Discorso di apertura della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza
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- Date: Sat, 3 Oct 2009 12:40:10 +0200
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Qui di seguito il discorso di Rafael De la Rubia a Wellington (Nuova Zelanda), in occasione dell'inizio della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza - 02.10.09
www.marciamondiale.org
www.theworldmarch.org
Discorso di apertura della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza a Wellington - 02.10.09
"Oggi, 2 ottobre 2009, a 140 anni dalla nascita del Mahatma Gandhi, giornata internazionale della Nonviolenza, in Oceania, a Wellington, iniziamo la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza.
La Nuova Zelanda, il paese più orientale del pianeta, è un riferimento per il mondo, per la sua lotta per la pace e il disarmo, perché i neozelandesi si sono liberati dal peso delle basi straniere e delle armi nucleari.
Da questo luogo estremo e lontano dai centri di potere iniziamo questa azione mondiale. Arriviamo da ancora più a est, dalle isole Chatham (Rekohu), il luogo che riceve i primi raggi del sole, con cui inizia il giorno sul pianeta. Là, con gli amici delle culture ancestrali, i moriori, abbiamo iniziato questo viaggio dal valore simbolico.
Questa marcia mondiale, che alcuni hanno definito la più grande manifestazione mai realizzata per la Pace e la Nonviolenza, passerà per più di 100 paesi dei cinque continenti, un evento mai realizzato prima nella storia, e terminerà il 2 gennaio 2010 nel Parco di Studio e Riflessione di Punta de Vacas, ai piedi del monte Aconcagua, il tetto dell'occidente.
Aspiriamo al fatto che, così come qui inizia il giorno per il pianeta, inizi per tutta l'umanità un nuovo giorno con un mondo senza armi nucleari e senza guerre.
Amici, come voi tutti sapete, oltre che a Wellington, oggi anche in molte altre città, paesi e piccoli villaggi, inizia questa grande marcia con tantissime azioni. Un grande saluto agli amici dell'Australia, dei paesi asiatici, dell'Africa, agli amici dell'Europa, agli amici dell'America del Nord e agli amici dell'America del Sud.
Questa marcia ha già avuto effetto sulle nostre coscienze. Siamo decisi a lavorare per la sparizione delle guerre e l'eliminazione della violenza. Questo desiderio che la maggior parte degli esseri umani porta nel cuore da molto tempo, oggi assume un nuovo senso, perché possiamo sintonizzarci come una sola voce in tutto il pianeta. Mai prima d'ora abbiamo avuto un'opportunità come questa. Questa marcia può diventare un fenomeno senza precedenti che ci colloca in un nuovo momento storico.
Da dove veniamo? Nella nostra memoria collettiva le guerre, le conquiste, le invasioni continuano ad essere il riferimento principale della nostra storia. Così si insegna nelle scuole. Si continua a elevare la violenza come massima espressione di onore e valore. Tutto questo ci ha portati a questa situazione di violenza generalizzata in cui si impone la forza distruttiva. Chi sono i paesi che decidono a livello internazionale? Quelli con il maggior potere distruttivo. Inoltre oggi tale potere si intreccia con altri: il potere militare muove quello economico, che a sua volta controlla i mezzi di comunicazione e tutti finiscono per manipolare il potere politico. Questa violenza si è affermata come un complesso intreccio che, a partire dai livelli governativi e istituzionali, si proietta su tutti gli ambiti della società.
Nel frattempo, con il progresso raggiunto per accumulazione storica, l'umanità avrebbe risorse sufficienti per fare un passo da gigante garantendo a tutti gli esseri umani cibo, acqua, assistenza sanitaria, alloggio minimo e un'educazione sufficienti e dignitosi. Con queste possibilità, le risorse si utilizzano per lo sviluppo smisurato di armi, per la militarizzazione. Questa emorragia delle risorse della società sta inoltre peggiorando la qualità della vita della classe media in tutti gli angoli del pianeta. Lasciando indietro progressivamente i settori più deboli come i giovani, i bambini, le donne e gli anziani.
La Marcia Mondiale inizia nell'anno in cui il sistema è entrato nella più grande crisi finanziaria mondiale. Tutti abbiamo sperimentato le restrizioni della recessione. Tuttavia quest'anno si è battuto nuovamente il record storico di investimenti in armamenti.
In tutto il pianeta gli scontenti aumentano. E cosa fanno i governi, in generale? Aumentano la repressione, la militarizzazione, i controlli sono sempre maggiori, fino ad estremi già insostenibili.
Non mancano menti malate di governanti e gruppi economici dell'apparato militare-industriale, il potere nell'ombra, che come uscita a questo “disordine”, che loro stessi hanno generato, vedono il confronto armato. Fanno così da secoli. La loro soluzione è “a grande crisi, grandi guerre”.
Ma oggi la cosa va oltre. Ci sono paesi che parlavano della possibilità di realizzare attacchi nucleari “controllati” nelle guerre convenzionali. Ci sono gruppi minoritari che cercano di metterci in una terza guerra mondiale. Tornare a terrorizzare nuovamente l'umanità, per mantenere la loro egemonia mondiale per altri 60 o 70 anni. Vogliono altre Hiroshima e Nagasaki per sostenere il loro potere in declino e obsoleto. Questi si dichiarano paesi civili…
Ma la storia ha le sue risorse e i suoi cambi di direzione. E allo stesso tempo convivono altre situazioni, non tutto è negativo, si stanno aprendo nuove possibilità. Oggi si respira anche aria di cambiamento nel mondo. Si torna ad assaporare la speranza del nuovo…
Ci sono migliaia di migliaia, milioni di motivi, come sono innumerevoli i morti nella storia umana, che dicono “basta”. Fermiamo definitivamente la violenza. Vogliamo un mondo senza aggressioni armate, senza invasioni, in cui si riduca la spesa militare. Spostiamo i budget militari a beneficio della società civile. Che ne ha tanto bisogno! Ridefiniamo la funzione degli eserciti verso l'aiuto alle popolazioni colpite da catastrofi, gli aiuti umanitari ecc. Basta con gli eserciti di guerra, costruiamo eserciti per la pace.
Amici, questa è una marcia senza ritorno. È una marcia che si fermerà solo quando finiranno le guerre nel mondo. È la marcia di tutti coloro che sono stanchi di tanta violenza. È una marcia che viene da molto lontano nella storia. Questa marcia è iniziata nel momento in cui un essere umano ha usato violenza su un altro. È nata in quella tribù che ne ha aggredita un'altra più debole. È iniziata quando è stata sterminata quella minoranza. Là si trovano le origini di quella violenza che si ricrea ogni giorno quando usiamo violenza contro le persone intorno a noi, quando alcuni gruppi ne discriminano altri, quando si utilizza il potere per reprimere, controllare e imporre. Quando non trattiamo gli altri come ci piacerebbe essere trattati.
Questa è una marcia che percorrerà il mondo avvertendo del grave pericolo in cui ci troviamo, ma anche annunciando che ci troviamo davanti alla possibilità di uscire finalmente dalla “preistoria umana”.
Dicendo “basta” ci mettiamo a marciare e ci piacerebbe che questa marcia non finisse mai, fino a quando le armi nucleari e le guerre non saranno sparite dalla faccia della terra.
Ci appelliamo a coloro che hanno condotto qualche lotta pacifica e nonviolenta, a tutti coloro che in qualche momento si sono ribellati contro la violenza stabilita, anche a coloro che sono stati oggetto di violenza e non hanno avuto la forza di ribellarsi, a tutti coloro che hanno visto fallire i loro ideali sociali, a tutte le buone persone del mondo, indipendentemente dalla loro provenienza e dal colore delle loro bandiere; ciò che ci unisce è il futuro.
Visiteremo i governi e le istituzioni per parlare loro di queste cose e consegneremo loro questo manifesto di cui vi leggo un frammento.
“Signori presidenti e primi ministri degli Stati Uniti d'America, della Federazione Russa, della Repubblica Popolare Cinese, della Repubblica di Francia, del Regno Unito, della Repubblica Indiana, della Repubblica Indipendente del Pakistan, della Repubblica Democratica Popolare di Corea e dello Stato di Israele:
Ricade in voi la responsabilità di questo momento in cui si decide il futuro umano. Voi sarete quelli che decideranno tra la storia e la preistoria, tra l'umanizzazione e l'animalizzazione, tra una terra per tutti o un mondo spaventato, tra una terra generosa o un deserto contaminato. Voi sarete i responsabili dell'atmosfera sociale che respireremo nei prossimi anni.
Nelle vostre politiche di difesa e di relazioni con l'estero vi chiediamo di dare priorità a:
• il disarmo nucleare a livello mondiale,
• il ritiro immediato delle truppe di invasione dei territori occupati,
• la riduzione progressiva e proporzionale delle armi convenzionali,
• la firma di trattati di non aggressione tra i paesi e
• la rinuncia dei governi a utilizzare le guerre come metodo di risoluzione dei conflitti”.
È il momento di ringraziare e ricordare tutti coloro che hanno reso possibile questa MM. In poco più di due anni, è partita da alcuni a cui si sono aggiunti altri, e altri, e altri. Così, lentamente, senza appoggio da parte dei poteri, né delle industrie, con il “bocca a bocca”, questa idea si è espansa, fino a diventare una “possibilità”, quindi si è trasformata in “certezza” che ha finito per diventare un'ispirazione per molti. Girando e rigirando è arrivata a coprire quasi 100 paesi dei pianeta. È nata dall'organizzazione umanista Mondo senza Guerre e in poco tempo si sono aggiunte centinaia, oggi migliaia di organizzazioni. Ringraziamo gli umanisti del mondo, i loro organismi e fronti di azione. Ringraziamo la rete mondiale di Sindaci per la Pace, Federico Mayor Zaragoza della Fondazione Cultura per la Pace, la Rete di Parlamentari per il Disarmo Nucleare, la Rete Abolition 2000, il gruppo SUMMIT di Premi Nobel, per citarne alcuni. Sono migliaia gli intellettuali, artisti, sportivi, che hanno aderito a questa MM insieme a presidenti, sindaci e leader spirituali. E insieme a M. Gandhi si deve ricordare anche M. Luther King, come esponenti massimi della nonviolenza. Mario Rodríguez Cobos (Silo) creatore dell'Umanesimo Universalista. Senza tutti voi questa MM non sarebbe stata possibile. Ma i grandi protagonisti di questa marcia sono le centinaia di migliaia e speriamo i milioni di persone anonime, gli “invisibili del mondo”, coloro che hanno sofferto la violenza in tutte le sue forme. Questa è la marcia di tutti coloro che non hanno mai marciato, che non si sono mai manifestati ma che pensano che sia arrivato il momento di dire basta a tanta barbarie, per la prima volta nella storia a livello mondiale.
Amici, per finire voglio citarvi un racconto che è stato di grande ispirazione e significato per molti in questa marcia:
In tempi remoti, alla ricerca di cibo e riparo quei primi abitanti si addentrarono nelle terre inospitali e sconosciute, dove lottarono contro le fiere, gli elementi e le forze della natura. Così fu per millenni. Alla fine di quella grande epoca finirono per popolare tutta la terra.
In un'altra epoca, alla ricerca di ricchezze, proprietà e avventure, alcuni popoli sottomisero altri popoli. Li massacrarono e schiavizzarono, appropriandosi dei loro beni, delle loro risorse, dei loro corpi e anche delle loro menti. Così hanno girato il mondo fino ad oggi, seminando sottomissione, fame, miseria, malattia e dolore, molto dolore.
Ma oggi arrivano tempi di rinnovamento, in cui l'essere umano torni a percorrere il pianeta terra. Non per saziare la sua fame, né per schiavizzare o rubare all'altro. Ma per tendere la mano riconoscendo il fratello, per riconciliarsi, per collaborare, per costruire le basi di una nuova cultura, di una nuova civiltà come non c'è mai stata prima sulla terra. Per costruire con decisione la nazione umana universale...
È arrivata l'epoca in cui l'essere umano ha deciso di alzarsi in piedi e confluire dalle diverse razze, credenze e generazioni, per la prima volta nella storia in un'impresa comune: una grande marcia che ha fatto il giro del mondo, muovendo la coscienza e il cuore umani…
Amici…. Marciamo e non fermiamoci fino a quando non avremo raggiunto il nostro obiettivo!
Un mondo senza guerra e senza violenza
Viva la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza!"
Rafael de la Rubia
Wellington 2 ottobre 2009
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Non Osiamo Perché Le Cose Sono Difficili; Le Cose Sono Difficili Perché Non Osiamo. - Seneca
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