Subito, tutte le associazioni e movimenti
italiani per la pace nonviolenta, si riuniscano in una conferenza propositiva
per indicare e volere dal Parlamento e dal governo la netta sostituzione della
guerra con autentiche iniziative civili di aiuto ai problemi dell'Afghanistan,
in ascolto e rispetto di quel popolo.
Che sia non solo una forte protesta di
popolo, ma anche una proposta dei migliori competenti e studiosi delle
alternative politiche di pace in luogo della guerra; una proposta morale e
politica, articolata e concreta, come quelle già fatte negli anni passati, ma
inascoltate, ed altre nuove eventuali.
Ora che verrà l'onda retorica militaristica
ed eroicizzante a seppellire quei poveri ragazzi spinti a fare la guerra,
diciamo pensieri e parole nuove, più rispettose dei morti, sia militari che
civili, e costruttive di vita giusta per tutti.
Enrico Peyretti, Torino
----- Original Message -----
Sent: Thursday, September 17, 2009 4:46
PM
Subject: [Beati] Tavola della Pace:
Afghanistan: è tempo di cambiare strada!
Morte a Kabul. Le
espressioni di cordoglio, di solidarietà e di vicinanza non bastano
più. E' giunto il tempo di cambiare strada. Pace e informazione sono due beni fondamentali
a rischio.
A seguito
della strage di Kabul, Flavio Lotti, coordinatore nazionale
della Tavola della pace ha diffuso la seguente riflessione:
"Mi
unisco al dolore dei familiari dei soldati italiani e di tutti i civili
innocenti uccisi oggi a Kabul. Non sappiamo ancora quanti sono. Di molti
non sapremo mai neanche il nome. Sappiamo solo che i loro corpi sono
stati dilaniati da una bomba nel centro della capitale dell'Afghanistan.
L'ennesima bomba per l'ennesima strage. Seduto davanti alla tastiera del
mio computer sento che nessuna parola, nessuna espressione riesce a dire
quello che i miei occhi esprimono con le lacrime. E chiudendo gli occhi,
vedo chi, proprio in questo momento sta piangendo, con disperazione, i
corpi straziati dei propri cari.
Ma non è che l'ennesima volta. E
allora sento che le espressioni di cordoglio, di solidarietà e di
vicinanza non bastano più. E mi domando: Come possiamo tollerare che
queste cose accadano? Come possiamo fingere di non sapere che queste
stragi in Afghanistan sono cosa di tutti i giorni? Che questa storia
continua da ben otto anni senza aver risolto uno solo dei problemi che
pretendeva di risolvere?
Il dolore che oggi unisce tanti
italiani ci deve spingere a fare qualcosa per fermare e non per
continuare a combattere questa guerra.
Il dibattito non può essere, ancora una volta,
sulle iniziative da assumere per aumentare la sicurezza dei nostri
soldati ma sulle iniziative che dobbiamo assumere per mettere fine a
questa guerra e per aumentare la sicurezza degli afghani. Invece di
continuare con i bombardamenti dei Tornado che fanno stragi di civili
innocenti, forse è giunto il tempo di cambiare strada.
La società
civile italiana e la Tavola della pace hanno avanzato da tempo precise
proposte sia ai responsabili della politica che al mondo
dell'informazione. Ma il silenzio è assordante.
E' tempo
che anche in Italia, come accade negli Stati Uniti e in Gran Bretagna,
si discuta in modo chiaro e aperto su quello che l'Italia e gli altri
paesi della coalizione stanno facendo in Afghanistan.
E' tempo che si faccia un
bilancio serio e rigoroso degli otto anni di guerra che ci stanno alle
spalle e del disastro che hanno provocato. E' tempo che si discuta cosa
l'Italia deve fare per aiutare gli afgani ad uscire da questa trappola
mortale. Lo deve fare immediatamente il Parlamento. Lo deve fare la
politica. Ma lo deve fare anche l'informazione e la Rai, servizio
pubblico, che non ha mai organizzato un solo serio dibattito per aiutare
gli italiani a capire cosa è accaduto, cosa sta succedendo e come si può
fare per evitare di continuare a piangere inutilmente.
Anche per
questo avremmo partecipato alla manifestazione per la libertà
d'informazione del 19 settembre e ora rinviata per la strage di Kabul.
Perché pace e informazione sono due beni fondamentali a rischio. Perché
la pace si nutre di un'informazione e di una comunicazione libera,
attenta al bene comune, vicina ai diritti e bisogni della persona e
rispettosa della sua dignità. Perché senza un'informazione di
pace non c'è neanche una politica di pace.
La manifestazione di Roma per la libertà
d'informazione che verrà presto riconvocata dovrà ricordarlo a
tutti.
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola
della pace
Perugia, 17 settembre
2009
Tavola della Pace via della viola 1 (06100)
Perugia Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337 e mail: segreteria at perlapace.it www.perlapace.it
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