30 giorni x 30 articoli.
Verso il 10 dicembre 2008: leggiamo insieme ogni giorno un
articolo
della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Art. 26
"L'Onda ha il suo
diritto"
La Tavola della pace rinnova
l'appello ai direttori dei TG della RAI:
bastano pochi secondi al giorno nei TG
Oggi, venerdì 5 dicembre 2008,
leggiamo insieme il ventiseiesimo articolo della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani.
Articolo 26 della Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani
"1. Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione
deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e
fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.
L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di
tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a
tutti sulla base del merito.
2. L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della
personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e
delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la
tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e
religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il
mantenimento della pace.
3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di
istruzione da impartire ai loro figli".
Segue il commento del prof. Antonio Papisca.
"La traduzione italiana ufficiale di "education" in "istruzione"
può essere fuorviante. "Education" comprende sia l'istruzione -
trasmissione di dati cognitivi presuntivamente 'neutri' - sia
l'educazione quale processo più ampio che insieme con i blocchi
cognitivi della storia, del latino, della fisica, ecc., propone valori
ed opera per la loro volontaria interiorizzazione da parte dei
discenti.
Il tradizionale modo di concepire l'istruzione scolastica è per così
dire sospettoso nei riguardi dei valori. L'educazione non teme di
contaminarsi da valori, non sarebbe educazione se avesse questo timore.
Ma quali valori per quale educazione finalizzata a quali obiettivi?
Il secondo comma dell'Articolo 26, pur nella sintesi del suo enunciato,
dà la risposta. Il primo comma dell'Articolo 13 del Patto
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali è ancora più
esplicito quanto a contenuti e finalità dell'educazione:
"1. Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni
individuo all'istruzione. Essi convengono sul fatto che l'istruzione
deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana e del senso della
sua dignità e rafforzare il rispetto per i diritti umani e le libertà
fondamentali. Essi convengono inoltre che l'istruzione deve porre tutti
gli individui in grado di partecipare in modo effettivo alla vita di
una società libera, deve promuovere la comprensione, la tolleranza e
l'amicizia fra tutte le nazioni e tutti i gruppi razziali, etnici o
religiosi ed incoraggiare lo sviluppo delle attività delle Nazioni
Unite per il mantenimento della pace".
Il secondo comma di questo Articolo definisce in maniera puntuale quali
devono essere i cardini di un sistema educativo che sia congruo
rispetto ai contenuti e alle finalità del processo educativo quale
prima definito: "l'istruzione superiore deve essere resa accessibile a
tutti su un piano di eguaglianza, in base alle attitudini di ciascuno,
con ogni mezzo a ciò idoneo, ed in particolare mediante l'instaurazione
progressiva dell'istruzione obbligatoria...deve perseguirsi attivamente
lo sviluppo di un sistema di scuole di ogni grado, stabilirsi un
adeguato sistema di borse di studio, e assicurarsi un continuo
miglioramento delle condizioni materiali del personale insegnante".
Ai sensi del vigente Diritto internazionale l'istituzione di scuole
private rientra fra i diritti di libertà, il cui esercizio deve essere
conforme a quanto prescritto dal quarto comma dell'Articolo 13 del
Patto internazionale:
"Nessuna disposizione di questo articolo sarà interpretata nel senso di
recare pregiudizio alla libertà degli individui e degli enti di fondare
e dirigere istituti d'istruzione, purché i principi enunciati nel 1°
paragrafo di questo articolo vengano rispettati e l'istruzione
impartita in tali istituti sia conforme ai requisiti fondamentali che
possano essere prescritti dallo Stato". Il quale Stato, a sua volta,
dovrà rispettare quanto disposto dal citato 1° paragrafo. Insomma
priorità viene data alla scuola pubblica, ma sia questa sia la scuola
privata devono impartire un'educazione che, per i contenuti essenziali
riguardanti i diritti della persona, la pace e la solidarietà, deve
essere la stessa.
Il Diritto internazionale dei diritti umani fissa dunque dei paletti
molto chiari. E' legittimo chiedersi se, soprattutto per quanto
riguarda contenuti e finalità, i Ministri che si sono succeduti in
Italia alla Pubblica Istruzione abbiano preso visione diretta delle
norme internazionali sopra citate.
Al di là di polemiche vetero-ideologiche o neo-ideologiche su scuola
pubblica e privata, resta il dato del calvario fatto subire
all'educazione civica. Il Diritto internazionale dice giustamente che
questa è il nucleo centrale del disegno educativo finalizzato a formare
la persona-cittadino/a.
L'UNESCO si è fatta carico di elucidare contenuti e metodologia
dell'educazione civica già nel 1974 con la Raccomandazione
"sull'educazione per la comprensione, la cooperazione e la pace
internazionali sull'educazione relativa ai diritti umani e alle libertà
fondamentali". I contenuti riguardano dunque i diritti umani, la pace,
la solidarietà, il dialogo interculturale, la cittadinanza attiva.
Questo documento è un efficace compendio di pedagogia e di didattica,
rimane un 'classico'. Ovviamente, esso va integrato dalla abbondante
documentazione che è stata prodotta in relazione ai vari 'anni' e
'decenni' delle Nazioni Unite dedicati all'educazione alla pace, alla
nonviolenza, sempre in relazione al paradigma dei diritti umani. Rimane
fermo che l'educazione civica deve essere interdisciplinare,
partecipata, trasversale ai vari insegnamenti, orientata all'azione.
Chi educa deve preoccuparsi di indicare percorsi d'azione, in costante
interazione con il territorio, cioè con gli amministratori locali e le
associazioni e i gruppi di volontariato. Naturalmente, è fondamentale
l'interazione con le famiglie, proprio sul terreno dell'educazione
civica che, in questo contesto, diventa fertile co-educazione dove
devono incontrarsi, non scontrarsi, la responsabilità degli
insegnanti-educatori, i diritti dei bambini e degli adolescenti, i
diritti-doveri-responsabilità dei genitori.
Con riferimento ai figli, particolarmente delicata si presenta
l'applicazione del secondo comma dell'Articolo 26 della Dichiarazione
universale specificato da quanto dispone il terzo comma dell'Articolo
13 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali:
"Gli Stati parti del presente Patto si impegnano a rispettare la
libertà dei genitori e, ove del caso, dei tutori legali, di scegliere
per i figli scuole diverse da quelle istituite dalle autorità
pubbliche, purché conformi ai requisiti fondamentali che possono essere
prescritti o approvati dallo Stato in materia di istruzione, e di
curare l'educazione religiosa e morale dei figli in conformità alle
proprie convinzioni".
A partire dall'entrata in vigore nel 1990 della Convenzione
internazionale sui diritti dei bambini e dei minori, questi hanno
diritti internazionalmente riconosciuti (diritti 'rafforzati' in
ragione dell'età), i quali devono pertanto essere garantiti, oltre che
a scuola, anche e soprattutto nell'ambiente familiare. I ragazzi sono
riconosciuti come titolari di diritti fondamentali, anche civili e
politici. Recita l'Articolo 12 della suddetta Convenzione: "Gli Stati
parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di
esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo
interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in
considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di
maturità". Incalza l'Articolo 14: "1. Gli Stati parti rispettano il
diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di
religione. 2. Gli Stati parti rispettano il diritto e il dovere dei
genitori oppure, se del caso, dei rappresentanti legali del bambino, di
guidare quest'ultimo nell'esercizio del summenzionato diritto in
maniera che corrisponda allo sviluppo delle sue capacità".
Il messaggio per i genitori è che i loro figli sono 'soggetti' e non
'oggetti' e che in concreto bisogna agire nel "superiore interesse dei
bambini", come proclama l'Articolo 3 della citata Convenzione
internazionale. Altrimenti detto, ai diritti dei bambini, più che i
diritti dei genitori, corrispondono i doveri dei genitori."
Antonio Papisca
Cattedra UNESCO "Diritti umani, democrazia e pace" presso il
Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli
dell'Università di Padova (antonino.papisca at unipd.it).
Tutte le attività promosse in vista del 10 dicembre sono pubblicate sul
sito: www.perlapace.it.
Perugia, 5 dicembre 2008
Ufficio Stampa Tavola della pace
Floriana Lenti 338/4770151
tel. +39 075 5734830 - Fax +39 075 5721234
stampa at perlapace.it - www.perlapace.it
In ottemperanza al
D.L. n. 196 del 30/6/2003 in materia di protezione dei dati personali,
le informazioni contenute in questo messaggio sono strettamente
riservate ed esclusivamente indirizzate al destinatario indicato
(oppure alla persona responsabile di inoltrarlo allo stesso). Vogliate
tener presente che qualsiasi uso, riproduzione o divulgazione del testo
deve considerarsi vietata. Nel caso in cui aveste ricevuto questo
messaggio per errore, vogliate cortesemente avvertire il mittente (via
email, fax o telefono) e provvedere all'immediata distruzione. Nel caso
non vogliate più essere contattati e non essere più inseriti nelle
nostre banche dati, vi chiediamo di trasmetterci una mail alla nostra
casella di posta elettronica privacy at perlapace.it
|
|