifascista della nostra Costituzione non ha nulla a che vedere.
Io credo. E non penso, con questa convinzione, di trovarmi in solitaria...
Perchè una società democratica abbisogna di una "destra" democratica, di una "sinistra" democratica ... ed anche di qualcosa che non sia "nè di destra nè di sinistra ma avanti"... oppure - perchè no? - "indietro"...
Abbisogna - cioè - della possibilità di essere liberi di variare le alternative: uscire dal mondo T-I-N-A, dico, ed andare finalmente alla ricerca della T-I-T-I-N-A...
Alfonso Navarra, attivista antinucleare dal 1978, obiettore di coscienza alle spese militari
Corriere della Sera 13 settembre 2008
MONITO DOPO LE POLEMICHE dei giorni scorsi PER LE FRASI DI ALEMANNO E LA RUSSA
«La destra si riconosca nell'antifascismo»
Parlando ai giovani di An Fini striglia i suoi: «A Salò avevano torto, impossibile equiparare pro e contro»
ROMA - «I resistenti stavano dalla parte giusta, i repubblichini dalla parte sbagliata. È doveroso dire che, se non è in discussione la buonafede, non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta di uguaglianza e libertà e chi, fatta salva la buonafede, stava dalla parte sbagliata». Il presidente della Camera Gianfranco Fini approfitta della festa dei giovani di An a Roma per prende posizione dopo le polemiche scatenate nei giorni scorsi dal ministro Ignazio La Russa e dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, su Salò e sulle leggi razziali. «La destra - ribadisce Fini - deve ribadire in ogni circostanza questi concetti, proprio per superare il passato, non per archiviarlo, ma per costruire una memoria che consenta al nostro popolo di andare avanti». DEMOCRAZIA E ANTIFASCISMO - «Chi è democratico cioè si riconosce nei valori della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale è antifascista, ma non tutti gli antifascisti in Italia erano democratici». È il ragionamento dal quale il presidente della Camera parte, dal palco della festa dei giovani di An, per affrontare le polemiche che hanno coinvolto esponenti di spicco del suo partito sul fascismo. «Sono convinto non da oggi - spiega Fini - che la destra italiana debba senza ambiguità e reticenze dire che si riconosce in alcuni valori certamente presenti nella Costituzione: la libertà, l'uguaglianza e la giustizia sociale. Valori che hanno guidato e ancora guidano il cammino della destra e che sono valori di ogni democrazia e che a pieno titolo sono antifascisti». Se quindi, spiega Fini, che invita a «ripartire dalle tesi di Fiuggi», la destra italiana «ha la lucidità e la determinazione di ribadire che si riconosce in questi valori che sono nel pantheon dell'antifascismo, ecco se lo fa rende più agevole un'operazione culturale di ripristino di una verità qualche volta negata». Se i valori democratici sono antifascisti è anche vero che «non tutti gli antifascisti erano democratici perchè chi aveva come modello l'Urss di Stalin era a pieno titolo antifascista ma non a pieno titolo un democratico». FASCISMO E SESSANTOTTO - Parlando alla festa dei giovani di An, Fini ha aggiunto che sul fascismo «il giudizio della destra deve essere negativo in ragione della limitazione della libertà» di quel regime. «Non possiamo negarci la storia - ha aggiunto - e il fascismo fu una dittatura che negò alcune libertà fondamentali». Dal presidente della Camera anche un accenno al Sessantotto. «Èsbagliato dire che rappresentò la stagione della libertà» spiega il presidente della Camera. Il leader di An ha ammesso che il '68 «ha tolto tante ragnatele, archiviato una stagione che sa tanto di muffa. Merito o colpa del 68? Non mi appassiona il discorso. Di certo fu negativo lo slogan "vietato vietare". Il '68 aveva fatto degenerare il valore della libertà in licenza, anarchia, assenza di regole. Fu una forma colossale per esprimere la propria imbecillità. Non c'è la libertà se non c'è una regola, se non c'è un'autorità». Dove ha fallito il '68, secondo Fini? «Nel pensare a un mondo utopico dove ci fosse la libertà senza il principio di autorità».
VELTRONI: «UN PASSO AVANTI» - Per Walter Veltroni le parole di Gianfranco Fini rappresentano "un grande passo avanti", ma rientrano in una "evoluzione personale" del presidente della Camera. Non lo stesso si può dire, secondo il leader del Pd, per "alcuni autorevoli esponenti del suo partito. Sono convinto che La Russa e Gianni Alemanno pensano realmente quello che hanno detto sul fascismo».ALEMANNO: «CASO CHIUSO» - Il vertice di An non può non ritrovarsi nelle parole di Gianfranco Fini sull’antifascismo. Parole che chiudono le polemiche dei giorni scorsi. Il riconoscimento arriva proprio da uno dei protagonisti del "caso", il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Le dichiarazioni del presidente Fini sulla condanna storica del fascismo - detta Alemanno in una nota - chiudono definitivamente le polemiche di questi giorni: tutto il gruppo dirigente di Alleanza Nazionale, compreso il sottoscritto, ha elaborato le Tesi di Fiuggi, ha guidato il Partito in questi anni e quindi non può non ritrovarsi in questo percorso e in queste dichiarazioni».
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