La Valle - Un cristiano americano (articolo per Rocca)
- Subject: La Valle - Un cristiano americano (articolo per Rocca)
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Mon, 10 Nov 2008 17:54:36 +0100
Un cristiano americanodi Raniero La Valle Articolo della rubrica
“Resistenza e pace” in uscita sul prossimo numero del quindicinale di Assisi,
Rocca (rocca at cittadella.org
) Sì, è vero, in America tutto
può accadere, compreso il fatto che un nero divenga presidente degli Stati
Uniti. Però ci sono voluti 220 anni; all’inizio i neri erano incatenati come
schiavi, e i padroni li tenevano in vincoli invocando gli stessi principi per i
quali oggi possono diventare presidenti degli Stati Uniti. In quel bellissimo
romanzo che è “La capanna dello zio Tom”, a chi contestava il modo in cui un
padrone del Sud trascinava in catene i suoi schiavi, quello rispondeva: “Questo
è un Paese libero; quest’uomo è mio ed io ci posso fare quello che mi pare”.
Commentava Alessandro Portelli, in un recente seminario, che ciò voleva dire
intendere la libertà come proprietà. E mentre la Dichiarazione di indipendenza
americana proclamava che con tutta evidenza “gli uomini sono creati uguali, e
che essi sono dotati dal loro creatore di certi diritti inalienabili, e tra
questi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità”, i due Padri
fondatori Washington e Jefferson erano i più grandi proprietari di schiavi
d’America. E ancora pochi decenni fa, quando Martin Luther King alla marcia per
i diritti civili gridava “I have a dream” (io ho un sogno), come oggi
Obama dice “change I need” (abbiamo bisogno di cambiare), il sogno non poteva essere
più umile, era semplicemente che i neri potessero salire sugli stessi autobus
dei bianchi e che i bambini neri potessero andare a scuola con i bambini
bianchi, senza essere né segregati né “spalmati”, come ora si vorrebbe fare con
i bambini stranieri in Italia. Che cosa c’è di mezzo tra
quella condizione di schiavitù, di discriminazione, e la condizione di oggi? Non
possiamo dire che c’è la Costituzione, perché la Costituzione c’era ieri come
c’è oggi. Ma il fatto è che quando la Dichiarazione di indipendenza diceva che
“tutti gli uomini sono creati uguali”, ciò veniva interpretato nel senso che non
tutti sono creati uomini, ma solo i liberi ed eguali lo erano, restandone
esclusi i neri, gli indigeni, gli schiavi; ed è su questa linea che ancora oggi
per l’amministrazione Bush esistono due categorie di uomini, gli americani
e i non-americani, a cui si applicano due pesi e due misure ed anche
due diritti penali diversi, senza di che lo scandalo di Guantanamo e il rifiuto
di applicare le convenzioni di Ginevra ai nemici in quanto “combattenti
illegittimi”, non sarebbero possibili. Perciò non bastano le
Costituzioni, ma tra le Costituzioni che proclamano i diritti e il momento in
cui essi diventano effettivi, c’è di mezzo la lotta per l’attuazione della
Costituzione; c’è di mezzo la politica. Ma la elezione di Obama non
è solo un momento dell’attuazione in America di una democrazia costituzionale
per tanti aspetti non ancora compiuta; è anche una grande sfida e una grande
opportunità per la ripresa di una prospettiva di democrazia costituzionale sul
piano mondiale. Questa prospettiva, che era stata aperta dall’istituzione
dell’ONU nel 1945, era stata congelata dalla guerra fredda, era sembrata
riaprirsi con la rimozione del Muro e la fine del conflitto tra i blocchi
nell’89, è stata chiusa dalla Nuova destra religiosa e militarista americana che
ha concepito, sul finire del Novecento, il progetto del “nuovo secolo
americano”, ha cavalcato la tragedia dell’11 settembre, si è servita come
braccio secolare del povero Bush e ha enunciato, con l’editto della “Strategia
della sicurezza nazionale degli Stati Uniti” del 2002, il principio che l’unica
sicurezza per l’America era il dominio del mondo, ridotto a un’unica disciplina,
a un’unica economia, a un’unica ideologia e a un unico
Impero. Questo disegno è fallito,
nella catastrofe dell’Iraq e dell’Afghanistan, nel velleitarismo dello scontro
di civiltà e nella crisi economica e finanziaria globale. Le file di votanti mai
viste prima in America hanno detto al mondo che questa fase si è chiusa e che
ora che l’edificio è crollato, nulla davvero potrà essere più come prima.
Ma la stessa entità del
disastro dice qual è l’entità del cambiamento necessario. Non c’è alcuna
certezza che Obama ce la farà, anche se ha cominciato bene annunciando la
cancellazione di molti “ordini esecutivi” di Bush, a cominciare da Guantanamo;
ma certo egli porta al vertice della politica americana una qualità nuova, che è
quella di essere un cristiano che non sta dalla parte dei ricchi ma dalla parte
dei poveri e della “classe media” impoverita; un cristiano che nel linguaggio
europeo si direbbe “un cristiano di sinistra”; un cristiano che non sta con
l’arroganza della fede e con le truppe crociate, ma rivendica a sé una “vittoria
umile”, e che in questa umiltà potrebbe ritessere equi rapporti con il resto del
mondo. Raniero La Valle |
Allegato Rimosso
- Prev by Date: che succede in Congo? - NNTP.IT
- Next by Date: R: [pace] che succede in Congo? - NNTP.IT
- Previous by thread: R: [pace] che succede in Congo? - NNTP.IT
- Next by thread: Obama collective adoration hits the Old World
- Indice: