| Fatevi coraggio e guardate queste foto. Chi muore di guerra 
non vuole essere ignorato. Chiede di guardarlo con pietà e coraggio. 
Infinitamente offeso, chiede il rispetto e l'amore del nostro 
sguardo. Queste foto non sono soltanto a condanna di Israele in questo 
caso, ma a condanna di tutte le logiche di guerra. Pietà e coraggio esigono che 
costruiamo logiche totalmente alternative all'uso della morte-data come 
strumento di potere sugli altri, fino a sopprimerli.  Guerra-contro-guerra, vendetta della vendetta, rappresaglia 
della rappresaglia sono un abisso di inferno senza fondo. Le vittime ci 
supplicano di interrompere la maledetta spirale. E' possibile, è possibile. E' 
reale una storia alternativa alla guerra, una giusta difesa dei diritti senza 
abbassarla con la guerra, è possibile un futuro senza guerra. Abbiamo la parola 
per intenderci, per trattare cercando la mediazione giusta tra attese opposte. 
 Fatevi coraggio e guardate queste foto, e pregate altri di 
guardarle e meditarle.  Enrico Peyretti, Torino   
 ----- Original Message ----- 
 Sent: Wednesday, January 21, 2009 11:43 AM Subject: Da Beirut a Gaza
 
 Le immagini terrificanti e dolorose di Gaza, 
fatte di bambini morti,mutilati, maciullati, ci hanno fatto venire le 
lacrime agli occhi e ci hanno
 fatto sentire tutta la nostra 
impotenza.
 Scriveva Alexander Langer, nel 1992 dopo la tragica morte di Gert 
Bastian e
 Petra Kelly, leader dei Verdi tedeschi: "Forse e' troppo arduo 
essere
 individualmente degli Hoffnungstrager - portatori di speranza: troppe 
le
 attese che si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni 
che
 inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui 
si
 diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l'umanita' e di 
amori
 umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra 
cio' che
 si proclama e cio' che si riesce a compiere".
 Le manifestazioni 
di Roma ed Assisi sono certo una prima risposta
 all'indecente massacro di 
Gaza; ma non sufficienti. Se l'iniziativa non
 torna alla politica non 
resteranno che guerre, disperazione, impotenza e
 risentimento insanabile. Se 
si continua a spargere il seme dell'odio
 inevitabilmente le bombe 
seguiteranno a dettare legge ed i massacri si
 moltiplicheranno.
 Occorre 
andare alla radice del conflitto israrelo-palestinese, porre 
fine
 all'occupazione israeliana e garantire la nascita dello stato di 
Palestina.
 Perche' se c'e' un popolo martoriato, nella storia recente, questo 
e' quello
 palestinese.
 *
 Valga per tutte la tragedia di Sabra e 
Chatila. Era il settembre del 1982,
 quando le milizie falangiste libanesi con 
il supporto e la copertura
 dell'esercito israeliano, entravano nei campi 
profughi di Sabra e Chatila a
 Beirut ovest, per "fare pulizia", dopo che 
erano stati allontanati i
 palestinesi armati dell'Olp. Donne, bambini e 
vecchi indifesi, furono
 spietatamente trucidati, a migliaia, dai 
miliziani.
 Israele non si strinse attorno agli autori della strage. Gran 
parte della
 stampa chiese immediatamente le dimissioni del premier Begin e 
del ministro
 della Difesa Sharon. I titoli dei quotidiani israeliani erano: 
"L'anno della
 vergogna si e' aperto per Israele", "Sbarazzarsi del governo 
dell'odio",
 "Crimine di guerra a Beirut". Non solo, la commissione 
d'inchiesta
 israeliana avrebbe emesso nove comunicazioni giudiziarie, 
rispettivamente
 per il primo ministro, Begin; il ministro della Difesa, 
Sharon; il ministro
 degli Affari esteri, Shamir; il capo di Stato maggiore, 
generale Eytan; il
 direttore dei servizi segreti militari, Saguy; il 
direttore dell'Istituto
 per i servizi segreti e i progetti speciali del 
Mossad (il cui nome non
 poteva essere divulgato per legge); il comandante 
delle forze militari in
 Libano, generale Drori; il comandante di divisione di 
Beirut, Yaron;
 l'assistente del ministro della Difesa, Dudai.
 In Italia, 
ebbe un grande eco l'appello firmato da Primo Levi.
 *
 Oggi la situazione 
sembra essere profondamente cambiata, non solo in
 Israele; le organizzazioni 
che gestiscono la rappresentanza politica dei
 palestinesi sono in 
preponderante misura molto diverse da quelle laiche e di
 sinistra degli anni 
Ottanta.
 Gli integralismi, da una parte e dall'altra, dilagano e rischiano 
di
 schiacciare tutto; la "Palestina libera e rossa" di ieri, e' oggi 
una
 Palestina sempre piu' a pezzi.
 E restano vere le parole della 
giornalista Rita Porena, scritte proprio dopo
 Sabra e Chatila nel suo libro 
Il giorno che a Beirut morirono i panda:
 "Prova ad immaginare: un giorno si 
scopre, all'improvviso, che l'Olp ha
 ricevuto una mezza dozzina di panda. Il 
mondo si mobilita per salvarli: il
 Wwf, le associazioni per la protezione 
degli animali, l'Unesco, entrano in
 allarme. Si fanno dimostrazioni davanti 
alle ambasciate israeliane per far
 cessare i bombardamenti. Cominciano ad 
arrivare a Beirut eserciti di
 zoologi, di chimici, di biologi: tutti 
preoccupati di controllare se
 l'ambiente e' consigliabile per i preziosi 
animaletti, se l'acqua che noi
 beviamo va bene anche per loro. I palestinesi 
esibiscono i panda negli
 ospedali e nei campi di rifugiati. Il mondo freme: 
si teme per la vita degli
 orsetti, si fanno appelli a Israele e all'Olp. 
Israeliani e falangisti non
 reggono alla pressione dell'opinione pubblica 
mondiale che chiede di
 risparmiare Beirut per salvare i panda: i 
bombardamenti cessano; ci ridanno
 l'acqua e l'elettricita' e il blocco 
alimentare viene levato".
 Giulio 
Vittoriangeli.
 Fonte: la 
nonviolenza è in cammino  Numero 707 del 21 gennaio 2009
 <<The War in GAZA.pps>>
 
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