Signor Presidente
della Repubblica,
mi permetto di
metterLe a disposizione, nel caso che non l'abbia già, questo breve articolo,
steso con serietà e competenza, sul reato di clandestinità. A mia conoscenza è
una delle riflessioni più serie e precise su questa decisione
governativa molto preoccupante e grave per la civiltà dei diritti umani nel
nostro Paese.
Con vivo
ossequio
Enrico Peyretti
(segue
indirizzo preciso)
Il reato di
clandestinità
di Toni Ferigo
(Riflessione del responsabile
dell'Area immigrazione)
Ingiusto perché: gli
irregolari presenti in Italia quando sono entrati non hanno commesso alcun reato
e però, una volta qui, non possono regolarizzarsi. Infatti, anche trovando un
lavoro, quest'ultimo non può che essere "in nero". In assenza di una
"sanatoria", gli irregolari non possono uscire dalla condizione di
clandestinità.
In anni passati si usavano i "decreti flussi" decisi ogni
anno; ciò permetteva di regolarizzare coloro i cui datori di lavoro desideravano
mettere in regola dopo averli "provati" in nero. In altre parole, si faceva
finta che un datore di lavoro volesse assumere una persona chiamandola dal suo
Paese di origine, anche se in realtà da anni si trovava in Italia dove
lavorava in nero. Con la Bossi-Fini si era anche abolita la possibilità di
"invitare con garanzia" (attraverso lo sponsor) un cittadino straniero. Insomma,
oggi in Italia si entra regolarmente solo se un datore di lavoro si impegna ad
assumere uno sconosciuto....
Da quasi due anni il governo non emana decreti
flussi, le domande presentate nel 2007 devono ancora ottenere risposta. Ecco
come si è fatto aumentare il fenomeno della clandestinità.
Inutile
perché: trovato un clandestino si dovrebbe fare un processo davanti al giudice
di Pace, si dovrebbe far pagare una multa, si dovrebbe trattenere il clandestino
in un Centro e poi accompagnarlo nel suo Paese. Gli irregolari in Italia sono
circa un milione, moltissimi sono noti alle forze dell'ordine, ne fermeranno
100, 200 mila? Quante multe saranno davvero pagate? Quanti processi (esame di
incostituzionalità)? Quanti posti da creare nei Centri di espulsione?
Intollerabile perché: un effetto il provvedimento lo produrrà.
Farà paura soprattutto ai clandestini onesti. Saranno questi infatti a rischiare
la perdita di servizi anche minimi che oggi comunque hanno, per la salute, per
la scuola dei figli, la possibilità di movimento senza paura. Se lavorano per
datori di lavoro senza scrupoli saranno più ricattabili. Lo stesso per
proprietari di casa. Insomma, saranno i più deboli e onesti a rischiare e pagare
di più.
Pericoloso perché: il rischio è che i clandestini si
nascondano sempre di più e che nascano organizzazioni di servizi clandestini per
la sanità, per la scuola, per la sicurezza; e che in queste organizzazioni (già
esistenti in qualche comunità straniera) si infili la malavita. Certamente
queste norme del "pacchetto sicurezza" regalano un milione di potenziali clienti
a servizi privati. Le mafie ringraziano!
Dannoso perché: diffonde
la falsa idea che gli immigrati irregolari siano pericolosi, da cui difendersi e
di cui diffidare; fra gli immigrati semina paura e diffidenza, la sensazione di
essere malvisti e addirittura odiati. Insomma, si genera un clima di reciproco
sospetto che produrrà solo cattivi frutti.
Ma chi è il
clandestino?
E' una persona che nella stragrande maggioranza dei casi è
venuto in Europa per lavorare onestamente, che ha cercato e cerca di
regolarizzarsi, ma non riesce a farlo perché le nostre leggi non glielo
permettono. La sua massima aspirazione è proprio quella di essere in regola,
poter camminare per strada senza paura di essere fermato, di poter portare qui
la famiglia, oppure di poter tornare al Paese con qualche risparmio per lavorare
e vivere nella sua terra. E' uno che sta male ogni volta che sente che un
connazionale ha combinato un reato, un delitto. Ha paura che pensiamo male di
lui. Non ha molti amici, spesso si sente osservato, guardato male, con
diffidenza, ha paura di essere giudicato male.
Perché fermare gli
sbarchi a Lampedusa?
Ogni anno (da vent'anni) entrano in Italia almeno
100 mila immigrati. Negli ultimi anni sono quasi tutti clandestini (esclusi i
pochi ricongiungimenti familiari). A Lampedusa ne arrivano poche migliaia, gli
altri entrano dalle frontiere di terra (da Ventimiglia a Trieste) o di cielo
(aereoporti), o di altri mari (nascosti in camion su traghetti).
Alcuni
entrano con visto (che lasceranno scadere diventando irregolari) o senza
visto.
Lampedusa è una goccia.
Lampedusa è il posto di arrivo dei più
disperati che scappano da guerre e persecuzioni (Somalia, Eritrea, Etiopia,
Darfur, Sudan).
Lampedusa non è certo il posto di arrivo di malintenzionati
desiderosi di vivere di crimine.
Lampedusa però è il posto ideale per far
vedere i muscoli (loro sono deboli e indifesi), per far credere che ci invadano
(arrivano a centinaia e si vedono) per far credere che è lì che si ferma
l'entrata di clandestini (anche se la maggioranza che entra non passa da
Lampedusa e non si vede)
Ma hanno tutti diritto
d'asilo?
Certamente no, ma se non si consente loro nemmeno di chiederlo e
raccontare la loro storia, non si saprà chi si respinge. Gli ultimi
respingimenti sono avvenuti esattamente così.
Ma un Paese avrà ben il
diritto di respingere...
Un conto è respingere uno che viene dalla
Svizzera, o dal Marocco, o dal Senegal, una cosa completamente diversa è
respingere chi viene dal Darfur, dalla Somalia, dall'Iran, dall'Afghanistan. Chi
scappa da guerre e persecuzioni non può essere respinto. Un conto è rimandare un
iraniano in Svizzera o in Francia, un altro è rimandarlo in Iran o in
Libia.
Secondo la convenzione di Ginevra, accettata dall'Italia, il Paese che
respinge deve accertarsi che la persona respinta non corra rischi per la sua
vita e i suoi diritti umani a causa del respingimento: questo principio è stato
violato dal nostro governo.
Ma dietro gli sbarchi ci sono
organizzazioni criminali
Certo, ma il modo di combatterle non è quello di
rimandare chi fugge nelle loro braccia. Chi fugge può essere un prezioso
collaboratore, una persona che dà notizie su percorsi, luoghi dove si incontrano
le organizzazioni criminali, modi, tariffe, complicità, ecc. Se davvero si
vogliono combattere le organizzazioni della tratta occorre allearsi con le
vittime e non punirle a nostra volta.
Toni
Ferigo