Fw: Riflessione seria sul reato di clandestinità



 
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Sent: Wednesday, July 08, 2009 4:54 PM
Subject: Riflessione seria sul reato di clandestinità

Signor Presidente della Repubblica,

mi permetto di metterLe a disposizione, nel caso che non l'abbia già, questo breve articolo, steso con serietà e competenza, sul reato di clandestinità. A mia conoscenza è una delle riflessioni più serie e precise su questa decisione governativa molto preoccupante e grave per la civiltà dei diritti umani nel nostro Paese.

Con vivo ossequio

Enrico Peyretti
(segue indirizzo preciso)

 

 

Il reato di clandestinità
di Toni Ferigo

(Riflessione del responsabile dell'Area immigrazione)
 
Ingiusto perché: gli irregolari presenti in Italia quando sono entrati non hanno commesso alcun reato e però, una volta qui, non possono regolarizzarsi. Infatti, anche trovando un lavoro, quest'ultimo non può che essere "in nero". In assenza di una "sanatoria", gli irregolari non possono uscire dalla condizione di clandestinità.
In anni passati si usavano i "decreti flussi" decisi ogni anno; ciò permetteva di regolarizzare coloro i cui datori di lavoro desideravano mettere in regola dopo averli "provati" in nero. In altre parole, si faceva finta che un datore di lavoro volesse assumere una persona chiamandola dal suo Paese di origine, anche se in realtà da anni si trovava in Italia dove lavorava  in nero. Con la Bossi-Fini si era anche abolita la possibilità di "invitare con garanzia" (attraverso lo sponsor) un cittadino straniero. Insomma, oggi in Italia si entra regolarmente solo se un datore di lavoro si impegna ad assumere uno sconosciuto....
Da quasi due anni il governo non emana decreti flussi, le domande presentate nel 2007 devono ancora ottenere risposta. Ecco come si è fatto aumentare il fenomeno della clandestinità.

Inutile perché: trovato un clandestino si dovrebbe fare un processo davanti al giudice di Pace, si dovrebbe far pagare una multa, si dovrebbe trattenere il clandestino in un Centro e poi accompagnarlo nel suo Paese. Gli irregolari in Italia sono circa un milione, moltissimi sono noti alle forze dell'ordine, ne fermeranno 100, 200 mila? Quante multe saranno davvero pagate? Quanti processi (esame di incostituzionalità)? Quanti posti da creare nei Centri di espulsione?

Intollerabile perché: un effetto il provvedimento lo produrrà. Farà paura soprattutto ai clandestini onesti. Saranno questi infatti a rischiare la perdita di servizi anche minimi che oggi comunque hanno, per la salute, per la scuola dei figli, la possibilità di movimento senza paura. Se lavorano per datori di lavoro senza scrupoli saranno più ricattabili. Lo stesso per proprietari di casa. Insomma, saranno i più deboli e onesti a rischiare e pagare di più.

Pericoloso perché: il rischio è che i clandestini si nascondano sempre di più e che nascano organizzazioni di servizi clandestini per la sanità, per la scuola, per la sicurezza; e che in queste organizzazioni (già esistenti in qualche comunità straniera) si infili la malavita. Certamente queste norme del "pacchetto sicurezza" regalano un milione di potenziali clienti a servizi privati. Le mafie ringraziano!

Dannoso perché: diffonde la falsa idea che gli immigrati irregolari siano pericolosi, da cui difendersi e di cui diffidare; fra gli immigrati semina paura e diffidenza, la sensazione di essere malvisti e addirittura odiati. Insomma, si genera un clima di reciproco sospetto che produrrà solo cattivi frutti.

Ma chi è il clandestino?
E' una persona che nella stragrande maggioranza dei casi è venuto in Europa per lavorare onestamente, che ha cercato e cerca di regolarizzarsi, ma non riesce a farlo perché le nostre leggi non glielo permettono. La sua massima aspirazione è proprio quella di essere in regola, poter camminare per strada senza paura di essere fermato, di poter portare qui la famiglia, oppure di poter tornare al Paese con qualche risparmio per lavorare e vivere nella sua terra. E' uno che sta male ogni volta che sente che un connazionale ha combinato un reato, un delitto. Ha paura che pensiamo male di lui. Non ha molti amici, spesso si sente osservato, guardato male, con diffidenza, ha paura di essere giudicato male.

Perché fermare gli sbarchi a Lampedusa?
Ogni anno (da vent'anni) entrano in Italia almeno 100 mila immigrati. Negli ultimi anni sono quasi tutti clandestini (esclusi i pochi ricongiungimenti familiari). A Lampedusa ne arrivano poche migliaia, gli altri entrano dalle frontiere di terra (da Ventimiglia a Trieste) o di cielo (aereoporti), o di altri mari (nascosti in camion su traghetti).
Alcuni entrano con visto (che lasceranno scadere diventando irregolari) o senza visto.
Lampedusa è una goccia.
Lampedusa è il posto di arrivo dei più disperati che scappano da guerre e persecuzioni (Somalia, Eritrea, Etiopia, Darfur, Sudan).
Lampedusa non è certo il posto di arrivo di malintenzionati desiderosi di vivere di crimine.
Lampedusa però è il posto ideale per far vedere i muscoli (loro sono deboli e indifesi), per far credere che ci invadano (arrivano a centinaia e si vedono) per far credere che è lì che si ferma l'entrata di clandestini (anche se la maggioranza che entra non passa da Lampedusa e non si vede)

Ma hanno tutti diritto d'asilo?
Certamente no, ma se non si consente loro nemmeno di chiederlo e raccontare la loro storia, non si saprà chi si respinge. Gli ultimi respingimenti sono avvenuti esattamente così.

Ma un Paese avrà ben il diritto di respingere...
Un conto è respingere uno che viene dalla Svizzera, o dal Marocco, o dal Senegal, una cosa completamente diversa è respingere chi viene dal Darfur, dalla Somalia, dall'Iran, dall'Afghanistan. Chi scappa da guerre e persecuzioni non può essere respinto. Un conto è rimandare un iraniano in Svizzera o in Francia, un altro è rimandarlo in Iran o in Libia.
Secondo la convenzione di Ginevra, accettata dall'Italia, il Paese che respinge deve accertarsi che la persona respinta non corra rischi per la sua vita e i suoi diritti umani a causa del respingimento: questo principio è stato violato dal nostro governo.

Ma dietro gli sbarchi ci sono organizzazioni criminali
Certo, ma il modo di combatterle non è quello di rimandare chi fugge nelle loro braccia. Chi fugge può essere un prezioso collaboratore, una persona che dà notizie su percorsi, luoghi dove si incontrano le organizzazioni criminali, modi, tariffe, complicità, ecc. Se davvero si vogliono combattere le organizzazioni della tratta occorre allearsi con le vittime e non punirle a nostra volta.

Toni Ferigo