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I: una Perugia-Assisi intorno al Parlamento
- Subject: I: una Perugia-Assisi intorno al Parlamento
- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Tue, 18 May 2010 20:18:05 +0200 (CEST)
----Messaggio originale----
Da: alfonsonavarra at virgilio.it
Data: 18-mag-2010 6.01 PM
A: <info at perlapace.it>, Ogg: una Perugia-Assisi intorno al parlamento
Chi sa andare al di là dei "toni" potrà comprendere l'importanza di quanto ora verrà detto.
Vedo di tradurre questo comunicato - sotto riportato - post marcia di Flavio Lotti:
1- militari italiani a casa subito dall'Afghanistan
2- l'Italia si ritira dalla missione ISAF
3- ci impegnamo comunque, dal basso, ma anche con il supporto istituzionale, per interventi civili e cooperativi in
sostegno delle organizzazioni democratiche afghane.
Se è così finalmente siamo sulla linea giusta.
Meglio tardi che mai.
E cerchiamo di essere più chiari nelle nostre comunicazioni!
(Non so in quale tono dirlo, ma vorrei essere capito senza equivoci).
Ora a fine giugno si vota il rifinanziamento della missione.
I marciatori del 16 maggio, per quell'occasione, farebbero bene, Lotti in testa, ad assediare
(pacificamente si intende) il Parlamento.
Abbiamo da rappresentare il 60-70% degli italiani che vuole la fine della guerra proprio nel senso
concreto del ritiro delle truppe da quel Paese.
Mi attendo un appello della Tavola della Pace - stringato e chiaro - in questo senso...
E personalmente accoglierei Lotti con tutti gli onori (come si suol dire) alla nostra assemblea di
Sesto San Giovanni (il 29 e il 30 maggio) se ci portasse questa proposta di mobilitazione.
(Restando, sempre per quanto mi riguarda, comunque dell'idea che la Tavola rappresenta, per adesso, un pacifismo
settorializzato e burocratico...)
Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari
----Messaggio originale----
Da:
info at perlapace.it
Data: 18-mag-2010 11.48 AM
A: "fermiamo chi scherza
col fuoco atomico"<fermiamo-il-fuoco-atomico at googlegroups.com>
Ogg: [no
fuoco atomico] Re: facciamo pace - noi e i militari - in Afghanistan
Si invia per conoscenza:
Via dalla guerra in Afghanistan!
A poche ore
dall’uccisione di due militari italiani in Afghanistan,
all’indomani
della Marcia per la pace Perugia-Assisi, Flavio Lotti,
coordinatore
nazionale della Tavola della pace scrive: La politica si
assuma le sue
responsabilità. Altrimenti questa guerra non avrà più
fine. Giuseppe
Giulietti, portavoce di Articolo 21, chiede alla Rai di
organizzare
subito un momento straordinario di approfondimento.
"La guerra che
stiamo conducendo in Afghanistan ci ha restituito
questa mattina altri
corpi straziati di soldati italiani. Altri morti,
altri feriti, altro
dolore, altro sangue che costringono tutti a
riaprire gli occhi su
questa tragedia. La morte, il dolore e il sangue
scorrono tutti i
giorni in Afghanistan ma a noi (ai nostri media,
prima di tutto) fa
impressione solo il sangue italiano. Ed è una
vergogna che si aggiunge
alla vergogna della guerra.
Di questa guerra gli italiani non sanno
quasi nulla. Qui in Italia,
nelle retrovie della guerra, siamo
sottoposti al ferreo regime della
censura. Qui (come in nessun altro
paese al mondo), dall'11 settembre
2001 è persino vietato chiamare le
cose con il loro nome.
L'espressione "guerra in Afghanistan" è bandita.
Ma tutto questo non
ci aiuta a capire cosa dobbiamo fare.
"Qualsiasi
propaganda a favore della guerra deve esser vietata dalla
legge.
Qualsiasi appello all'odio nazionale, razziale o religioso che
costituisca incitamento alla discriminazione, all'ostilità o alla
violenza deve esser vietato dalla legge." Articolo 20 del Patto
Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ratificato dall'Italia
nel 1977)
Il dolore dei familiari dei soldati uccisi e l'angoscia di
quelli
feriti gravemente è anche il nostro. E' un dolore forte che ci
deve
spingere a fare qualcosa in più per fermare e non continuare a
combattere questa guerra.
I nostri giovani soldati muoiono perché il
governo continua a
scaricare sui militari il compito di risolvere un
problema che i
militari non hanno nessuna possibilità di risolvere. Per
questo il
mostro della guerra continua da nove anni a fare stragi di
vite umane,
di legalità, di diritto e di diritti.
L'Italia deve uscire
da questa guerra. Subito.
L'Italia deve abbandonare la via della
guerra e impegnarsi a costruire
un'alternativa politica alla guerra
senza limiti. L'exit strategy è
una sola: dobbiamo passare dall'impegno
militare ad un impegno
politico e civile a fianco delle popolazioni
vittime decennali della
guerra, dell'oppressione e della miseria.
Dobbiamo sostenere la
società civile afgana che s'impegna per il
rispetto dei diritti umani,
la ricostruzione e la riconciliazione (la
più importante leva della
democrazia in Afghanistan). Dobbiamo
aumentare decisamente gli
interventi di cooperazione con l'obiettivo di
rispondere ai bisogni
vitali della popolazione.
Ce lo hanno chiesto in
questi giorni a Perugia anche Najla Ayubi
coordinatrice dell'Afghan
Woman Network e Abdul Khalil Narmgui,
presidente di un'associazione di
giornalisti afgani. Con loro abbiamo
marciato ieri da Perugia ad Assisi
e oggi non possiamo stare zitti.
Al Parlamento chiediamo di convocare
subito una seduta straordinaria
dedicata alla guerra in Afghanistan,
alla revisione della politica
dell'Italia e delle iniziative urgenti da
assumere a livello nazionale
e internazionale.
Alla Rai, servizio
pubblico, e a tutto il mondo dell'informazione,
chiediamo di
organizzare un serio dibattito sulla guerra in Afganistan
per aiutare
gli italiani a capire cosa è accaduto, cosa sta succedendo
e come si
può fare per evitare di continuare a piangere inutilmente.
Chiediamo
che a parlare non siano invitati solo i militari e i
cosiddetti
"esperti" ma anche i costruttori di pace, quelli che ieri
hanno
partecipato alla Marcia per la pace Perugia-Assisi, quelli che
lavorano
tutti i giorni per evitare queste inutili stragi".
17 maggio 2010
On 16 Mag, 14:47, "LOC" <loc... at tin.it> wrote:
> Ho appena rivisitato
la home page della Perugia-Assisi.
> Peppe Sini ed il Centro di Viterbo
ci devono spiegare dove ce la trovano l'opposizione alla guerra in
Afhanistan.
> Sul programma della marcia ci trovo scritto invece
"facciamo pace in Afghanistan", che è tutt'altra cosa: è una formula
ambiguissima: da generale potrei affermare che è proprio quello per cui
mi sto impegnando con il mio intervento bellico.
> Facciamo pace chi?
noi e i militari insieme? E come?
> Devo scomodare il solito Tacito:
"Hanno creato il deserto, e l'hanno chiamato pace"?
> Non a caso alla
ribalta del sito sta il sondaggio sulla giustezza o meno del dialogo
con i militari...
> Spero di essere smentito da qualche comunicato di
Lotti che deve essermi sfuggito.
> Mi dà il permesso di proclamare urbi
et orbi che questa sua iniziativa, nello stigmatizzare tutte le guerre,
è una chiamata all'opposizione proprio a questo intervento italiano in
Afghanistan?
> Io glie lo chiedo ufficialmente, vediamo se mi risponde.
> Ma comunque sia, per adesso, sul biglietto da visita del sitowww.
perlapace.itsicuramente l'opposizione alla guerra vera che più impegna
direttamente il nostro Paese (e quindi la nostra responsabilità
concreta di cittadini) non la vedo citata.
> Leggo su "Il Manifesto" di
oggi che il Presidio Permanente di Vicenza non partecipa a questa
marcia perchè la ritiene una "passerella". Dichiara Cinzia Bottene:
"Alla Perugia-Assisi il primo slogan avrebbe dovuto essere No Dal
Molin".
> Io penso invece che sullo striscione di apertura avremmo
dovuto trovare scritto: "Via le truppe italiane dall'Afghanistan. La
pace si costruisce con la Nonviolenza".
> Altra assenza molto
significativa ed importante, riportata dal quotidiano, è quella di
Emergency.
> Giulio Marcon scrive poi alcune considerazioni che
sottoscrivo:
> "Al pacifismo di oggi, oltre alla scarsa capacità di
misurarsi sul terreno della politica estera... manca una significativa
dose di radicalità e noncollaborazione...
> Eppure, oggi, di essa ci
sarebbe bisogno: contro le spese militari, contro i provvedimenti a
danno dei migranti, contro le discriminazioni sui temi dei diritti
civili, contro l'interventismo militare... "
> E ancora propone altri
punti di un'agenda su cui mobilitarsi e ricostruirsi l'identità: "la
privatizzazione della difesa (come negli Stati Uniti), la questione
della militarizzazione del territorio (ovvero le basi) e della società
(con i militari adibiti a funzioni di ordine pubblico), la demolizione
in corso del servizio civile, il tema dell'industria militare e della
sua riconversione, l'impegno per la lotta al razzismo e alle
discriminazioni, e altro ancora...."
> Io in quell'altro cui accenna
Marcon ci metterei l'opposizione ai piani nucleari in Italia ed in
Europa, il referendum sull'acqua, una campagna europea per il reddito
di cittadinanza.
> Il Centro di Viterbo presenta questa marcia Perugia-
Assisi come se l'avesse indetta esso stesso con le sue proprie parole
d'ordine.
> Questo, in linea generale, non è un modo corretto di agire.
> Sarebbe più logico e giusto che spiegasse perchè la ritiene invece
una occasione in cui i suoi particolari contenuti e la sua particolare
visione possono trovare spazio.
> Questo appropriarsi indebitamente del
lavoro altrui per metterci il proprio cappello sopra (un berrettuccio
tra l'altro di mosca cocchiera) lo trovo sinceramente insopportabile...
> I "tonologi" si facciano sentire e diano qualche dritta di galateo
politico al Centro di ricerca per la pace ...
> Personalmente - lo
ripeto - nell'impegno "contro le armi, contro tutte le persecuzioni, le
devastazioni, le ingiustizie" mi sento più convocato dai funerali di
Mariarca Terracciani che non da questa marcia. Funerali a cui
disgraziatamente non posso partecipare, come avrei voluto con tutto il
cuore.
> Evidentemente la mia scelta per la nonviolenza non è
abbastanza nitida e la mia volontà non è abbastanza buona nè il mio
sentire è abbastanza retto... (sto parlando del mio senso di colpa per
Mariarca, se non lo avete capito).
> Me ne farò una ragione... sperando
però con tutta sincerità di essere smentito, per quanto riguarda la
perugia-Assisi, da Flavio Lotti in persona con un linguaggio sì-sì, no
no (vale a dire sì che significa sì e no che significa no).
> Se mi
trovo a non dovere credere ai miei occhi e alle mie orecchie è infatti
grazie al Centro di Viterbo e alle affermazioni contenute in comunicati
come quelli che riporto sotto ...
>
> Alfonso Navarra - obiettore alle
spese militari e nucleari
>
> DALLA MARCIA PER LA PACE PERUGIA-ASSISI
LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA
>
> La marcia per la pace da Perugia ad
Assisi nata per intuizione ed iniziativa di Aldo Capitini, l'apostolo
della nonviolenza in Italia, convoca ogni persona di volonta' buona e
di retto sentire all'impegno contro la guerra, contro le armi, contro
tutte le persecuzioni, le devastazioni, le ingiustizie.
> *
> Oggi qui
essa convoca all'impegno contro la partecipazione italiana alla guerra
in Afghanistan, all'impegno per la pace costruita con mezzi di pace;
oggi qui essa convoca all'impegno contro il colpo di stato razzista,
all'impegno in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
> *
> La marcia per la pace e' l'assemblea itinerante dell'umanita' in
cammino che prende coscienza del fatto decisivo emerso nell'epoca
storica aperta dagli orrori di Auschwitz e di Hiroshima: la
consapevolezza del fatto che solo la scelta nitida e intransigente
della nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
> *
> Vi e'
una sola umanita'.
> Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
> La
nonviolenza e' in cammino.
>
> Peppe Sini
> responsabile del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo
>
> Viterbo, 16 maggio 2010
>
> --
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