[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Rminder Danza per Gaza e Newsletter Palestina n.10
- Subject: Rminder Danza per Gaza e Newsletter Palestina n.10
- From: Marino <marino222 at virgilio.it>
- Date: Fri, 15 May 2009 14:26:27 +0200
-------- Messaggio Originale -------- Da: Assopace Jerusalem <jerusalem at assopace.org> Sguardo sul Medio Oriente -- Un Ponte Per -- Assopace Roma In collaborazione con i ballerini di Al Kenz Ballet -- Culto del Ritmo -- Badu Bros /Presentano/ *16 e 17 maggio 2009* *Ore 20.30* *RAQS ROMA* */Danza orientale per Gaza/* /...un viaggio da Casablanca a Beirut tra danza, musica, ritmi e tradizioni/ /in due serate di *beneficenza per il FREE GAZA MOVEMENT *per la popolazione palestines/ - Introduzione di *W. Dahmash* (Gazzella onlus) - Con la compagnia di *danza orientale "Al-Kenz Ballet"* e allieve - *Special di* *break dance* "BREAK THE SIEGE" a cura di "Badu Bros" e "Culto del Ritmo" (coreografie di A.Pangrazi) - Regia di P. Elias Nemer Angolo tradizionale con the e dolcetti offerti dai ristoranti: Beirut (via dei condottieri 6) & Shawarma Oriental (via merulana 271) Sottoscrizione 10euro *Teatro del sogno*, via Lucrino 51, Roma (quartiere africano) *Info prevendita*: 3494588172 - 3333918912 sguardosulmedioriente at gmail.com <mailto:sguardosulmedioriente at gmail.com> *Punti prevendita*: *Libreria Orientalia* (via Cairoli 63 -- p.zza Vittorio) *Papyrus Cafe* (Via dei lucchesi- Fontana di Trevi) * Vineria 08* (Via G. Da Mogliano 21 - pigneto) *** *Raqs Roma AFTERPARTY* *Domenica 17* *ore 22.30 (dopo lo spoettacolo)* */Super arab selecta: /* */rai, rai'n', pop, reggae, rap, gnawa, traditional music & more /* Presso l'HORUS LIBERATO p.zza sempione 12 ingresso 5 EUR www.sguardosulmedioriente.it <http://www.sguardosulmedioriente.it/> www.unponteper.it <http://www.unponteper.it/> www.assopace.org <http://www.assopace.org/> *NEWS n.10* *...tutte le notizie da Israele e Palestina della settimana * _* In breve...*_ . *Politica interna palestinese*: secondo quanto annunciato dal Presidente Abbas, un nuovo governo sarà formato nelle prossime ore. Sarà composto da 24 ministri, includendo alcuni dimissionari e uomini d'affari del settore privato e membri delle diverse fazioni dell'OLP. Il Fronte popolare di Liberazione della Palestina (PFLP) ha rifiutato di prenderne parte dal momento che nessun accordo -che metta fine alla frattura tra Hamas e Fatah- è stato ancora raggiunto. (Principali agenzie stampa) . Il presidente Abbas ha anche annunciato che la 6 Conferenza di fatah, si terrà il primo luglio e vedrà la partecipazione di 1200 partecipanti, sottolineando che la conferenza non si terrà se Israele impedirà ai partecipanti da Gaza di arrivare in Westbank. _*Segnalazioni...*_ . E' disponibile (in inglese) sul sito http://www.ochaopt.org/OCHA, un interessante rapporto dell'OCHA (agenzia delle Nazioni Unite) sulla situazione di Gerusalemme Est, dal titolo "The planning crisis in East Jerusalem -- Understanding the phenomenon of "illegal" construction". . E' uscito il primo volume dei "Quaderni storici sulla Palestina": "Nakba. La tragedia del 1948". Il libro, pubblicato in questi giorni dalle edizioni al Hikma di Imperia, è a cura di Angela Lano e Jacopo Falchetta, con la collaborazione storico-iconografica dell'arch. Mohammad Hannoun, dell'Api - Associazione palestinesi in Italia. Per richiederlo: www.infopal.it . E' partito ieri dal porto di Genova, diretto ad Alessandria d'Egitto e poi nella Striscia di Gaza assediata, il cargo della Carovana "Hope" promossa dall'European Campaign to end the siege on Gaza. Il convoglio è composto da 40 automezzi provenienti da tutta Europa e porterà medicinali, stampelle, carrozzelle, lettighe, ambulanze - secondo una lista redatta dal ministro della Sanità di Gaza. (Fonte www.infopal.it) _* ARTICOLI *_ _*Da Israele... *_*"Israele sa che la pace proprio non paga"* di Amira Hass (per il quotidiano Haaretz) 11 maggio 2009 I governi che si sono succeduti dal 1993 dovevano certo essere consapevoli dei loro atti, quando non avevano alcuna fretta di fare la pace con i palestinesi. Come rappresentanti della società israeliana, avevano capito che questa apporterebbe un notevole danno agli interessi nazionali *Danni economici* L'industria della sicurezza è un settore importante dell'export: armi, munizioni e modifiche migliorative, testati quotidianamente a Gaza e in Cisgiordania. Il processo di Oslo - negoziati che non avrebbero mai dovuto finire - ha permesso a Israele di scrollarsi di dosso lo status di potenza occupante (con l'obbligo di assistere la popolazione occupata) e di trattare i territori palestinesi come entità indipendenti. Vale a dire, di impiegare le armi e le munizioni in quantità che non avrebbe altrimenti usato contro i palestinesi dopo il 1967. Proteggere le colonie richiede un costante sviluppo di dispositivi di sicurezza, di sorveglianza e di deterrenza, quali barriere, blocchi stradali, impianti elettronici di controllo, telecamere e robot. Nel mondo sviluppato, questi dispositivi sono all'avanguardia; servono alle banche, alle aziende ed ai quartieri lussuosi accanto alle baraccopoli ed alle enclave etniche, dove vanno represse le rivolte. La creatività collettiva in ambito securitario è resa fertile da uno stato di frizione costante fra la maggior parte degli israeliani ed una popolazione definita come ostile. Una condizione di conflitto armato a bassa intensità, e qualche volta ad alta, avvicina vari temperamenti israeliani: i rambo, i maghi del computer, le persone con grandi abilità manuali, gli inventori. Se ci fosse la pace, le occasioni di incontrarsi si ridurrebbe molto. *Danni professionali* Mantenere l'occupazione ed uno stato di non-pace dà lavoro a centinaia di migliaia di israeliani. Nel settore della sicurezza lavorano circa in 70mila. Ogni anno, terminano il servizio militare in decine di migliaia, con competenze specifiche oppure un doppio lavoro appetibile. Per migliaia di persone la carriera principale si connette alla sicurezza: militari di professione, operatori dello Shin Bet, consulenti esteri, mercenari, trafficanti di armi. La pace mette quindi in pericolo la carriera ed il futuro professionale di uno strato importante e prestigioso di israeliani, strato che ha un'importante influenza sul governo. *Danni alla qualità di vita* Un accordo di pace richiederebbe un'equa distribuzione di risorse idriche in tutto il Paese (dal Giordano al mare), indipendentemente dalla desalinizzazione dell'acqua di mare e da tecniche di risparmio idrico. Anche adesso è difficile per gli israeliani abituarsi a risparmiare l' acqua per la siccità. Non è difficile immaginare quanto traumatico sarebbe un abbattimento del consumo idrico, per rendere equa la distribuzione. *Danni al welfare* Come gli ultimi 30 anni hanno dimostrato, gli insediamenti prosperano mentre si riduce il welfare. Offrono alla gente comune quello che il salario non permetterebbe nell'Israele riconosciuta entro i confini del 4 giugno 1967: terreni a basso costo, case grandi, sovvenzioni, sussidi, vasti spazi aperti, panorama, una rete migliore di comunicazioni stradali ed un sistema scolastico di qualità. Finanche per quegli ebrei israeliani che non si sono trasferiti lì, le colonie illuminano l'orizzonte, come possibilità di migliorare lo status sociale ed economico. Questa opzione è molto più realistica delle vaghe promesse di miglioramenti in tempo di pace, situazione questa ignota. La pace ridurrà anche, se non cancellerà completamente, il pretesto della sicurezza per discriminare i palestinesi israeliani - nella distribuzione della terra, nelle risorse per lo sviluppo, nell'istruzione, all'impiego nella sanità e nei diritti civili (quali il matrimonio e la cittadinanza). Chi si è abituato al privilegio in un sistema basato sulla discriminazione etnica vede l'abolirla come una minaccia al proprio benessere. /(Tradotto da Paola Canarutto e Carlo Tagliacozzo) / _*Dall'Italia...*_ *"Intervista a Vittorio Arrigoni" -- realizzata da INFOPAL* /Vittorio Arrigoni, volontario dell'Ism - International solidarity movement, vive a Gaza da circa un anno, ed è stato testimone diretto nei ventidue giorni (27 dicembre - 18 gennaio) di "Piombo Fuso". Vittorio ha pubblicato per il Manifestolibri, "Gaza, restiamo umani", il diario delle settimane di bombardamenti contro la Striscia. / Gli abbiamo rivolto alcune domande. *L'esercito israeliano si è auto-assolto, dopo aver portato a termine cinque "indagini". Queste sono le sue conclusioni: "Durante i combattimenti di Gaza, le forze di difesa israeliane hanno operato in accordo con le leggi internazionali". Le uccisioni di civili inermi sono state definite "incidenti operativi". Come commenta questi fatti?* Li commento come ha recentemente fatto Amnesty International, stroncando queste conclusioni per mancanza di credibilità. Secondo Amnesty "/è responsabilità di coloro che hanno effettuato bombardamenti, attacchi di artiglieria e di altro tipo, provare che queste aggressioni erano veramente rivolte a obiettivi militari legittimi; non è compito delle vittime provare che non erano coinvolte in attività di combattimento. Ad oggi le informazioni fornite dall'esercito non hanno dimostrato niente. L'indagine dell'esercito israeliano non sostituisce l'inchiesta completa, indipendente e imparziale di cui c'è bisogno/". Prima di Amnesty International, era stato un rapporto pubblicato dall'ong Human Right Watch (Hrw), a porre l'accento sui crimini di guerra israeliani, per le armi usate e per la condotta adottata dal suo esercito nel corso dell'offensiva di gennaio a Gaza, in particolare sull'uso di ordigni al fosforo bianco. Se non bastasse, durante il massacro ricordo fu la Croce Rossa Internazionale a levare la sua voce per denunciare la violazione dei diritti umani di feriti e paremedici palestinesi. Alla fine li hanno ascoltati anche all'interno d'Israele: l'organizzazione umanitaria israeliana "Dottori per i diritti umani" (Phr) ha denunciato che nell'operazione Piombo fuso l'esercito israeliano "ha violato i codici etici...per aver attaccato personale medico; aver danneggiato strutture sanitarie e aver colpito indiscriminatamente civili non coinvolti nelle operazioni". Tsahal (l'esercito israeliano), prosegue Phr, "non solo non ha consentito l'evacuazione delle famiglie palestinesi assediate e ferite, ma ha anche impedito alle squadre palestinesi di soccorso di raggiungere i feriti". In particolare 16 membri del personale medico palestinese sono rimasti uccisi durante i combattimenti e altri 25 sono rimasti feriti mentre prestavano i soccorsi alla popolazione. Nonostante il ministro della Difesa Ehud Barak continui a definire l'esercito israeliano come "il più morale del mondo", Israele ha rifiutato di cooperare con la missione di accertamento dei fatti disposta dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu, guidata dal giudice Richard Goldstone, il quale ha chiaramente espresso l'intenzione di indagare sulle violazioni al diritto internazionale commesse da tutte le parti in causa nel conflitto che ha avuto luogo a Gaza e nel sud di Israele. Non mi sorprendo. Una vera democrazia è in grado di processare il suo esercito per crimini di guerra. Israele chiaramente non è una democrazia compiuta. *L'Europa si è già dimenticata del genocidio nella Striscia di Gaza, lo hanno dimostrato le defezioni alla Conferenza contro il Razzismo, a Durban. Che opinione si è fatto di questi avvenimenti e del clamore suscitato?* Per via che la bozza del testo finale della conferenza Onu sul razzismo, tenutasi poi a Ginevra, conteneva accuse durissime contro Israele, la conferenza è stata boicottata da Stati Uniti, Canada, Italia, Olanda, Polonia, e ultima ad annunciare la defezione, anche la Germania. A quanto pare c'è una parte di Occidente che ritiene giusto continuare a far pagare l'irrisarcibile prezzo dell'Olocausto ai non colpevoli palestinesi. Cosa conteneva di così scandaloso quella bozza? Accusava Israele "per la sua violazione dei diritti umani internazionali, i crimini contro l'umanita' e una forma contemporanea di apartheid". Esattamente ciò che ripetono da anni inascoltati i premi Nobel Nelson Mandela, Desmond Tutu, Jimmy Carter, Wole Soyinka e José Saramago. Mica dei Frattini qualsiasi... Poco importa, una conferenza più partecipata e una più forte presa di posizione contro Israele di quella finale poi edulcorata dalla Nazioni Unite, non avrebbe cambiato di una virgola la situazione. Dal 1948 sino oggi, Israele ha sempre ignorato radicalmente il diritto internazionale e ha esercitato la sua sovranità in modo assolutamente arbitrario, sostenuta dagli Stati Uniti, che in sede di Consiglio di Sicurezza, hanno sempre coperto i crimini israeliani con il loro diritto di veto. Contando anche su un'ampia complicità di di stati europei, Israele può tranquillamente ignorare il diritto internazionale perché è come gli Stati Uniti, legibus soluta, al di sopra della legge. Per cui un massacro di civili come quello subito a Gaza è puro esercizio della sua routine criminale. I*l suo libro è una testimonianza forte, un'istantanea dei 22 giorni di massacri israeliani contro la Striscia. Come vive ora? Cosa prova e come sta la gente di Gaza? * Il piombo non è più fuso ma continua ancora a piombarci addosso a intervalli regolari. L'altro giorno, due minatori palestinesi uccisi dai bombaramenti israeliani su Rafah, e i contadini sono quotidianamente presi di mira dai cecchini mentre lavorano al confine (vedi video). Ogni mattina presto mi svegliano, qui davanti al porto, i colpi di mitragliatrice della marina israeliana che impedisce ai pescherecci palestinesi di andare poche miglie oltre la loro costa. Qui a Gaza è morta la speranza, sembra di vivere nell'intervallo fra una tragedia e l'altra, non si sono ancora dissipati i fantasmi, i traumi dell'ultimo massacro, che nuovi lutti (oltre la sofferenza dell'assedio) si annunciano a breve. A quanto pare l'esercito israeliano si sta esercitando per una nuova carneficina, data per imminente. *Qual è la sua impressione dei recenti dialoghi interpalestinesi al Cairo? Inoltre, come viene considerata attualmente Hamas tra la popolazione locale?* I continui rimandi a un accordo fra le varie fazione certo non fanno bene al morale di una popolazione che vorrebbe unità nazionale, innanzitutto. Ma la domanda sorge spontanea, Israele è chiaro che continuerà a non riconoscere un governo palestinese presieduto anche solo in coalizione da Hamas, quale sarà allora la risposta della comunità internazionale? Mi auguro non si continui a boicottare il partito islamico, che ricordo è uscito vincitore da elezioni libere e democratiche. Per quanto riguarda la popolarità dell'attuale governo, la settimana scorsa Hamas ha perso le elezioni svoltesi all'interno dell'unione dei lavoratori dell'Unrwa (diecimila dipendenti), dopo molti anni in cui usciva vincente. Ciò lascia intravedere un calo dei consensi nella popolazione di Gaza, a mio avviso fisiologico come per qualsiasi altro governo in carica. *Quando ritornerà in Italia?* Il mese prossimo proveranno ad attraccare al porto qui di fronte a dove vivo 8 imbarcazioni del Free Gaza Movement, cariche di aiuti umanitari, attivisti e premi Nobel per la pace. Se la marina israeliana non si macchierà di pirateria come sua abitudine, potrebbero essere per me la possibilità di fuoriuscire da questa immensa prigione a cielo aperto. Certo non mi è facile lasciare Gaza e i suoi civili in una situazione peggiore di come l'ho incontrata, specie alla vigilia di un possibile nuovo attacco israeliano, possibilmente questa volta senza scomodi testimoni internazionali. (Fonte Infopal) *"Piombo Fuso", l'Onu chiede rimborso milionario a Israele"* di Andrea Dessi* Le conclusioni di una recente inchiesta presentata al segretario-generale dell'Onu Ban Ki-Moon accusano l'esercito israeliano di "negligenza" e di avere infranto "la inviolabilità delle proprietà delle Nazioni Unite" durante le tre settimane di conflitto a Gaza. Allo Stato ebraico viene chiesto inoltre di riconoscere i suoi errori e di risarcire l'Onu per i danni procurati ai suoi operatori e alle sue proprietà presenti nella Striscia. Il rapporto, di cui è stato reso pubblico solo un riassunto delle 184 pagine presentate martedì 5 maggio, si è concentrato su nove casi in cui varie strutture appartenenti alle Nazioni Unite, quali scuole, cliniche mediche e il magazzino centrale contenente gli aiuti umanitari dell'Unrwa, hanno riportato seri danni. Di questi nove casi il rapporto Onu ha concluso che in sei circostanze il principale colpevole per i danni procurati è lo Stato israeliano, che quindi viene accusato di avere preso misure "inadeguate" per la protezione delle attività delle Nazioni Unite a Gaza. Nei rimanenti due casi investigati durante l'inchiesta, in uno le colpe vengono attribuite alle azioni di Hamas mentre nell'altro non si e potuto stabilire alcuna responsabilità. In almeno una delle circostanze sotto investigazione, il bombardamento del 15 gennaio del principale magazzino appartenente all'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), il rapporto, che in questa occasione ha anche documentato l'uso di bombe al fosforo bianco che oltre ad aver incenerito tonnellate di aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza ha anche causato il ferimento grave di almeno tre persone, descrive come "negligenza" le azioni dell'esercito israeliani (Idf) che viene inoltre accusato di "sconsideratezza" nel uso della forza. Un secondo caso investigato durante l'inchiesta guidata da Briton Ian Martin, ex direttore di Amnesty International che di recente è rientrato dalla sua nomina come inviato Onu in Nepal, è stato il bombardamento nelle vicinanze di una scuola gestita dall'Unrwa a Gaza, dove hanno perso la vita 30-40 civili che si trovavano nei pressi della struttura sperando di fuggire ai raid aerei israeliani. Quell'occasione fu scenario di reciproche accuse tra il governo di Tel Aviv e le Nazioni Unite dopo che l'esercito israeliano rilasciò un comunicato in cui giustificava il bombardamento della zona con la dichiarazione che Hamas stava operando nelle vicinanze della scuola; dichiarazione che venne subito smentita dagli operatori delle Nazioni Unite che si trovavano sul posto, e che il rapporto Onu rilasciato martedì descrive come "bugie [che causano] rammarico". Il testo del rapporto, riportato in un articolo dell'Associated Press, anche in questo caso accusa Israele di "non aver mantenuto un'adeguata distanza di sicurezza tra l'obbiettivo [del bombardamento] e la scuola", puntando inoltre, in una nota accusatoria, sul fatto che Israele non abbia mai "ritirato in maniera pubblica e adeguata" la dichiarazione riguardante la presenza di alcuni militanti di Hamas nelle vicinanze dell'edificio. Le Nazioni Unite esigono "una ammissione formale da parte del governo israeliano" che le proprie dichiarazioni riguardanti la presenza di palestinesi armati all'interno della scuola "sono una falsità", legge una delle raccomandazioni contenute nel testo finale del rapporto. Rispondendo a questa richiesta, il presidente israeliano Shimon Peres, citato dal giornale Haaretz, afferma che "Israele non ritirerà le proprie dichiarazioni perche le accuse contro Israele sono ingiuste". Le conclusioni del rapporto Onu, il cui scopo era limitato ad una investigazione sulle cause dei danni provocati alle strutture delle Nazioni Unite presenti nella Striscia, vengono formulate in undici raccomandazioni presentate dal comitato investigativo al segretario-generale Ban Ki-Moon, che ha però precisato che non si tratta di un "documento legale" ma semplicemente di un rapporto "interno dell'Onu". Nel rapporto finale infatti l'ultimo delle undici raccomandazioni richiede che venga autorizzata un ulteriore inchiesta che possa, in maniera imparziale, "investigare le accuse di violazione del diritto umanitario internazionale" con un'autorità legale e quindi più vincolante. Tale richiesta però è stata ignorata dal segretario-generale dell'Onu che ha invece dichiarato di non aver "pianificato ulteriori inchieste", suscitando le proteste di molti che lo accusano di aver ceduto alle pressioni d'Israele; pressioni che secondo il giornale israeliano Haaretz miravano a diluire se non addirittura seppellire l'intero testo del rapporto. Sebbene Ban Ki-Moon non abbia autorizzato un ulteriore indagine riguardo le accuse di crimini di guerra o le violazione dei diritti umani durante il conflitto a Gaza, non vi è stata nessuna menzione riguardo un'altra investigazione richiesta dal comitato Onu per i diritti umani che dovrebbe iniziare le proprie indagini indipendentemente dal risultato del attuale rapporto Onu. Durante una conferenza stampa tenuta martedì 5 maggio, il segretario-senerale dell'Onu ha però precisato che intende comunque attuare alcune delle raccomandazioni del rapporto da lui ordinato. "Intendo richiedere un risarcimento per le perdite e i danni contratti dalle Nazioni Unite" ha dichiarato alla Reuters. Di questo risarcimento, 11 milioni di dollari Usa verranno richiesti ad Israele mentre 29mila ad Hamas. Daniel Carmon, ambasciatore Israeliano all'Onu, ha da subito rilasciato una dichiarazione di protesta riguardante il contenuto delle raccomandazioni presentate al segretario-senerale Ban Ki-Moon. "Siamo veramente scioccati nel vedere un rapporto in cui il comitato d'inchiesta si limiti ad investigare solo i fatti riguardanti i danni procurati, mentre viene trascurato il contesto, ignorando il fatto che ci sia una guerra al terrorismo", ha dichiarato Carmon all'agenzia stampa Reuters. Anche il presidente israeliano Shimon Peres ha rilasciato un comunicato in cui descrive come "scandaloso" il rapporto dell'Onu, aggiungendo inoltre che "noi (Israele) non lo accetteremo mai". Citato dal quotidiano Haaretz, il presidente prosegue dichiarando che "non possiamo accettare neanche una parola dell'inchiesta. Il rapporto è di parte e (quindi) ingiusto". * /per Osservatorio Iraq/ /[6 maggio 2009] (fonte: Reuters, Associated Press, Bbc, Haaretz, The Guardian)/ *"Il papa e il muro"* di Zvi Schuldiner (per Il Manifesto) Ad Amman il papa ha chiesto ai cristiani di restare in Terrasanta. È stato più di un interessante preludio al suo arrivo in Israele, luogo in cui questa richiesta può sollevare innumerevoli riflessioni. È infatti un richiamo più che significativo dal momento che poche ore dopo le sue parole in Giordania, è arrivato in Israele ricevuto da una comitiva in cui spiccava il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman, uno che vorrebbe vedere Israele libero da tutti i suoi cittadini arabi, siano essi musulmani o cristiani. Un papa controverso, che sembra portare la chiesa verso un passato più che conservatore, che ha fatto tornare nella chiesa Williamson e i suoi simili, inizia il suo viaggio in Israele dallo Yad Vashem. Ma l'importante sarebbe sapere se oltre ai simboli e alle dichiarazioni, questa chiesa sia realmente disposta a trarre lezioni dal passato. Sarebbe importante sapere se il papa stia abbandonando la linea che l'ha portato a far tornare Williamson, da una parte, e alle sue discusse e dannose osservazioni sull'islam dall'altra. Il papa chiama i cristiani a restare nel paese. Arriverà a Betlemme in elicottero e non avrà quindi il piacere di un incontro diretto con il muro dell'odio, che rende un vero inferno la vita dei palestinesi. Chiede la pace in giorni in cui il governo di Benjamin Netanyahu raddoppia gli sforzi per costruire colonie nei territori occupati. Il presidente Peres che lo riceve con magniloquenti frasi in latino è ormai solo un agente della propaganda del governo - come lo era ai tempi di Sharon - e ciò non può nascondere l'essenza della questione. È arrivata l'ora che papi e presidenti, ambasciatori e dignitari assortiti smettano di parlare inutilmente e dicano se sono realmente disposti a fare qualcosa di serio in favore della pace. La retorica vuota non può nascondere che l'occupazione continua con tutta la sua forza. I cristiani che secondo il richiamo del papa dovrebbero restare in Terrasanta sono soggetti, come il resto dei loro connazionali palestinesi, ai rigori e all'oppressione dell'occupazione israeliana. Il muro che il papa potrebbe non arrivare a vedere, li separa dalle loro terre, dalle loro famiglie, dalle loro scuole e ospedali. Il papa ascolterà così tanti cori, discorsi e orchestre che non riuscirà a sentire i bulldozer che distruggono le case dei palestinesi nella non molto santa Gerusalemme. Dovrebbe sapere, il papa - e sarebbe utile sentirglielo dire - che l'occupazione non discrimina: rende infernale la vita di tutti i palestinesi, senza distinzione religiosa. Certo sarebbe straordinario arrivare alla pace, ma nel frattempo per loro è urgente una revisione della politica israeliana, è urgente un forte cambiamento dell'arena internazionale che fomenta la presente situazione e le permette di perpetuarsi. Sì, la televisione, la stampa, i tromboni e tutti i rumori naturali delle grandi feste: sembrerebbe che siamo un'altra volta davanti a una svolta, a grandi frasi, grande retorica. E la pace è ogni volta più lontana, manca qualsiasi contenuto reale. C'è da sperare che la visita del papa non diventi un altro contributo al teatro delle grandi parole dietro le quali si nasconde il nulla e continua un conflitto sanguinoso che reclamerà altre vite nella prossima esplosione di violenza. * Di seguito alcuni link utili*: http://www.menareport.com/en/business,real_esta/241251 http://www.haaretz.co.il/hasen/spages/1068545.html http://www.bdsmovement.net * PER SAPERNE DI PIU'...* *In italiano:* http://www.assopace.org/ http://www.actionforpeace.org/ www.infopal.it www.osservatorioiraq.it www.lettera22.it www.dagaza.org http://www.associazionezaatar.org/index.php www.cipmo.org www.luisamorgantini.net http://www.aprileonline.info/print_article.php?id=11438 *In inglese:* http://www.passia.org/ www.palestinemonitor.org/ http://www.maannews.net/en/ http://www.haaretz.com/ http://www.btselem.org/English/ http://www.phr.org.il/phr/ http://www.adalah.org/eng/index.php www.thisweekinpalestine.org www.alternativenews.org www.icahd.org/ http://www.end-gaza-siege.ps/ www.freegaza.org www.stopthewall.org
- Prev by Date: Torino, venerdì 15 maggio 2009 alle ore 20.30 assemblea pubblica sul tema: Fiere del Libro e Ospiti del Disonore - Israele 2008 - Egitto 2009 (ismers)
- Next by Date: Convegno internazionale Roma, 22 maggio 2009
- Previous by thread: Torino, venerdì 15 maggio 2009 alle ore 20.30 assemblea pubblica sul tema: Fiere del Libro e Ospiti del Disonore - Israele 2008 - Egitto 2009 (ismers)
- Next by thread: Convegno internazionale Roma, 22 maggio 2009
- Indice: