John Dugard: Due stati o apartheid?
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- Date: Thu, 27 Aug 2009 11:40:33 +0300
The Huffington Post Due Stati o Apartheid? John Dugard Presidente della Commissione indipendente di inchiesta
su Gaza 12 agosto 2009 É tempo che Israele faccia i conti con le questioni
razziali e si trasformi, proprio come hanno fatto gli Stati Uniti negli
anni 60 ed il Sud Africa negli anni 90. Il sistema legislativo duale
che predomina nella Cisgiordania occupata, favorendo i coloni ebrei a
scapito dei palestinesi, nel 21° secolo è inaccettabile. I coloni di
Israele devono decidere se attenersi al diritto internazionale,
lasciando i territori occupati o restandoci, secondo l'offerta del
primo ministro palestinese Salam Fayyad, a condizione di vivere secondo
la legge palestinese. Oggi i due Stati, con sicurezza e diritti per
israeliani e palestinesi, sono a portata di mano. Dobbiamo essere fermi
e determinati ad ottenere questo risultato con la massima celerità. Il
rinvio favorisce il gioco di chi rifiuta l'accordo e di chi vorrebbe
usare il tempo non per far avanzare la pace ma per colonizzare
ulteriormente la Cisgiordania e Gerusalemme Est, in modo da rendere
impossibile uno Stato palestinese contiguo e capace di sviluppo
economico. Se uno Stato palestinese diventa impossibile e i
palestinesi appaiono destinati ad una realtà permanente simile
all'apartheid, molti di noi che in Sud Africa hanno superato problemi
che avrebbero scoraggiato chiunque si sentiranno in obbligo di
sostenere con forza un solo Stato, basato sull'uguaglianza per tutti. E
allora decidiamo di far funzionare due Stati per due popoli nel corso
dell'amministrazione Obama. Non ho dubbi che sarò aspramente criticato perché
parlo chiaro in nome dei diritti palestinesi, della sicurezza di
Israele e della fine dell'occupazione israeliana. La retorica intorno a
questo conflitto è feroce. Mary Robinsono, a cui il 12 agosto è stata
conferita la Medaglia della Libertà, viene attualmente diffamata da
organizzazioni come l'AIPAC, la Anti-Defamation League (ADL) e
l'Organizzazione Sionista d'America, perché si esprime vigorosamente a
favore dei diritti umani palestinesi. Merita di meglio;
la Casa Bianca ha ragione a difenderla dai fautori di un Israele
immaginario, che, secondo quel che suppongono, non può compiere il male. Non è la sola. Sono sotto attacco pure il Capo dello
Staff della Casa Bianca, Rahm Emanuel, e il Consigliere Superiore,
David Axelrod. Il Primo Ministro israeliano Binyamin Netanyahu li ha
irrisi accusandoli di essere "ebrei che odiano se stessi". I coloni
israeliani si riferiscono regolarmente al Presidente Obama come a un
"kushi," termine maligno e spregiativo per indicare un nero. L'Arcivescovo Desmond Tutu, uno dei grandi leader
morali del nostro tempo, è stato accusato di “osservazioni offensive
antiebraiche e anti-israeliane” dall'Organizzazione Sionista d'America;
la scorsa settimana Abraham Foxman, dell'ADL, si è riferito a lui come
a uno che critica Israele in modo minaccioso. Questo linguaggio è la
punta dell'iceberg. L'etichetta di antisemitismo è tanto abusata da
rischiare di perdere forza, da non significare più alcunché. La prontezza della Casa Bianca a conferire a Robinson
e Tutu la Medaglia della Libertà fa sì che io mi chieda se
l'amministrazione Obama non stia inviando a queste organizzazioni il
messaggio che il Presidente non si farà intimidire, e che si manterrà
fermo nel portare avanti l'interesse nazionale americano congelando le
colonie e, più in generale, ottenendo una pace giusta in Medio Oriente. La retorica surriscaldata pro- Israele di questa
settimana espone il fanatismo dello speaker o dell'organizzazione, ma
evocare routinariamente tali etichette serve anche ad impedire a molte
brave persone dal prender parte alla costruzione
della pace israelo-palestinese. Troppi di coloro che si dichiaravano apertamente a
favore della fine dell'apartheid in Sud Africa si sono tenute ai
margini di questa disputa, temendo di essere accusate di
essere anti-ebrei, antisemiti, o ebrei che odiano se stessi. Questi
termini sono crudeli e dolorosi per coloro a cui sono indirizzati,
anche se molti sanno che li si impiegano solo come arma politica, per
ridurli al silenzio. Credo che questa tattica silenziatrice sia stata
all'opera per dilazionare la libertà palestinese. Il Presidente Obama aveva ragione, quando nel discorso
del Cairo ha dichiarato: "i Palestinesi debbono abbandonare la
violenza. Resistere con la violenza e le uccisioni è sbagliato e non
ottiene risultati. Per secoli i neri in America hanno patito
la frusta come schiavi e l'umiliante segregazione. Ma non è stata la
violenza a far sì che ottenessero pieni ed eguali diritti". Come ha
suggerito, è stata la non violenza a trionfare, promuovendo i diritti e
la giustizia in Sud Africa ed in altre lotte. Aggiungerei solo che i semi di una lotta non violenta,
forte e trasformatrice, sono in realtà già visibili, dalla Cisgiordania
alla costa di Gaza. Ho incontrato palestinesi e israeliani che mettono
regolarmente a rischio la vita per affermare in modo non violento
l'ingiustizia dell'espansionismo israeliano e della demolizione di
case. Dobbiamo forse aspettare che una nave umanitaria del
Free Gaza Movement sia affondata, o un massacro nel villaggio
palestinese di Bil'in, prima di dar rilievo al coraggio non violento di
palestinesi e israeliani che protestano contro l'assedio di Gaza e la
barriera che si impadronisce di terra, che confisca illegalmente
terreno agricolo palestinese in Cisgiordania? Già troppi giovani, per lo più palestinesi, sono stati
uccisi e mutilati a Bil'in. Il tentativo sconsiderato di Israele, di stabilire
fatti demografici a Gerusalemme Est con il cacciare famiglie
palestinesi fuori dalle loro case, non porta avanti i propri interessi
di lungo periodo, ma fa sì che sempre un maggior numero di
persone al mondo si domandino se questo Stato abbia davvero
interesse a fare la pace con i suoi vicini palestinesi. Nelle prossime settimane Israele deve scegliere se
governare indefinitamente sui palestinesi o far marcia indietro dal
sistema duale di leggi e di apartheid che, sotto la guida del Primo
Ministro Netanyahu, sembra pronto ad abbracciare. John
Dugard è professore universitario di Legge, ex relatore speciale
dell'ONU sui diritti umani nei Territori palestinesi Occupati e
presidente della Commissione indipendente di Inchiesta su Gaza. Testo originale inglese in http://www.huffingtonpost.com/john-dugard/post_356_b_258206.html?view=print#
Tradotto da Alessandra Mecozzi e Paola Canarutto |
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