Rassegna stampa: vicenza - Dal Molin, la falda continua a scendere



a cura di AltrAgricoltura Nortd Est
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tratto da "www.corriere.it" - 17/02/2010

vicenza - Dal Molin, la falda continua a scendere

Il sindaco si rivolge a Costa, il Presidio va dal prefetto
«Dateci risposte urgenti»


Un'immagine di parte della futura base americana di Vicenza (archivio)

VICENZA - Dubbi, punti oscuri, necessità di chiarezza. Comune denominatore:
la base americana che sorgerà in viale Ferrarin su quella falda che
garantisce l’acqua a Vicenza (ma anche a Padova) e che, dicono i
detrattori, è già compromessa dai lavori in corso. Battaglia unica, dunque.
Ma fronti diversi di protesta. Il sindaco Variati da parte, i «No dal
Molin» dall’altra.

Il Comune Dieci domande e molta preoccupazione. Così il sindaco Achille
Variati si prepara all’incontro del tavolo tecnico sul Dal Molin, previsto
per il prossimo 25 febbraio. Una decina i quesiti che il primo cittadino
ieri ha inviato al commissario di Governo Paolo Costa per «ottenere
risposte precise e documentate». «Riguardano interamente un aspetto emerso
con forza all’attenzione dell’opinione pubblica vicentina – spiega il
sindaco -, vale a dire la preoccupazione per i fenomeni di allagamento del
cantiere riscontrati nelle scorse settimane e denunciati dagli attivisti
come conseguenza dell’attività di cantiere sugli equilibri della falda
acquifera. Dalle falde sotterrane di quell’area parte l’acqua che noi
beviamo ed io ho il dovere di tutelare il benessere della nostra comunità».
A seguire, l’elenco delle domande, comprensive di un aggiornamento
sull’evoluzione del cantiere. Fra le questioni poste vi è «la conoscenza
del numero, tipo e posizione dei pali utilizzati per le fondazioni», «se
siano stati impiegati sistemi di locale depressione della falda», «dove
venga prevista la realizzazione dei dispositivi idraulici necessari per la
dispersione in falda delle acque meteoriche» e «quali siano le
caratteristiche costruttive dei cinque piezometri di controllo realizzati
nell’area lungo il Bacchiglione da usare come barriera idraulica in caso di
emergenza». Non solo: si chiedono delucidazioni anche sul «trattamento
delle acque reflue di cantiere» e dettagli sui nuovi pozzi, visto che
l’acqua della zona viene solo prelevata dall’acquedotto. Richiesti anche «i
risultati delle rilevazioni eseguite sul livello della falda e qualità
delle acque» e le cause della «presenza di acqua segnalata negli scavi». Il
tutto anche alla luce dei dati pervenuti all’amministrazione comunale:
nell’ultimo trimestre le precipitazioni cumulate sono state di 390
millimetri di pioggia (stazione di Villaverla), contro i 645 di pioggia
nello stesso trimestre dello scorso anno, dunque il 40 per cento in meno.
Non solo: il livello della falda freatica (misurato a Caldogno) ha
raggiunto nel gennaio 2009 una quota di 2,20 metri superiore a quella
raggiunta nel gennaio 2010. La domanda rivolta agli addetti ai lavori,
dunque, è quella di conoscere i livelli di falda nel gennaio 2009. Infine,
si interroga circa i «controlli di laboratorio sulle stesse acque».

I no Dal Molin Cinzia Bottene (lista Vicenza Libera – No Dal Molin) ha
consegnato ieri al prefetto Melchiorre Fallica una lettera con i punti
oscuri del cantiere Usa: sono diverse le incongruenze fra le prescrizioni
contenute nella Vinca (valutazione d’incidenza ambientale) regionale e la
realtà del Dal Molin. A partire dalla mancata costruzione dei dieci pozzi
piezometrici che dovrebbero monitorare il livello della falda, trasmettendo
i dati a Provincia e Regione ogni tre mesi. Quei dati invece non sono mai
stati resi pubblici. «La falda a Caldogno è scesa, da maggio a ottobre, di
4metri; invece al Dal Molin l’acqua è salita, un fatto che si può motivare
solo con le palificazioni nel terreno » dice Cinzia Bottene. Altro problema
aperto è lo scarico dell’acqua reflua direttamente nel Bacchiglione
attraverso tre scoli, quando la Vinca imporrebbe lo scarico in fognatura
dopo opportuno trattamento. «Abbiamo le foto dei tre scoli, da cui esce un
torrente continuo – prosegue -. Di recente la canaletta che porta l’acqua
al fiume è stata allargata. Forse per "asciugare" il cantiere giusto in
tempo per la visita di Costa?» «C’è un uso smodato dei "well point", le
enormi pompe usate per deprimere la falda» aggiunge Olol Jackson. La
richiesta al prefetto è che siano resi pubblici tutti i dati sulla falda e
che si avvi uno studio della situazione con tecnici indipendenti nominati
dal Comune.

La Tav E si è discusso di infrastrutture anche nell’incontro con il
candidato del centrosinistra alla guida del Veneto Giuseppe Bortolussi che
ha sollecitato «la metropolitana di superficie indispensabile soprattutto
per i centri minori e periferici, per creare veramente un tessuto
metropolitano per il Veneto ». Il sindaco (che non ha risparmiato
frecciatine a Brunetta), ha rinforzato il messaggio: «Nel progetto per la
metropolitana di superficie non c’è traccia di Vicenza e per la Tav, il
tracciato vicentino è stato congelato dal governo. Lo ripeto con forza:
Vicenza non vuole essere emarginata da questi progetti». Sempre in tema di
elezioni regionali, sembra, infine, che l’ultimo nome proposto nella
squadra dal Pdl sia quello dell’ex assessore provinciale Modesto Basso.

Silvia Maria Dubois
Giulio Todescan
17 febbraio 2010



vicenza - La nuova denuncia dei No base «C’è acqua sporca nei pozzi»

Bottene: le costruzioni della caserma hanno alzato la falda. Variati chiede
un’indagine. Arriva un altro esposto


Il progetto della rinnovata base Usa

VICENZA - Una nuova denuncia degli attivisti del «No Dal Molin» e un nuovo
impegno del sindaco di Vicenza Achille Variati.

Nuove preoccupazioni «Farò fare subito un’indagine sullo stato della falda
vicino alla base Usa. Non solo: lo inserisco già come tema urgente nell’odg
alla riunione con gli americani e il commissario straordinario Paolo Costa
fissata per il prossimo 26 febbraio». La preoccupazione arriva dal sindaco
Achille Variati, che accoglie, a sua volta, l’allarme lanciato dalla
consigliera comunale Cinzia Bottene (Vicenza libera) e dal comitato No Dal
Molin. Questo ieri, dopo aver raccolto una serie di dati, ha denunciato
diverse novità. «I cittadini di zona Sant’Antonino ci segnalano che dai
loro pozzi artesiani ora esce acqua marrone - spiega Cinzia Bottene, che
torna a chiedere l’intervento del sindaco «che deve farsi parte attiva
nella conoscenza della reale situazione e per la tutela del suo territorio».

Poi aggiunge: «Quanto temevamo è diventato realtà. La palificazione
dell’area interna al cantiere e i lavori hanno creato un effetto diga,
alzando l’acqua della falda». Ed è l’ingegnere Guglielmo Vernau a spiegare
le «prove» di quanto si sostiene, prove emerse dai dialoghi tenuti con la
Sovrintendenza: «Parlando con il responsabile Vincenzo Tinè, mi si è accesa
una lampadina. Raccontandomi delle loro indagini, iniziate il maggio
scorso, è venuto fuori che gli scavi sono stati interrotti a dicembre
perché l’acqua della falda era troppo alta, circa 55,70 centimetri, mentre
ora è scesa a 51.40. La quantità di pali piantata, dunque, ha provocato gli
effetti previsti, alzando il livello dell’acqua ». Il presidio ha
contattato anche il presidente del Centro idrico di Novoledo Lorenzo
Altissimo, ma ora chiede anche i dati relativi ai dieci pozzi legati alla
base Usa, che non sembrano essere disponibili. Si denuncia, inoltre,
l’abbassamento dell’argine verso i campi, mentre quello del dal Molin
sarebbe stato alzato. «Eh no, non si può mica fare tutto questo - spiega
Variati -. Chiedo subito un’indagine urgente sulla falda. I dati dei pozzi?
Devono assolutamente darceli, li chiederò alla riunione del 26 febbraio. E’
sempre stata la mia grande preoccupazione quella dell’innalzamento della
falda in relazione alle fondamenta della caserma. Qui servono chiarimenti
sulle cause di tutto questo».

L’appello degli attivisti Ma la mobilitazione dei No Base ora riprende su
tre fronti che corrispondono a tre «s»: la salute, appunto, con l’impegno
ambientalista, ma anche la sicurezza («la militarizzazione della città
mette in pericolo tutti») e la storia. A tal proposito si lancia una
petizione affinché si schieri anche il mondo intellettuale locale, cosa che
non è ancora avvenuta, a differenza delle manifestazioni di sostegno extra-
vicentine. «Chiediamo una mobilitazione straordinaria per la salvaguardia
di reperti archeologici di un villaggio paleo veneto risalente ad un’epoca
antecedente di molti secoli a quella finora ritenuta originaria - spiega il
professore Enrico Marchesini - perché il rischio che tutto finisca sepolto
sotto le fondamenta di una caserma straniera è altissimo. Vicenza non
dimentichi che solo la mobilitazione dei cittadini e degli intellettuali,
negli anni Settanta, impedì la cementificazione di Parco Querini. Ecco, noi
ora chiediamo un impegno simile: Vicenza deve agire coralmente per
difendere la propria città». Contemporanemente si tengono i contatti con la
Sovrintendenza a cui si domanda di «mantenere una comunicazione sempre
trasparente su qualsiasi novità».

L’ennesimo esposto Nel frattempo, sempre per impatto ambientale, il
coordinamento dei comitati No Base, tramite il suo portavoce Giancarlo
Albera, sta preparando l’ennesimo esposto a al commissarrio per la
costruzione del Da Molin, Paolo Costa.

(di Silvia Maria Dubois - 30 gennaio 2010)

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Base Usa

Dal Molin, un esposto contro i lavori

Il comitato Salviamo l’aeroporto: «La costruzione è iniziata ed è
illegale». Franca Equizi: «Migliaia di micropali per le fondamenta,
problemi alla falda»


L'immagine che dimostra l'inizio dei lavori
(sito
<http://comitatosa%C2%ADviamolaeroporto.wordpress.%20com/foto/>comitatosalviamolaeroporto)

VICENZA - I lavori al Dal Mo?lin sono iniziati, e da molto tempo. Almeno
due mesi, se?condo l’ex consigliere comuna?le Franca Equizi e il comitato
Salviamo l’aeroporto, che ieri ha presentato un esposto – il decimo sul
tema – diretto al sindaco Variati, ad assessori e dirigenti comunali, alla
procu?ra e al presidente della provin?cia Schneck. I lavori di demoli?zione
non sono una novità. Lo è invece l’uso massiccio di mi?cropali di cemento
conficcati nel suolo dell’ex pista di volo, primo passo per la costruzione
di edifici ex novo.

«Noi denunciamo che da cir?ca due mesi è iniziata l’attività di costruzione
della nuova ba?se. Stanno piantando i micro?pali, ovvero quei pali lunghi
fra i 25 e i 30 metri e di diame?tro di circa 50 centimetri che servono a
consolidare il terre?no dove costruire le fondamen?ta – dice Franca Equizi
- . Ne piantano uno ogni tre minuti, per cinquanta ore settimanali. Facendo
un calcolo, sono venti ogni ora, quindi mille ogni set?timana ». In due
mesi fanno ot?tomila pali, con le grandi gru-martello che lavorano a pieno
ritmo nel cantiere top se?cret. «Il presidio che cosa presi?dia? E il
sindaco lo sa? La spilla Italia-Usa la può buttare via», afferma la Equizi
imbufalita. Il terreno intorno a quella che fu la pista dell’aeroporto
civile è un groviera di buchi molto rav?vicinati. Quei pali, a detta del
comitato Salviamo l’aeroporto (ma la stessa preoccupazione era stata
espressa dagli altri co?mitati contro il Dal Molin, ol?tre che dal Comune
nei ricorsi al Tar), rischiano di compro?mettere l’equilibrio
idrogeolo?gico delle zone circostanti, cre?ando un effetto diga sulla falda
acquifera.

«Quei pali causeran?no un innalzamento delle ac?que di falda verso nord, e
un abbassamento verso sud. Nel tempo tutti gli edifici intorno avranno
danni – spiega l’ex consigliera - . Per costruire un edificio viene fatta
una relazio?ne geologica, per cui in base al?l’umidità e al tipo di terreno
si calcola il tipo di cemento da usare. Con l’innalzamento del?la falda,
cambia la situazione degli altri edifici, che si trove?ranno crepe,
infiltrazioni d’ac?qua. Ci sarà acqua che entra ne?gli scantinati. Chi
pagherà que?sti danni?». Il lavoro di foratu?ra del terreno avrebbe coperto
una buona metà dell’area, com?prendendo tutta la zona a sud ovest, dove
c’erano i vecchi edi?fici dell’aeronautica già abbat?tuti. Franca Equizi
punta poi il dito sul «disboscamento fero?ce »: «Nemmeno la relazione
paesaggistica regionale hanno rispettato, quella che assicura?va che quasi
tutti gli alberi sa?rebbero stati salvati, o al massi?mo spostati altrove».
Infine, al?tri lavori stanno partendo a po?che centinaia di metri: sono
quelli di un nuovo cantiere del?la ditta Carta Isnardo a Rettor?gole.
Esattamente a fianco di dove, a settembre, si svolgerà il Festival del
presidio No Dal Molin. «Lì a nostro avviso sor?gerà, nell’omertà più
totale, il nuovo villaggio americano, lo stesso che Quinto non ha volu?to e
che gli americani non han?no voluto costruire a Thiene, perché troppo
distante dalla fu?tura base».

(di Giulio Todescan - 23 luglio 2009)

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