Kant e Bobbio: diritto di fuga



Un'opinione del prof. Kant di Koenigsberg
 
Un vecchio brocardo recita che ogni essere umano ha diritto a difendere la propria vita, e che in un mondo in cui in tante aree la vita di chi vi risiede e' messa in pericolo da fame, guerre e ogni genere di disastri e persecuzioni, a tutti gli esseri umani appartiene il diritto di allontanarsi dall'area del disastro per porsi in salvo, ed a tutti e' quindi dato di recarsi ovunque sul pianeta che e' di tutti in cerca di un luogo ove la propria vita non sia minacciata.
[Nota - Norberto Bobbio ricordava questo diritto nel 1989, quando le fughe dalla Germania orientale, DDR, divennero un'ondata che riuscì ad abbattere il Muro, e lo chiamava "diritto di fuga"].
Come amiamo ripetere sovente, gia' oltre un paio di secoli fa (per
l'esattezza nel giustamente celebre opuscolo Zum ewigen Frieden - Per la
pace perpetua - del 1795) l'illustre filosofo Immanuel Kant chiari' che ogni
essere umano ha diritto a muoversi su tutto il pianeta, e che questo diritto
non puo' essere negato ad alcuno.
Scrive Kant a illustrazione del "terzo articolo definitivo per la pace
perpetua": "non e' questione di filantropia ma di diritto, e in tal senso
ospitalita' significa il diritto di ogni straniero a non essere trattato
ostilmente quando arriva in un territorio altrui. Puo' esserne allontanato,
se con cio' non gli si reca nessun danno; ma non si deve agire ostilmente
contro di lui, finche' si comporta in modo pacifico".
E prosegue, questo buon signore: "A causa della forma sferica di tale
superficie [del pianeta Terra - ndr -], infatti, gli uomini non possono
disperdersi all'infinito, e sono quindi costretti in definitiva a
sopportarsi gli uni accanto agli altri, senza che nessuno abbia pero'
originariamente piu' diritto di un altro su una porzione della terra".
Detto magnificamente, in verita'.
Se a questo aggiungiamo la banale ma nondimeno veritiera ed ineludibile
considerazione che le condizioni di invivibilita' del sud del mondo
dipendono in buona sostanza ed in larga misura proprio dalla rapina e dal
dominio su cui si fonda il privilegio e lo sperpero consumistico del nord
del mondo, ne discende a maggior ragione come palese sia che nessuna
obiezione ne' morale, ne' filosofica ne' giuridica possa farsi al movimento
migratorio degli esseri umani in fuga dalla miseria e dalla violenza che nei
loro paesi la dominazione di cui noi siamo i beneficiari ha recato. Anzi: da
cio' occorre trarre ammaestramento per contrastare questa iniquita', ed
insieme all'umanita' intera lottare per far cessare queste condizioni di
somma ingiustizia, nel frattempo, hic et nunc, accogliendo e soccorrendo le
vittime di essa.
La proposta di ingressi legali in Italia per tutte le persone che qui
vogliono venire alla ricerca di una vita migliore e' quindi giusta e
doverosa, in punto di diritto e in punto di fatto, e la realizzazione di un
servizio di trasporto publbico e gratuito per le persone che piu' ne hanno
diritto e bisogno anche.
Continuare a perdere tempo, perseverando nelle attualmente dominanti
politiche inique, insensate, criminali e criminogene, significa far morire
altri esseri umani.
Peppe Sini, in "La nonviolenza è in cammino" n. 439 del 2002