I: Fw: Praga 2010: la primavera nucleare
----Messaggio originale----
Da: locosm at tin.it
Data: 7-apr-2010 5.36 PM
A: <fermiamo-il-fuoco-atomico at googlegroups.com>, "semprecontrolaguerra"<semprecontrolaguerra at googlegroups.com>
Ogg: Fw: Praga 2010: la primavera nucleare
La domanda è: i carri armati sovietici difendevano a Praga il "socialismo", inteso come speranza di liberazione dall'oppressione e dallo sfruttamento?
Qui bisognerebbe rientrasse in gioco Spartakus con la sua chiamata a difesa del riarmo "anti-imperialista" di Ahmadinejad ed il suo elogio del deterrente nucleare dei compagni cinesi, ovviamente di pura garanzia "dissuasiva" dagli attacchi dell'imperialismo USA...
Spartakus può essermi anche molto simpatico ma in sua compagnia non si va da nessuna parte - e giustamente - nella ricerca della verità e nella credibilità con la gente...
Il mio sentimento, di fronte ai gravosi compiti che ci sovrastano ed al tempo che scorre inesorabile, è di profondo scoramento, diciamo che mi cadono le braccia allo stesso livello che con le Perugia-Assisi di pura fumosità indette dalla Lotti-zzata Tavola della Pace...
Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari
----- Original Message -----
Sent: Wednesday, April 07, 2010 6:50 PM
Subject: Praga 2010: la primavera nucleare
La grancassa mediatica è impegnata da settimane a descrivere il gran passo che Barak Obama farà nella capitale della Repubblica Ceca, dove insieme al collega russo firmerà il nuovo Trattato Start, allinsegna di una cosiddetta lotta alla proliferazione nucleare. Se solo volessimo commentare i numeri della riduzione proposta non ci sarebbe certo da stare tranquilli: le residue scorte di bombe e missili in dotazione ai due Stati potrebbero distruggere alcune decine di volte il nostro pianeta. 1.550 testate nucleari strategiche a testa! Entrando poi nel merito del nuovo trattato limpressione netta è quella di unennesima operazione di maquillage dellAmministrazione statunitense. Lera Obama, più che da questaccordo, sarà probabilmente ricordata come quella della simulazione e degli ossimori. Nobel per la pace docet.
Larsenale nucleare della guerra fredda non si tocca. Le centinaia di bombe nucleari presenti in Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia non saranno oggetto di discussione. La vicenda andrà discussa nellambito della NATO, che notoriamente non è un organismo propriamente democratico, a causa del predominio del Pentagono in ogni suo ambito decisionale.
Lo scudo antimissilistico in Europa centro meridionale procede, nonostante il niet russo. Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha imposto linserimento di una clausola di ritiro unilaterale della Russia dal Trattato di Praga nelleventualità del rafforzamento missilistico USA in Europa centro meridionale. Solo a febbraio scorso le diplomazie bulgare e rumene dichiaravano di essere in contatto con Washington per dispiegare entro il 2015 rampe antimissile dellesercito statunitense.
Si salvano solo cyber terroristi e
.Israele Abolita la ridicola minaccia dellamministrazione Bush di bombardare entità territoriali dalle quali potrebbero partire attacchi di feroci haker, tutto il resto del mondo è passibile dattacco nucleare preventivo, in primis i famosi paesi canaglia: Iran e Corea del Nord. Degli alleati di Obama non si parla, tantomeno si toccano. Eclatante il caso di Israele, paese il quale, pur non avendo mai sottoscritto un solo Trattato di non proliferazione, possiede centinaia di testate nucleari.
Sinveste su qualità e conservazione del rimanente magazzino di morte. Nel trattato praghese non si parla di limiti al potenziamento qualitativo delle forze nucleari, per il quale il vice di Obama, Joseph Biden ha promesso ai responsabili dei laboratori nucleari del Pentagono un prossimo investimento di ben 5 miliardi di dollari.
Le primavere di Praga continuano a lasciare lamaro in bocca. Quella del 1968 auspicava una libertà senza aggettivi, sostanziatasi poi nella libertà dello sfruttamento delluomo sulluomo. Quella del 2010 auspica un falso disarmo ad uso e consumo di una potenza in declino, al probabile scopo di scaricare le responsabilità del suo fallimento sullavversario di sempre, la Russia.
Superata lennesima ubriacatura elettorale - durante la quale neppure nelle Regioni interessate dalla presenza di basi militari USA/NATO i programmi dei partiti parlavano di lotta contro la guerra - ci auspichiamo che lagenda politica dei movimenti si riempia di nuovo di parole dordine ed obiettivi antimilitaristi.
In una fase di crisi economica gravissima si distolgono sfacciatamente fondi pubblici dalle spese sociali per coprire le occupazioni militari e foraggiare le industrie di armi. Per rendere aderente alla realtà la parola dordine Noi la crisi non la paghiamo occorre abbinarla a Noi la guerra non la paghiamo!
La Rete nazionale Disarmiamoli
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