Politica
Va cacciato
Al momento di votare si fa quel che si può,
che può essere il meno peggio, cioè il meglio relativamente possibile.
Ma dopo si ricomincia a ragionare in modo ampio, e a parlare
liberamente, guardando anche lontano, e non solo vicino.
Ebbene, questo governo va cacciato. Senza
violenza, col metodo democratico, ma con la massima decisione politica.
È il governo degli affari propri, degli affari privati del suo
piccolissimo capo, aiutato dai suoi manutengoli e compari. Ora che il
suo potere si è consolidato con le regionali, si deve consolidare il
progetto per cacciarlo.
Questo va detto e ridetto, e dimostrato, e
martellato, proprio nel tempo fuori-elezioni. E' in questo tempo che si
forma e si riforma l'opinione pubblica. Nel momento delle elezioni ci
si adatta realisticamente. Nel tempo del dibattito si cerca la verità
più avanti della realtà. La verità di fatto è che questo governo,
modellato su un piccolissimo uomo, immiserisce l'Italia.
La parola è una forza grande. Conta più dei
fatti perché spiega e orienta i fatti. I fatti sono sempre ambigui,
oscuri. E' la parola che gli dà significato e li orienta. Gli operai
della parola, gli intellettuali, informatori, educatori, devono esporsi
alla luce, senza calcoli, e dire la verità brutta dell'Italia di oggi.
Devono frustare il malcostume di cui il Piccolissimo è effetto e causa
nel contempo. Forse non cambieranno le cose. Ma forse invece sì.
Questo governo del Piccolissimo piace a
egoisti e ignoranti e ingannati: agli egoisti, che farebbero lo stesso
se fossero al suo posto, perciò lo ammirano e lo approvano; piace agli
ignoranti, appositamente mantenuti nellignoranza, che non sanno cosa
sia la civiltà giuridica, la quale è la limitazione della forza
fattuale, e non la sua traduzione in legge che obbliga tutti; piace
agli sprovveduti, ingannati e intossicati per decenni dallarma
mediatica che quel tale si è procurato da gran tempo, con laiuto di
complici, e dall'imperativo consumistico, che Pasolini aveva segnalato.
Ora il Piccolissimo stravolgerà la
Costituzione. Non solo guida male, ma guasta la macchina, che è
proprietà di tutti. Non farà riparazioni e ritocchi, ma guasti gravi,
perché il suo pensiero e il suo piano sono semplicemente lautocrazia.
Nulla di meno. Non ci deve essere mediazione sul progetto
anticostituzionale. Lui e i suoi devono restare soli con le loro
malefatte.
La macchina e la casa della Repubblica (res
publica, cioè la cosa di tutti) non appartiene a chi comanda,
neppure se fosse designato nel modo più corretto. Appartiene a tutti, e
solamente tutti, o la grandissima parte, possono modificarla, ma non
possono lecitamente rovinarla.
Il Piccolissimo (uomo la cui
statura supera laltezza morale, come Sturzo disse di Giolitti, che
era molto alto), il cui piano è notoriamente attuare il piano eversivo
della P2, è lavversario del bene comune. Va cacciato. Semplicemente
cacciato. Certo, soltanto con la democrazia. Ma la democrazia non
esiste senza chiarezza di visione e di volontà. Va cacciato anche per
il suo bene personale, perché è a rischio fisico e psicologico per
lossessione del potere che lo possiede e lo costringe a mosse
quantitativamente vincenti, ma umanamente disperate. Come persona fa
pena. È il più ingannato di tutti, avvolto nelle spirali del proprio
gioco degli inganni. Che possa vivere i suoi ultimi anni libero dalla
propria malattia. Ma che paghi i conti con la legge, vincolante anche
per lui.
Lopposizione, se vuole esistere, deve
proporre agli italiani la cacciata del Piccolissimo dal governo,
dicendone chiarissimamente i motivi stringenti. La sua proposta
positiva deve consistere nel perfetto contrario dei piani della P2. Si
tratta, dunque, della difesa positiva della Costituzione nei
suoi valori indisponibili, e della sua evoluzione coerente con i suoi
valori fondanti, con la forma democratica e non autoritaria e
personalistica dello Stato. Si tratta del primato indiscutibile dei
bisogni e diritti di tutti sulle pretese di pochi o di uno solo: perciò
giustizia sociale, lotta ai privilegi, equità e
proporzionalità fiscale, quindi attuazione del super-articolo 3 della
Costituzione. Si tratta di salvaguardia del futuro per le nuove
generazioni, perciò restaurazione e tutela del territorio, economia
verde, e non grandiose e pericolose speculazioni. Si tratta di dare
qualità alla vita della popolazione, perciò istruzione,
informazione, comunicazione, come beni primari della libertà
giusta, della società aperta, della ricchezza umana, al di sopra di
tutti i profitti materiali particolari. Si tratta di restituire sicurezza
ad una società artificiosamente spaventata, ridotta nella gabbia degli
egoismi tristi, mentre cadono gli steccati fra i popoli, e di farlo non
con le politiche ingiuste securitarie e discriminanti, ma con la
fiducia nelle legge fatta rispettare anzitutto a chi è più fortunato, a
tutela dei più sfortunati, nativi o immigrati.
Se lopposizione dicesse chiaramente queste
cose cioè se le pensasse e le volesse davvero (io temo di no) il
popolo capirebbe: legoismo umano è distribuito tra tutti; anche
linganno colpisce tutti; ma alla fine la gente non è stupida. Puoi
ingannare molti molte volte, ma non tutti per sempre. Le difficoltà
economiche si affrontano meglio con la solidarietà per il bene generale
e per i diritti deboli, mentre si aggravano sotto la tempesta della
rivalità scatenata tra gli interessi particolari e sotto il dominio
incontrollato degli interessi forti. La politica può ancora essere
ispirata da moralità, giustizia, verità: diciamo pure da fraternità. Se
ci crediamo.
La debolezza dellopposizione è nelle idee
assai più che nei numeri. E' debolezza morale più che politica. Ci sono
riserve morali nel paese, ma la politica come mestiere non ha occhi per
vderele e non sa accoglierle quando si presentano.
Il Piccolissimo va scacciato dal potere. Non
esiste opposizione senza questo programma risanatore dellItalia. È
possibile se si capisce, se si vuole, se non si è implicati nel
disastro civile attuale. La gente potrà capire, a un certo punto, se le
si dicono subito chiaramente le ragioni della giustizia, della vera
libertà, del vero interesse comune.
Se trovate un po giuste queste ovvie
considerazioni diffondetele, che diventino volontà.
Enrico
Peyretti, 9 aprile 2010
(www.ilfoglio.info)