Va cacciato
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- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Sat, 10 Apr 2010 22:08:22 +0200
Politica
Va
cacciato
Al momento di votare
si fa quel che si può, che può essere il meno peggio, cioè il meglio
relativamente possibile. Ma dopo si ricomincia a ragionare in modo ampio, e a
parlare liberamente, guardando anche lontano, e non solo
vicino. Ebbene, questo governo va
cacciato. Senza violenza, col metodo democratico, ma con la massima decisione
politica. È il “governo degli affari propri”, degli affari privati del suo
piccolissimo capo, aiutato dai suoi manutengoli e compari. Ora che il suo potere
si è consolidato con le regionali, si deve consolidare il progetto per
cacciarlo. Questo va detto e ridetto, e
dimostrato, e martellato, proprio nel tempo fuori-elezioni. E' in questo tempo
che si forma e si riforma l'opinione pubblica. Nel momento delle elezioni
ci si adatta realisticamente. Nel tempo del dibattito si cerca la verità più
avanti della realtà. La verità di fatto è che questo governo, modellato su un
piccolissimo uomo, immiserisce l'Italia. La parola è una forza
grande. Conta più dei fatti perché spiega e orienta i fatti. I fatti sono sempre
ambigui, oscuri. E' la parola che gli dà significato e li orienta. Gli operai
della parola, gli intellettuali, informatori, educatori, devono esporsi alla
luce, senza calcoli, e dire la verità brutta dell'Italia di oggi. Devono
frustare il malcostume di cui il Piccolissimo è effetto e causa nel contempo.
Forse non cambieranno le cose. Ma forse invece sì. Questo governo del
Piccolissimo piace a egoisti e ignoranti e ingannati: agli egoisti, che
farebbero lo stesso se fossero al suo posto, perciò lo ammirano e lo approvano;
piace agli ignoranti, appositamente mantenuti nell’ignoranza, che non sanno cosa
sia la civiltà giuridica, la quale è la limitazione della forza fattuale, e non
la sua traduzione in legge che obbliga tutti; piace agli sprovveduti, ingannati
e intossicati per decenni dall’arma mediatica che quel tale si è procurato da
gran tempo, con l’aiuto di complici, e dall'imperativo consumistico, che
Pasolini aveva segnalato. Ora il Piccolissimo
stravolgerà la Costituzione. Non solo guida male, ma guasta la macchina, che è
proprietà di tutti. Non farà riparazioni e ritocchi, ma guasti gravi, perché il
suo pensiero e il suo piano sono semplicemente l’autocrazia. Nulla di meno. Non
ci deve essere mediazione sul progetto anticostituzionale. Lui e i suoi devono
restare soli con le loro malefatte. La macchina e la casa della
Repubblica (res publica, cioè la “cosa di tutti”) non appartiene a chi
comanda, neppure se fosse designato nel modo più corretto. Appartiene a tutti, e
solamente tutti, o la grandissima parte, possono modificarla, ma non possono
lecitamente rovinarla. Il Piccolissimo (“uomo la cui statura
supera l’altezza morale”, come Sturzo disse di Giolitti, che era molto alto), il
cui piano è notoriamente attuare il piano eversivo della P2, è l’avversario del
bene comune. Va cacciato. Semplicemente cacciato. Certo, soltanto con la
democrazia. Ma la democrazia non esiste senza chiarezza di visione e di volontà.
Va cacciato anche per il suo bene personale, perché è a rischio fisico e
psicologico per l’ossessione del potere che lo possiede e lo costringe a mosse
quantitativamente vincenti, ma umanamente disperate. Come persona fa pena. È il
più ingannato di tutti, avvolto nelle spirali del proprio gioco degli inganni.
Che possa vivere i suoi ultimi anni libero dalla propria malattia. Ma che paghi
i conti con la legge, vincolante anche per lui. L’opposizione, se vuole
esistere, deve proporre agli italiani la cacciata del Piccolissimo dal governo,
dicendone chiarissimamente i motivi stringenti. La sua proposta positiva deve
consistere nel perfetto contrario dei piani della P2. Si tratta, dunque, della
difesa positiva della Costituzione nei suoi valori indisponibili, e della
sua evoluzione coerente con i suoi valori fondanti, con la forma democratica e
non autoritaria e personalistica dello Stato. Si tratta del primato
indiscutibile dei bisogni e diritti di tutti sulle pretese di pochi o di uno
solo: perciò giustizia sociale, lotta ai privilegi, equità e
proporzionalità fiscale, quindi attuazione del super-articolo 3 della
Costituzione. Si tratta di salvaguardia del futuro per le nuove
generazioni, perciò restaurazione e tutela del territorio, “economia verde”, e
non grandiose e pericolose speculazioni. Si tratta di dare qualità alla vita
della popolazione, perciò istruzione, informazione, comunicazione, come
beni primari della libertà giusta, della società aperta, della ricchezza umana,
al di sopra di tutti i profitti materiali particolari. Si tratta di restituire
sicurezza ad una società artificiosamente spaventata, ridotta nella
gabbia degli egoismi tristi, mentre cadono gli steccati fra i popoli, e di farlo
non con le politiche ingiuste securitarie e discriminanti, ma con la fiducia
nelle legge fatta rispettare anzitutto a chi è più fortunato, a tutela dei più
sfortunati, nativi o immigrati. Se l’opposizione dicesse
chiaramente queste cose – cioè se le pensasse e le volesse davvero (io temo di
no) – il popolo capirebbe: l’egoismo umano è distribuito tra tutti; anche
l’inganno colpisce tutti; ma alla fine la gente non è stupida. Puoi ingannare
molti molte volte, ma non tutti per sempre. Le difficoltà economiche si
affrontano meglio con la solidarietà per il bene generale e per i diritti
deboli, mentre si aggravano sotto la tempesta della rivalità scatenata tra gli
interessi particolari e sotto il dominio incontrollato degli interessi forti. La
politica può ancora essere ispirata da moralità, giustizia, verità: diciamo pure
da fraternità. Se ci crediamo. La debolezza
dell’opposizione è nelle idee assai più che nei numeri. E' debolezza morale più
che politica. Ci sono riserve morali nel paese, ma la politica come mestiere non
ha occhi per vderele e non sa accoglierle quando si
presentano. Il Piccolissimo va scacciato
dal potere. Non esiste opposizione senza questo programma risanatore
dell’Italia. È possibile se si capisce, se si vuole, se non si è implicati nel
disastro civile attuale. La gente potrà capire, a un certo punto, se le si
dicono subito chiaramente le ragioni della giustizia, della vera libertà, del
vero interesse comune. Se trovate un po’ giuste
queste ovvie considerazioni diffondetele, che diventino
volontà. Enrico Peyretti, 9 aprile
2010 |
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