Dio li perdoni



Dio perdoni chi si è ucciso per uccidere i soldati italiani.
Dio perdoni i sei soldati italiani, morti in guerra a Kabul, e li accolga nella sua pace, che noi non sappiamo coltivare sulla terra.
Dio perdoni chi li ha mandati a rischio di uccidere e morire.
Confortiamo le famiglie, condividiamo il loro dolore, che è di tutti.
Gli "esperti" stanno dicendo alla radio: "Rafforzare le nostre truppe e mezzi, impossibile il ritiro. Avanti fino alla vittoria. La Nato non può perdere".
Abbiamo già visto simili vicoli ciechi di guerra.
Gli "esperti", dal 2001 di un Bush puramente vendicativo fino ad oggi, non hanno alcuna idea alternativa alla riproduzione della violenza.
La guerra non ha ridotto il potere integralista e violento dei talebani. Le finalità dichiarate di ricostruzione e addestramento dell'Afghanistan sono evidentemente sopraffatte dalla presenza e dalle relazioni a carattere bellico.
La storia lunga e le culture delle popolazioni della regione afghana (pensiamo alla nonviolenza attiva, ispirata all' islam, di Badshah Khan e dei pashtun, nella resistenza all'impero inglese) avrebbero consentito e possono consentire ancora la ricerca di rapporti civili ed economici alternativi alla cultura e ai metodi, da ogni parte, della violenza armata.
Enrico Peyretti, 17 settembre 2009, ore 12
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