I: Fwd: gli infami israeliani massacratori di innocenti. sporchi assassini e i leader italiani loro complici





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  INFORMATION GUERRILLA - "by any media necessary"
  ([1]qui l'archivio del sito, waitin' for resurrection...
  [2]informationguerrilla at katamail.com)
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  GAZA, SOLUZIONE FINALE

  di Patrizia Viglino

  Cadaveri distesi per terra a mucchi, corpi dilaniati, volti esangui,
  le preghiere dei feriti in fin di vita. Bambini col cranio
  scoperchiato, grida di terrore, donne e uomini coperti di polvere,
  estratti dalle macerie degli edifici distrutti e tutto intorno quello
  che resta di vite umane spese nella sofferenza, nell'assedio, nella
  fame, nel sogno di vita e libertà che si trasforma in un fiume di
  sangue. Ospedali al collasso, privi di medicinali e di mezzi, corsie
  piene di cadaveri che giacciono fianco a fianco con i feriti, con i
  bambini che chiamano le madri sotto il flash delle macchine
  fotografiche.
  Sanguina la Striscia di Gaza, sanguina e geme da tre lunghi giorni di
  furia omicida, aggredita da un esercito di sanguinari, sottoposta ad
  una pioggia di bombe che dal cielo e dal mare si abbatte sulla
  comunità di palestinesi rinchiusi nel più grande campo di
  concentramento del Mondo.
  Ai confini del Gaza-Campo, soldati israeliani che si preparano
  all'invasione di terra, truppe che cantano e ballano, che esultano per
  gli oltre 350 morti palestinesi. Quale orrore maggiore ci stiamo
  preparando a guardare attraverso lo schermo delle televisioni nelle
  prossime ore? Quale raziocinante retorica saremo pronti ancora a
  digerire?
  E intanto sentiamo ripetere l'odioso mantra dei carnefici del popolo
  palestinese, dal ministro israeliano della difesa Barak a quello degli
  esteri Livni, che in clima di campagna elettorale dicono di non voler
  fermare questa macchina da guerra chiamata "Israele" fintanto che Gaza
  non sia riportata indietro di dieci anni, fintanto che non rimarrà in
  piedi un solo edificio di Hamas, fintanto che non verrà annientato
  l'eterno nemico che oggi si chiama Hamas, come ieri si chiamava
  al-Fatah, come in passato si è chiamato OLP e come da sempre si chiama
  Popolo Palestinese.
  Un'ombra sta scendendo sul mondo intero, sui giornalisti che se pur
  impressionati per la carneficina in corso non possono fare a meno di
  ripetere che Israele è in guerra con Hamas e che "una pioggia di razzi
  Qassam" ha colpito il sud di Israele.
  Un'ombra si è già allungata sui governi occidentali, deboli pedine
  dello scacchiere della guerra totale che la potenza statunitense ha
  coltivato e accudito dagli anni Novanta ad oggi. Non è difficile
  comprenderlo. Il neo-eletto Barak Obama non ha fatto altro che seguire
  la linea di Bush in materia di politica mediorientale. Se qualche
  illuso ha creduto che essere un afro-americano significasse essere
  sensibile ai temi della pace si è sbagliato di grosso. Le
  dichiarazioni di Obama su questa strage degli inermi sono
  perfettamente in linea con la condotta dell'amministrazione Bush che
  dopo due giorni di guerra totale a Gaza ha ribadito che con Hamas, con
  i "terroristi" non si tratta. Come sempre e prima di tutto vengono gli
  interessi di Israele e per questo Israele ha qualunque diritto sul
  popolo palestinese, anche il diritto di vita e di morte, di imporre
  prigionia, fame, freddo, oscurantismo, disperazione. Ogni opzione è
  aperta su Gaza, ogni soluzione è buona per annientare questo popolo
  che ha commesso il grande crimine di esistere.
  3 miliardi di dollari americani all'anno in finanziamenti alla
  macchina da guerra israeliana che per dieci anni hanno attrezzato i
  criminali di guerra, stiamo certi continueranno anche nel 2009.
  La propaganda israeliana si è mobilitata parallelamente alla macchina
  bellica. Il ministro degli esteri Livni si è detta impegnata in una
  campagna mediatica senza precedenti. Uno staff scelto prende contatti
  in tutte le lingue e verifica che questa operazione di distruzione su
  Gaza venga interpretata nel giusto modo, si assicura che si parli di
  "difesa" e non di attacco, che si metta in luce come il nemico sia
  Hamas e non i palestinesi.
  Controllano che il linguaggio e la disinformazione siano appropriati
  in modo da poter opportunamente sostenere la menzogna che ad essere
  bombardati siano solo le infrastrutture del terrore, la catena di
  comando di Hamas. Nemmeno una parola sulle vittime civili, sui bambini
  trucidati, sulle centinaia di famiglie distrutte dovrà essere spesa,
  mentre le immagini più crude è meglio censurarle. I mezzi di
  informazione continuano a ripetere e a trasmettere l'ordine di Tel
  Aviv: è un'operazione militare chirurgica contro Hamas, contro il
  terrorismo, contro il pericolo mortale per Israele.
  Ma sulle pagine di Ha'aretz Amira Hass scrive il contrario, scrive che
  non è un attacco contro Hamas ma contro tutto il popolo palestinese.
  In queste ore di orrore e di terrore, nessun capo di stato dice che i
  palestinesi hanno il diritto di esistere, che questa sanguinaria
  occupazione militare deve finire. Il lungo embargo umanitario che
  hanno chiamato "tregua", ha servito sul piatto d'argento il pretesto
  della carneficina a suon di bombe. Una volta cotto a puntino, il
  popolo di Gaza può affrontare inerme l'invasione dell'esercito
  israeliano che in modo codardo si prepara ad entrare e ad affrontare
  armi in pugno una popolazione ridotta allo stremo.
  In tre giorni di ininterrotti bombardamenti la macchina da guerra
  israeliana ha colpito in mezzo alla popolazione civile, si è macchiata
  di crimini di guerra colpendo caserme, case, edifici pubblici,
  università, moschee, luoghi di culto, danneggiando ospedali e tutto
  questo lo chiamano "Hamas".
  Di fronte a questo orrore disgustoso anche il presidente dell'Autorità
  Palestinese Abu Mazen, in linea con Bush, ha chiamato tutto questo
  "Hamas" e ha dichiarato che la colpa è di Hamas per aver rotto la
  tregua unilaterale, obbligatoria solo per i palestinesi.
  Le divisioni interne palestinesi si sono ormai sedimentate, sono state
  costruite con abilità, a tavolino dalle diplomazie internazionali e
  tutto questo l'hanno chiamato "piano di pace".
  Quando tutto questo sarà finito la stampa non si prenderà cura di
  raccontarci fino in fondo questo Genocidio. Un milione e trecentomila
  palestinesi rinchiusi nella Striscia di Gaza non hanno possibilità
  alcuna di scampare al massacro che colpirà nel mucchio, a caso.
  Tutto il Mondo è in rivolta e sta urlando la sua rabbia ma questo non
  conta nulla quando il mondo è governato da una classe di inetti e
  corrotti che porta avanti la grande menzogna della civiltà, quando il
  nostro silenzio inattivo viene pagato con il controllo del benessere
  finanziario, quando siamo disposti a lasciare che altri paghino i
  disastri del capitalismo di guerra, i mancati proventi del petrolio
  iracheno, i licenziamenti alla General Motors, la crisi finanziaria
  mondiale.
  Il modello diplomatico in corso è quello sperimentato durante
  l'attacco al Libano del 2006: diplomazie al lavoro per decidere nel
  modo più lento possibile e per lasciare aperta ad Israele quella
  finestra di tempo necessaria per scatenare il suo odio
  anti-palestinese, per dare fiato agli anti-arabi, ai razzisti (molti
  dei quali tuonano dalle pagine dei quotidiani nazionali), a tutti
  coloro che non spenderanno una sola lacrima per un bambino palestinese
  morto ammazzato. Eppure le immagini che arrivano da Gaza parlano
  chiaro, mostrano un crimine di guerra, uno sterminio di massa
  realizzato con i toni trionfalistici di chi sa, nel governo
  israeliano, che non esiste alcuna forza politica sufficientemente
  libera da interessi politici capace di dire basta, di rompere ogni
  relazione, politica, diplomatica, commerciale, con questo governo di
  assassini.
  Qual è la distanza che separa la guerra totale contro il popolo
  palestinese dalla soluzione finale palestinese?
  [30 dicembre 2008]

  SABATO 3 GENNAIO MANIFESTAZIONE A ROMA

  Ore 16.30 piazza della Repubblica corteo fino a Piazza Barberini

  Fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza
  Basta con l'impunità del terrorismo di stato israeliano
  Rompere ogni complicità politica, militare, economica tra lo stato
  italiano e Israele
  Le bombe uccidono le persone, l'informazione manipolata uccide le
  coscienze
  Prime adesioni:
  Associazione Handala (Castelli Romani); Associazione Amici della
  Mezzaluna Rossa Palestinese; Centro Iniziativa Popolare; CIRCI;
  Circolo Comunista "Stefano Chiarini"; Comitato Palestina nel cuore;
  Collettivo antagonista Primavalle; Disarmiamoli; Forum Palestina;
  Partito dei Comunisti Italiani; Partito della Rifondazione Comunista;
  Partito Comunista dei Lavoratori; Rete dei Comunisti; Sinistra
  Critica...

  GAZA. SOLIDARIZZARE CON CHI RESISTE, DENUNCIARE CHI COLLABORA CON I
  BOMBARDAMENTI ISRAELIANI

  In queste ore la Striscia di Gaza è stata trasformata in una trappola
  mortale dai bombardamenti israeliani che hanno già fatto centinaia di
  morti e altrettanto feriti che moriranno nelle prossime ore perché gli
  ospedali erano al collasso già da due anni a causa del vergognoso
  embargo.

  I palestinesi di Gaza sono chiusi in ogni lato dai militari israeliani
  e da quelli egiziani, sottoposti a micidiali bombardamenti e impediti
  a uscire da questo nuovo "ghetto di Varsavia" per cercare rifugio,
  alimenti, assistenza medica e protezione.

  Chiunque abbia un minimo senso di giustizia e verità oggi non può e
  non deve tacere di fronte al genocidio in corso a Gaza, un genocidio
  fatto prima di lento strangolamento economico/sanitario e di assedio e
  poi da missili, bombe e cannonate sull'area del mondo a maggiore
  densità di popolazione.

  Noi riteniamo che sia giunto il momento di prendere posizione e di
  avviare una vasta campagna di mobilitazione tesa a impedire
  l'annientamento politico e materiale della popolazione palestinese da
  parte di Israele.

  Per questi motivi riteniamo che:

  1)      Oggi occorre schierarsi apertamente con chi a Gaza oppone
  resistenza con ogni mezzo all'aggressione israeliana e condannare
  altrettanto apertamente chi si dissocia dalla resistenza. Riteniamo
  pertanto inaccettabili le parole e l'atteggiamento del presidente
  palestinese Abu Mazen e degli altri dirigenti dell'ANP che ritengono
  Hamas, e non Israele, responsabili della situazione, cercando di
  approfittare dell'aggressione per determinare un nuovo rapporto di
  forza dentro lo scenario palestinese. Abu Mazen si dovrebbe
  preoccupare di smentire le dichiarazioni del ministro israeliano Tzipi
  Livni la quale ha confermato che l'offensiva militare contro Gaza e
  Hamas andrà avanti fino a quando non ci sarà un nuovo equilibrio di
  potere funzionale agli interessi israeliani. Se la prospettiva di Abu
  Mazen e dell'ANP è simile a quella di un governo come quello di Al
  Maliki in Iraq, è evidente come tale prospettiva non possa trovare più
  alcun sostegno da parte di chi anima la solidarietà con la lotta del
  popolo palestinese.

  2)      Sulla situazione in Palestina emergono le gravissime
  complicità dei regimi arabi reazionari e filo imperialisti - in modo
  particolare dell'Egitto - che si rende ancora complice dell'embargo e
  del blocco contro la popolazione palestinese di Gaza arrivando a
  schierare le forze armate ai confini e facendo sparare contro i
  palestinesi che cercavano di fuggire dalla trappola di Gaza cercando
  rifugio e protezione in Egitto.

  3)      Va affermato con forza che la responsabilità della drammatica
  situazione a Gaza è della politica di annientamento perseguita da
  Israele con la complicità dell'Egitto, degli USA e dell'Unione Europea
  e non di Hamas. Non si può continuare a fare confusione su questo.

  Gaza è assediata per terra e per mare da due anni chiudendo in
  trappola un milione e ottocentomila persone. La tregua non è stata
  rotta da Hamas o dalle altre organizzazioni palestinesi attive nella
  Striscia di Gaza ma dalle autorità israeliane che durante la "tregua"
  hanno ucciso 25 palestinesi, effettuato arresti e rastrellamenti in
  Cisgiordania, mantenuto chiusi i valichi impedendo ai palestinesi di
  Gaza di entrare, uscire o ricevere i rifornimenti necessari per
  sopravvivere. Ogni simmetria tra il lancio di razzi palestinesi a
  dicembre e i feroci bombardamenti israeliani è una ingiuria alla
  verità e alla giustizia.

  4)      I governi europei (incluso quello italiano) hanno preso
  posizioni formali ed equidistanti sul mattatoio in corso a Gaza che
  rivelano una grande preoccupazione per le ripercussioni degli
  avvenimenti in corso ma senza trarne le dovute conclusioni nelle
  relazioni politiche, diplomatiche e commerciali con Israele. Hanno
  accettato e mantenuto l'embargo contro i palestinesi di Gaza ed hanno
  mantenuto i rapporti di collaborazione militare, scientifico,
  economico con le istituzioni israeliane. Il governo israeliano ha
  messo non solo l'Europa ma anche la nuova amministrazione USA di
  fronte al fatto compiuto potendo godere di un livello di impunità per
  i propri crimini di guerra e contro l'umanità che la storia dal
  dopoguerra a oggi non ha assicurato a nessun altro stato.

  5)      Il popolo palestinese vive un momento estremamente difficile
  dal quale potrebbe uscire ridotto ad una esclusiva questione
  umanitaria che negherebbe decenni di lotta politica e di ambizioni
  alla liberazione nazionale della Palestina. Il popolo palestinese da
  anni affronta la più pericolosa potenza militare esistente in Medio
  Oriente - Israele - potendo contare sul sostegno solo delle altre
  forze che animano la resistenza antisionista nella regione, a
  cominciare dal Libano. L'unità di tutte le forze della resistenza a
  livello regionale è un passaggio che i movimenti di solidarietà in
  Europa devono appoggiare con ogni sforzo.

  In questi giorni in molte città italiane - Roma, Milano, Bologna,
  Napoli, Pisa, Firenze, Lecce, Cagliari, Padova, Vicenza, Bari e tante
  altre - ci sono state alcune prime, tempestive e spontanee
  manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese, contro la
  strage in corso a Gaza e il terrorismo di stato israeliano. Questa
  mobilitazione deve proseguire nei prossimi giorni. Cortei sono già
  stati annunciati in diverse città italiane per sabato 3 gennaio. La
  nostra iniziativa deve dimostrarsi di essere capace di spezzare o
  mettere in crisi la catena delle complicità con i crimini di guerra
  israeliani a cominciare dagli anelli della disinformazione, della
  subalternità politica e della collaborazione militare e commerciale
  tra Italia e Israele.
  Il Forum Palestina - [3]www.forumpalestina.org
  [29 dicembre 2008]

  ISRAEL'S WAR CRIMES - LA DENUNCIA DI RICHARD FALK SU THE NATION

  Professor Richard Falk, United Nations special rapporteur for human
  rights in the Occupied Territories:
  The Israeli airstrikes on the Gaza Strip represent severe and massive
  violations of international humanitarian law as defined in the Geneva
  Conventions, both in regard to the obligations of an Occupying Power
  and in the requirements of the laws of war
  Those violations include:
  o Collective punishment: The entire 1.5 million people who live in the
  crowded Gaza Strip are being punished for the actions of a few
  militants.
  o Targeting civilians: The airstrikes were aimed at civilian areas in
  one of the most crowded stretches of land in the world, certainly the
  most densely populated area of the Middle East.
  o Disproportionate military response: The airstrikes have not only
  destroyed every police and security office of Gaza's elected
  government, but have killed and injured hundreds of civilians; at
  least one strike reportedly hit groups of students attempting to find
  transportation home from the university.
  Earlier Israeli actions, specifically the complete sealing off of
  entry and exit to and from the Gaza Strip, have led to severe
  shortages of medicine and fuel (as well as food), resulting in the
  inability of ambulances to respond to the injured, the inability of
  hospitals to adequately provide medicine or necessary equipment for
  the injured, and the inability of Gaza's besieged doctors and other
  medical workers to sufficiently treat the victims.
  Certainly the rocket attacks against civilian targets in Israel are
  unlawful. But that illegality does not give rise to any Israeli right,
  neither as the Occupying Power nor as a sovereign state, to violate
  international humanitarian law and commit war crimes or crimes against
  humanity in its response. I note that Israel's escalating military
  assaults have not made Israeli civilians safer; to the contrary, the
  one Israeli killed today after the upsurge of Israeli violence is the
  first in over a year.
  Israel has also ignored recent Hamas diplomatic initiatives to
  re-establish the truce or ceasefire since its expiration on 26
  December.
  The Israeli airstrikes today, and the catastrophic human toll that
  they caused, challenge those countries that have been and remain
  complicit, either directly or indirectly, in Israel's violations of
  international law. That complicity includes those countries knowingly
  providing the military equipment including warplanes and missiles used
  in these illegal attacks, as well as those countries who have
  supported and participated in the siege of Gaza that itself has caused
  a humanitarian catastrophe.
  I remind all Member States of the United Nations that the UN continues
  to be bound to an independent obligation to protect any civilian
  population facing massive violations of international humanitarian
  law--regardless of what country may be responsible for those
  violations. I call on all Member States, as well as officials and
  every relevant organ of the United Nations system, to move on an
  emergency basis not only to condemn Israel's serious violations, but
  to develop new approaches to providing real protection for the
  Palestinian people.
  About Richard Falk
  Richard Falk, professor emeritus of international law and practice at
  Princeton University, is the United Nations Human Rights Rapporteur in
  the Occupied Territories and a member of The Nation editorial board.
  Fonte: [4]http://www.thenation.com/doc/20090112/falk?rel=hp_currently
  [29 dicembre 2008]
  LINK
  [5]http://electronicintifada.net/