Nella Ginatempo, da sempre attiva nei movimenti contro la guerra, dal 2006-7 (con l' intera sinistra istituzionale e quasi tutto l' associazionismo "storico e no" acritici della politica estera e militarista del governo Prodi ) ha lavorato a tenere insieme l' opposizione alla guerra unendo diversi ambienti del pacifismo.
CONTRODISCORSO. OBAMA
TI CONTESTO
di Nella Ginatempo
Col discorso pronunciato a Oslo, nel ritirare il premio
Nobel per la pace, il presidente Barack Obama ha simbolicamente distrutto la
causa della pace nel mondo. Se avesse semplicemente rifiutato il premio con la
motivazione che la guerra è necessaria, a suo parere, per la sicurezza del suo
paese, avrebbe, con grande onestà intellettuale, affermato di essere un
Presidente di guerra e di essere costretto pertanto a rifiutare quella
onorificenza che a suo tempo fu destinata ad un pacifista assoluto come Martin
Luther King. Invece no, è proprio in nome di Martin Luther King che ha
accettato il premio, affermando nel suo discorso l’aberrazione del nostro
tempo, ovvero che la GUERRA E’
PACE, ovvero che la PACE SI
OTTIENE CON LA GUERRA.
La pericolosità del discorso di Obama è immensa sul piano
ideologico perché può determinare nella
vasta opinione pubblica democratica mondiale la convinzione che la guerra è
giusta, con i corollari che i soldati sono eroi di pace e che l’America è
salvatrice del mondo e con la inevitabile conseguenza che la pace è una impossibile utopia e che
pertanto bisogna rassegnarsi alla guerra permanente globale. Hic rodhus hic
saltus: se passa questo pensiero nel mondo come pensiero dominante il movimento
pacifista è perduto, sconfitto nel nuovo secolo fino a data da destinarsi. In
questo senso il discorso Obamiano ha un valore epocale e tende a chiudere
un’epoca di contestazione della guerra, ovvero di quella rivoluzione culturale
che aveva fatto proprio il motto NOGLOBAL “ NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA
MA”.
Non è solo un discorso che giustifica la guerra in corso in
Afghanistan, è anche una posizione ideologica che riporta la civiltà della pace indietro di
almeno un secolo, riproponendo i principi generali del pensiero di guerra come
il classico SI VIS PACEM PARA BELLUM, o il più moderno LA
FORZA AL
SERVIZIO DEI DEBOLI, o la
GUERRA GIUSTA PER I
DIRITTI UMANI. Dico indietro di un secolo perché il pensiero pacifista
da almeno un secolo ha contestato queste affermazioni. Dapprima con Rosa
Luxemburg che incitava i soldati a disertare e definiva la guerra “ immorale, reazionaria e nemica del
popolo”, poi con Gandhi e la
sua lotta nonviolenta di massa contro l’imperialismo britannico “OCCHIO
PER OCCHIO RENDERA’ IL MONDO CIECO”, ovvero “NON C’E’ UNA STRADA CHE PORTA
ALLA PACE, LA PACE E’ LA STRADA”.
Dopo la spaventosa catastrofe
della seconda guerra mondiale con i suoi milioni di morti e le prime grandi
carneficine di civili come obiettivo di guerra (bombardamenti, camere a gas,bombe
atomiche), le nazioni del mondo fondano l’organizzazione della Nazioni Unite
allo scopo di “liberare le generazioni future dal flagello della guerra” e
scrivono la Carta
dell’Onu dove si fa esplicito divieto di guerra e si obbligano le Nazioni a
perseguire la pace con mezzi pacifici ( articolo 3 della Carta dell’ONU). Lo
stesso messaggio è contenuto nella Costituzione della Repubblica italiana dove
all’art. 11 si dice che l’Italia ripudia la guerra come mezzo per risolvere le
controversie internazionali, con questo ripudiando ogni presunta guerra giusta
e facendo obbligo, dunque, di perseguire la pace con mezzi alternativi alla
guerra, dalla diplomazia alla difesa popolare nonviolenta, ai corpi civili di
pace, alla prevenzione e mediazione dei conflitti. Insomma questi documenti non
sono solo di carta, sono intrisi simbolicamente del sangue dei milioni di morti
in Europa e costituiscono le tappe storiche di una civilizzazione della pace
che attraverso il diritto e le lotte popolari ha cercato di affermarsi tra
mille ostacoli fino ai nostri giorni. Negli anni ’50 il mondo cattolico ripudia
solennemente la guerra con l’enciclica “Pacem in terris” di Papa Giovanni, un
messaggio al mondo in cui si definisce la guerra moderna un crimine contro
l’umanità, visto che l’uso di armi di distruzione di massa genera carneficine
di civili e innocenti (“ALIENUM EST A RATIONE IAM BELLUM APTUM ESSE
AD VIOLATA IURA SARCIENDA”). Dunque è alieno dalla ragione poter
pensare oggi che la guerra sia adatta a risarcire i diritti umani violati. Una
posizione più volte richiamata, anche nel discorso di Togliatti sul Destino
dell’Uomo, negli scritti di Luigi Pintor ed in quelli dei pacifisti del nostro
tempo da Capitini a Ingrao, a Danilo Zolo, a Raniero LaValle, a Luigi Ferrajoli fino a Gino Strada che dichiara : “L’UNICA
VERITA’ DELLA GUERRA SONO LE SUE VITTIME “.
Scrivono oggi i
pacifisti USA ( United for peace and justice) in una Lettera aperta al Comitato
norvegese per il premio Nobel:
“Ci dispiace che egli ( Obama ndr) non sia guidato dall’esempio di un
predecessore, insignito del Nobel per la Pace, il Rev. Dott. Martin Luther King Jr., che
identificò il premio come “la profonda consapevolezza che la nonviolenza sia la
risposta alle questioni cruciali politiche e morali del nostro tempo – la
necessità che l’uomo superi l’oppressione e la violenza senza ricorrere alla
violenza e all’oppressione”.
Ma invece la portata
devastante del premio Nobel a Obama e soprattutto il suo discorso di lode della
guerra giusta sta proprio nel fatto che in nome di Martin L. King abbia accettato
il premio e giustificato la guerra. Riprendo alcune frasi cruciali di
OBAMA: DOBBIAMO PENSARE IN NUOVI MODI LA NOZIONE DI GUERRA GIUSTA E
L’IMPERATIVO DI UNA PACE GIUSTA. DOBBIAMO PARTIRE DAL COMPRENDERE LA
DURA VERITA’ CHE NOI NON SRADICHEREMO I
CONFLITTI VIOLENTI NELL’ARCO DELLE NOSTRE VITE. CI SARANNO MOMENTI IN CUI LE
NAZIONI TROVERANNO L’USO DELLA FORZA NON SOLO NECESSARIO, MA MORALMENTE
GIUSTIFICATO. DICO QUESTE COSE CON IN
MENTE QUELLO CHE MARTIN LUTHER KING
DISSE ANNI FA IN QUESTA STESSA CERIMONIA:
“La
violenza non
porta mai alla pace,
non risolve problemi sociali, ne crea solo di nuovi e più complicati”….Ma come capo di Stato investito del dovere di
proteggere e difendere la
mia nazione, non posso essere guidato solo dai loro esempi.
Io affronto il mondo così com’è. Non
posso stare inerte di fronte alle minacce contro il popolo americano….
Affermare che la forza
è a volte necessaria non è un invito al cinismo: e’ il riconoscimento della
storia, dell’imperfezione umana e dei limiti della ragione… Gli Stati Uniti
d’America hanno difeso la
sicurezza globale per più di sei decadi con il sangue dei
nostri cittadini e la
forza delle nostre armi. Il servizio e il sacrificio dei
nostri uomini e donne in uniforme ha promosso la pace e la prosperità dalla
germania alla Corea, e permesso la democrazia in luoghi come i Balcani. Abbiamo
sostenuto questo fardello non perché vogliamo imporre la nostra volontà o
difendere il nostro interesse, bensì perché vogliamo un futuro miglior e per i
nostri fligli e nipoti, perché crediamo che le loro vite saranno migliori se i
figli e i nipoti di altri popoli possono vivere in libertà e prosperità.
Qunidi, sì. Gli strumenti di guerra giocano un ruolo nel preservare la pace. (…)
La torsione della verità contenuta in questo discorso è
davvero devastante, a cominciare dal rovesciamento del senso della nonviolenza
e del messaggio di Martin Luther King. Si comincia col negare l’ utopìa e giudicare
la guerra ”necessaria” e si finisce poi col giustificarla moralmente definendola
strumento per la pace. In verità non è più l’esempio di King a guidare Obama
ma Bush che doveva difendere il popolo
americano dalle minacce. E qui ritornano le menzogne, mai messe in discussione
dai democratici, sull11 settembre, le
torbide responsabilità nascoste degli attentati e la sicurezza
dell’America scambiata con lo scontro di civiltà e la lotta al terrorismo
islamico. Laddove la Carta ONU
pone un legame inscindibile tra pace mondiale e sicurezza degli Stati, Obama
ripropone invece la necessità della guerra per la sicurezza, mistificando la
realtà che ha dimostrato invece quanto le due guerre in Iraq e in Afghanistan
abbiano aumentato l’odio verso gli USA, abbiano incrementato il terrorismo di
Al Qaeda e suscitato guerre civili e determinato una generale instabilità della
pace mondiale e della stessa sicurezza degli Stati uniti, per finire poi in un
pantano che somiglia sempre di più al Vietnam. Secondo questa retorica della
sicurezza degli Stati Uniti, Obama ripropone nel XXI secolo ancora una volta le
ragioni della forza, perdendo di vista la forza della ragione. Tanto che tutte
le affermazioni finali sono intrise di quella che Marx avrebbe chiamato falsa coscienza,
ovvero una deformazione della realtà per affermare una pura ideologia. Infatti
come si può affermare la menzogna secondo cui gli Stati Uniti avrebbero difeso
per 60 anni la sicurezza globale col sangue dei loro soldati ?? E il Vietnam ?’
E L’America latina ?’ E il golpe cileno nel ’73 e l’appoggio alle dittature
sudamericane tra il ’60 e gli ’80 ?? Le armi e gli eserciti degli Stati Uniti
hanno promosso la pace e la democrazia in tutto il mondo ? No, Attila non
avrebbe fatto di meglio. Dal genocidio degli indiani d’America, a quello degli
schiavi neri deportati dall’Africa, fino ai genocidi dei tempi moderni,
Hiroshima e Nagasaki, la
Somalia e le guerre d’Africa, il Medio Oriente e il tappeto
di bombe che sono diventati la
Palestina ( per interposta persona= Israele), i Balcani,
l’Iraq, l’Afghanistan, facendo anche una puntatina in Georgia e nel Pakistan.
Dove sono la pace e la prosperità ? La guerra umanitaria nei Balcani ha
realizzato una2 guerra chimica indiretta” trasformando interi popoli in comunità
di malati, mutilati,economicamente dipendenti. In Iraq più di un milione di
morti sono serviti a devastare non solo un popolo nelle sue persone fisiche, ma
un immenso territorio con le sue risorse, i suoi musei e tesori d’arte,
l’acqua, la terra, l’agricoltura, le industrie, le infrastrutture civili, il
sistema amministrativo e politico per mettere su alla fine una finzione di
democrazia con un governo fantoccio che servirà solo a cedere il petrolio alle
compagnie occidentali ed a galleggiare orribilmente su un mare di attentati e guerre civili. In Afghanistan
otto anni di guerra non sono bastati a placare la sete di vendetta degli Stati
Uniti contro un intero popolo colpevole di voler sopravvivere senza più occupazione
militare. Otto anni di una guerra coloniale per il controllo geopolitico di
quelle aree e di quei corridoi per il
passaggio di gas e petrolio. Altro che
“sostenere questo fardello per un futuro migliore”: è proprio una excusatio non
petita ribadire che “non lo facciamo certo per imporre la nostra volontà e i
nostri interessi”. Che gigantesca menzogna davanti al riarmo, davanti ai
profitti multimiliardari delle Corporations dell’apparato bellico industriale,
davanti alle armi tecnologiche ed alle spese militari stellari che devono servire
all’industria pesante USA a risollevarsi dalla crisi. Che gigantesca menzogna
davanti ai brogli elettorali che hanno reimposto la figura dell’impostore
Karzai in Afghanistan: aumentare di 30.000 unità l’esercito invasore per
sostenere un governo pieno di criminali e di signori della guerra, ignorando
l’appello più volte lanciato dalla società civile afghana che ha chiesto il
ritiro delle truppe straniere e ignorando soprattutto le montagne di cadaveri,
le vittime civili prodotte coi bombardamenti e i rastrellamenti nei poveri
villaggi dove si nascondono i talebani. Vergogna, presidente Obama. Ancora una
volta due pesi e due misure. Onorare il sacrificio dei soldati invasori e
ignorare il sangue dei vinti e degli oppressi. Ecco una speciale continuità
dell’imperialismo a stelle e strisce!! I morti che produciamo noi con la nostra
guerra per la democrazia sono un effetto collaterale, invece i morti statunitensi
sono l’eroico sacrificio per preservare la pace. Ma dov’è la Pace ?
Può l’esercito più armato del mondo, con le armi più
tecnologiche e più letali, portare la pace ? La realtà ci dice che non può e
che difenderne le ragioni è ipocrisia, falsa coscienza. E di fronte alla verità
della guerra che sono le sue vittime, non valgono i discorsi a giustificazione,
perché sempre di un crimine contro l’umanità si tratta. E non certo per nobili
scopi: ma per i soliti sporchi interessi del vecchio imperialismo americano.
Giù la maschera, signor presidente. Il premio Nobel per la pace non può essere
dato al capo della guerra. Colui che non soltanto ha intensificato l’escalation
in Afghanistan che produrrà altre orribili quanto inutili carneficine, ma ha
deciso di NON ratificare il trattato contro le mineantiuomo, quelle mine che
uccidono o mutilano per sempre i bambini e i civili di questi paesi martoriati
dove gli USA vanno a portare “la prosperità”. Non possiamo che convenire con Gino
Strada che ha commentato così: dare il Nobel per la pace al presidente degli
Stati Uniti è come dare il Nobel per la castità a Cicciolina…. Il prossimo lo
daranno ad Attila, alla memoria”.