Anch'io da tempo sto pensando che non posso
stare zitta e ferma , altrimenti sono corresponsabile di questo clima
di razzismo legale e non contro gli immigrati. Ho seguito il processo
fatto a Milano contro 14 extracomunitari del Cie di via Corelli che in agosto
avevano protestato contro la legge del pacchetto sicurezza e, attraverso la
mailing list del gruppo antirazzista, l'unico che ha dato sostegno ai 14,
vengo a conoscere i continui soprusi e violenze che succedono nel CIE di via
Corelli.
Non contenta che fosse il solo gruppo
antirazzista a interessarsi del CIE di via Corelli ho promosso insieme a
Piero Basso un incontro alla Camera del Lavoro di Milano a cui hanno partecipato
Onorio Rosati e Corrado Mandreoli CGIL, Luca bettinelli e Daniela Varisco della
Caritas Ambrosiana, don Virginio Colmegna Casa della Carità, Marta Pepe del Naga, Piero Maestri sinistra critica, Luciano
Muhlbauer Rif Com, e i promotori dell’incontro Piero Basso, Amalia Navoni,
Gianni Meazza.
I presenti convengono che a Milano si vive un clima molto
pesante fatto sia
di un "razzismo istituzionale", fomentato dalla maggioranza a
scopi
prevalentemente elettorali, sia di un "razzismo diffuso" nella
popolazione,purtroppo in crescita e difficile da
contrastare.
Sono preoccupati del dilagare degli sgomberi di rom, della
violenza
e soprusi quotidiani che avvengono nel CIE di via Corelli, dei
rastrellamenti
degli stranieri senza permesso di soggiorno, della negazione dei
diritti degli immigrati e soprattutto dell'estendersi del rifiuto del
diverso e della
xenofobia.
A fronte di questa situazione tutte le associazioni presenti, e
moltissime altre, piccole e grandi, lavorano quotidianamente nel campo
dell'immigrazione
e del sostegno a tutte le minoranze, ciascuna con le proprie
specificità, la propria visione ed il proprio modo di
operare.
Si
conviene tuttavia che è possibile e auspicabile organizzare momenti di
riflessione comune (per esempio di approfondimento del decreto
sicurezza) e,
soprattutto, che è possibile e necessario dar vita ad una vasta
campagna di sensibilizzazione che possa instaurare un dialogo con la
gente per promuovere un cambiamento di
mentalità.
Questa campagna dovrebbe essere unificante, coinvolgendo tutte le
associazioni disponibili ciascuna con le proprie particolarità,
continuativa almeno per un certo periodo, e soprattutto dovrebbe essere "in
positivo", affermando che la soluzione dei problemi non passa attraverso la
cacciata dell'immigrato, ma attraverso una politica capace di creare posti
di lavoro, case popolari, scuole per
tutti.
Ci si lascia con l'intendimento che la CGIL, nella persona di
Corrado Mandreoli, verificherà la disponibilità delle associazioni
presenti ed
assenti ad iniziare una seria preparazione per una campagna ancora da definire.
So che la CGIL sta lavorando. Spero di dare presto una
buona notizia
amalia navoni - Coord Nord Sud del
Mondo
PS Ho visto ieri il film Welcome e mi sono
maggiormente convinta, se ce n'era bisogno, che dobbiamo
reagire
-----Messaggio originale----- Da:
pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di
Enrico Peyretti Inviato: domenica 27 dicembre 2009
8.29 A: lista Peacelink Pace; lista pax christi gr discussione; lista
nonviolenti; lista Mir dibattito; Lista Menapace; lista lilliput glt NV; lista
eco-fem-nv; lista donne in nero; lista angelo casati 01; lista
alteracultura Oggetto: [pace] colpevoli di
silenzio
Come la Germania anni ‘30
Sentiamoci tutti
in debito di vedere questo film, Welcome, di Philippe Lioret,
francese. Ci mostra quello che sappiamo, ma cerchiamo di ignorare, più altri
particolari polizieschi, della guerra francese ai migranti. Con le leggi si
cacciano gli umani discriminati, con l’aiuto di cani cacciatori di umani.
Ma la guerra è
quasi uguale da noi. Si esce dalla sala vergognosi e colpevoli, per il crimine
di lesa umanità perpetrato dai governi, dai legislatori, dalle polizie, e da
noi cittadini sovrani, anche se aborriamo l’infima Lega razzista. All’uscita,
ci guardiamo in faccia, un anziano signore e la moglie, indignati e colpiti
come noi, e ci diciamo: «Come in Germania anni ’30!». Stringo le loro mani
senza poter parlare per il nodo alla gola. Leggete trama e recensioni, ma
guardate il film, per rispetto al dolore che noi causiamo due volte: nei paesi
prima dissanguati dal capitalismo e ora pugnalati dalla
guerra.
Siamo in Francia, 2008, a
Calais, e, secondo le leggi applicate ad arbitrio della polizia, è reato
aiutare un clandestino che cerca di passare in Inghilterra, anche solo
ospitarlo una notte. Sul filo di un amore tra due giovani iracheni – Bilal che
vuole raggiungere Mina in Inghilterra - c’è una storia orrenda e tragica. È
storia nostra, di questi giorni. Anche a Torino c’è un campo di detenzione di
innocenti, colpevoli di essere stranieri in fuga da condizioni che noi non
sapremmo tollerare. Perciò li rinchiudiamo in corso Brunelleschi e li
rispediamo nell’inferno da cui fuggono. Noi cittadini siamo colpevoli di non
ribellarci. Io sono colpevole. Ho fatto solo qualche manifestazione. Ho
scritto più duro che potevo. Non di più.
Gridiamo che legislatori e
governanti sono colpevoli di lesa umanità, legge superiore alle loro leggi
disumane. Poliziotti, informatori, insegnanti, intellettuali, sono colpevoli
di collaborare, o tollerare, o tacere. Sono colpevoli i predicatori del
vangelo che non dichiarano flagellatori di Cristo tutti i colpevoli di
razzismo, noi compresi. Nell’elenco di tutto ciò che offende Dio, i preti non
dicono che solo offendere e scacciare il povero schiaffeggia Dio. Filtrano il
moscerino e ingoiano il cammello.
L’Italia manda,
tutti i partiti d’accordo, migliaia di costosissimi militari in guerre
chiamate pace, in onore al falso, che è la lingua del dominio e del prestigio
armato. E neghiamo il necessario per l’accoglienza umana delle vittime. Per un
profugo che cede alla disperazione, li criminalizziamo tutti. L’Italia
razzista si danna il cuore, e le chiese non lo gridano in piazza, come Giona a
Ninive (che oggi è bombardata).
Ci sono
associazioni di legali per questa causa. Ci sono associazioni di volontari
impegnatissimi. Chiedo a chi vuole di unirci tutti, con l’assistenza
professionale dei primi, per denunciare personalmente alle istanze mondiali ed
europee dei diritti umani gli autori personali del grande crimine di lesa
umanità. I partiti si scambiano accuse personali, e nessuno pone la condizione
assoluta: essere umani.
Noi siamo obbligati a
violare queste leggi. La prigione mi fa paura (forse la eviterei coi miei 74
anni), soldi per pagare risarcimenti non ne ho l’ombra. Ma dobbiamo violarle
insieme, in tanti. Mostrare sulle nostre persone di cittadini l’offesa fatta
agli extra-cittadini. C’è una sola umanità e una sola cittadinanza mondiale.
Certo, gli afflussi non possono essere caotici, per il bene degli stessi
profughi. Il modo si trova se c’è l’animo. E l’animo finora è nemico del
profugo.
Oggi noi siamo
come i tedeschi e i polacchi che vedevano passare i treni piombati o i
prigionieri al lavoro schiavile, e non gridavano. Anche a loro era facile
vedere che non c’era nulla da fare. I ragazzi della “Rosa Bianca” non
tollerarono. A noi è facile anche accusare Pio XII di silenzio, ma oggi il
diritto umano, che è unico, accusa noi, colpevoli dello stesso silenzio.
Io cerco con lo
scritto, e chiedo aiuto a chi sa meglio come agire in tutta chiarezza, di
trovare insieme la più frontale sfida personale e collettiva alle leggi
razziste e alla mentalità feroce che le sostiene e la applica. Tocca anzitutto
ai vecchi come me, che hanno meno da perdere, spendere fino in fondo i
dolorosi apprendimenti della vita, per risvegliare nelle coscienze qualche
seme di giustizia.
Chi mi risponde
disponibile?
Enrico Peyretti, 27
dicembre 2009
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