economa criminale + foto Atene 4 maggio (da Internazionale 7 maggio)



"Segni sul quaderno" dicevano i poveri al panettiere paziente. Non era solo come la carta di credito, la comodità di non portare soldi in tasca. Era che i soldi non c'erano. Mio papà (lo chiamavamo babbo, alla toscana) spesso doveva chiedere un anticipo sullo stipendio, prima del 27, al suo "principale", il signor Venturino, stabilimento metallurgico, dove lavorava come impiegato. E il 27 lo stipendio era ridotto, ma Venturino non era spietato. In banca non avevamo nulla. In qualche momento più difficile ci aiutarono dei cari parenti, che stavano un po' meglio. Una sera - ho ancora nelle orecchie, dopo quasi sessant'anni,  la sua voce umiliata - il babbo si avvicinò al telefono a testa bassa, chiamò un suo nipote, nostro cugino, impiegato comunale in discreta posizione (traduco dal piemontese): "Avrei bisogno soltanto di centomila lire". C'era qualche emergenza straordinaria. Ora immaginate uno dei vostri nipotini, diventato grande, che lavora, e voi vecchietti che dovete chiedergli un prestito per arrivare a fine mese. C'erano queste situazioni, e ci sono oggi di nuovo, perché il denaro è adorato dagli uomini-squalo, suoi schiavi pasciuti e insaziabili, e il lavoro umano, la vita umana, la sorte di popoli interi, valgono di meno, possono essere fatti vittime della speculazione criminale. Prima e più dei bilanci statali sono aggredite le vite umane. La politica ha altri obiettivi. L'economia della ricchezza e non della vita è criminale.
"Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, toglierlo a loro è commettere un assassinio
Uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento, versa sangue chi rifiuta il salario all'operaio". (Bibbia, Siracide 34, 21-22)
Enrico Peyretti, Torino
 

 
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