Caro Tiziano,
anche
se non ti conosco, non sai che piacere leggerti.
Non
solo l'articolo che hai inviato è attendibile, ma certe affermazioni
sono semplicemente vere. Il problema concreto è costituito dagli
accordi del governo congolese con la Cina, la questione è drasticamente
politica e la politica è quella intercontinentale.
Il presidente Kabila, evidentemente,
sapeva già di non potersi aspettare niente dall’Occidente, niente di
diverso da ciò che il Congo ha avuto fino ad oggi. Ha scelto perciò un
altro partner, finora solo economico, e questo all’Occidente
non è piaciuto.
La Francia si era dichiarata disposta
a intervenire militarmente, solo perché i suoi rapporti con il Rwanda
non sono più quelli di un tempo, ma è stata
fermata.
Dopo aver miracolosamente
scoperto che c’era un Capitolo della Carta delle Nazioni Unite che gli
permette di intervenire, l’ONU ha ritrattato le dichiarazioni fatte
qualche giorno prima circa l’impossibilità di un intervento diretto.
Appena una mossa per placare gli animi, probabilmente, visto che oggi
cercheranno di convincere il Presidente della RDC a trattare con Nkunda,
l'uomo che il Rwanda arma da anni. Oggi l'ONU cercherà di piegare la
testa al Presidente Kabila, che ha firmato accordi importanti con il
nemico più temuto dall'Occidente, dando per scontato che si tratti
dell'ennesimo re fantoccio che, una volta posto al potere, non mancherà
di prostituirsi agli interessi del mondo, aihmé,
bianco.
Anche io
sono schifata dai giri di parole della stampa, che non solo non va al
punto ma, molto peggio, nasconde i lacci del potere con la catastrofe
umanitaria. Nessuno potrebbe negarla, nessuno potrebbe restare
indifferente, nessuno se non qualche cinico, di fronte a tanto orrore,
potrebbe rimboccarsi le maniche e ricercare le cause vere della
tragedia. Ma chi nella tragedia è cresciuto, chi ha dovuto fare della
catastrofe umanitaria lo sfondo del suo quotidiano, conosce
molto bene il quadro che da secoli gli viene proprinato sotto differenti
salse. E i
congolesi sanno che è in atto una vera spartizione, come ai tempi del
Congresso di Berlino. Aggiungo che, mentre Rwanda e Uganda mordono il
Congo in testa, nella provincia di Bandundu, a sud, alcuni
territori sono stati occupati dall'Angola lo scorso anno. Non se ne
parla. Anche l'Angola, era pronta ad intervenire a fianco delle truppe
governative congolesi...
Oggi
come ieri nessuno cercherà in maniera disinteressata di difendere il
Congo. A Nairobi, oggi, cercheranno solo di accordarsi sul chi prende
cosa.
Grazie,
Fab.
--- Ven 7/11/08, tiziano cardosi
<tcardosi at indire.it> ha scritto:
Da:
tiziano cardosi <tcardosi at indire.it> Oggetto: [pace] Gli
inglesi rilanciano la guerra genocida nel Congo A:
"pace at peacelink.it" <pace at peacelink.it> Data: Venerdì 7
novembre 2008, 15:08
Qualche giorno fa qualcuno ha chiesto, con un tono che pareva copiato da
Giuliano Ferrara, dov'era il movimento contro la guerra a proposito del
Congo.
Non so dove questo movimento sia finito, forse in qualche corridoio della
Farnesina o in una stanza riscaldata di qualche palazzo del potere.
Personalmente sto brancolando per cercare di capire, cosa praticamente
impossibile leggendo o ascoltando i media ufficiali.
Ho trovato questo sito che ha il merito di fare i nomi di chi sta dietro la
guerra congolese. Lo invio senza saper valutare quanto sia attendibile quello
che è scritto; per lo meno dà un quadro plausibile della tragedia.
Un saluto
TC
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http://www.movisol.org/08news270.htm
Gli inglesi rilanciano la guerra genocida nel Congo
6 novembre 2008 (MoviSol) - Gli interessi finanziari imperiali centrati a
Londra hanno rinfocolato una rivolta nella provincia nord orientale del Kivu,
nella Repubblica Democratica del Congo. Sostenuti dallo stato fantoccio
britannico del Ruanda, i ribelli antigovernativi hanno esplicitamente dichiarato
che il loro scopo è sabotare un accordo di cooperazione tra Cina e Congo, di
grande beneficio per il paese africano. In aggiunta alla cooperazione con la
Cina nei progetti di sviluppo, il governo di Kinshasa ha rinegoziato diversi
accordi economici che era stato costretto ad accettare come sbocco delle guerre
che avevano devastato il paese e la regione dei Laghi negli anni novanta.
La Cina e il Congo hanno negoziato un accordo di 9 miliardi di dollari in cui,
in cambio dei diritti di sfruttamento di rame e cobalto, Pechino costruirà 6
miliardi di infrastrutture, tra cui strade, due dighe con centrali
idroelettriche, ospedali, scuole, linee ferroviarie con il Sud Africa e tra la
provincia di Katanga e Matadi, il porto congolese sull'Atlantico. Altri 3
miliardi saranno investiti nello sfruttamento minerario.
In agosto, il leader ribelle Laurent Nkunda ha violato la tregua stipulata in
gennaio riprendendo i combattimenti. Ora egli chiede colloqui diretti col
governo per cessare il fuoco e far valere la sua opposizione al progetto cinese.
Il 29 ottobre, le sue forze sono riuscite a circondare Goma, capoluogo della
provincia del Kivu settentrionale. Migliaia di civili erano già fuggiti dalla
città quando le truppe dell'ONU hanno cominciato ad evacuare il loro
personale civile. Le truppe di Nkunda sono ben addestrate e ben armate, e usano
tattiche di mordi e fuggi, usando la popolazione come scudo.
Con la rimozione del presidente Sud Africano Thabo Mbeki il 20 settembre, si è
creato un vuoto di leadership in Africa. Mbeki si era adoperato per contrastare
la campagna britannica di schiacciare ogni stato nazionale in Africa e far
piombare il continente in un'epoca buia. Sotto Mbeki, le truppe di pace
sudafricane sono state impegnate in diversi paesi africani ed egli stesso, o
mediatori del suo paese, sono intervenuti in altri conflitti in tutto il
continente.
Da quando iniziò l'invasione del Congo orientale da parte dei ribelli
sostenuti dal Ruanda e dall'Uganda, la regione è controllata da milizie
straniere e anti-governative. Nkunda controlla un'area ricca di risorse
naturali e si procura i fondi tramite attività estrattiva illegale. I minerali
rubati vengono trafugati in Ruanda, Uganda e Burundi dove vengono venduti al
mercato nero. La provincia del Kivu ha cinque importanti risorse: il coltan, i
diamanti, il rame, il cobalto e l'oro. Il governo di Kinshasa spesso perde
il controllo delle stesse truppe che manda a tentare di riconquistare il
controllo della regione, e che passano al nemico in cambio di qualche manciata
di preziosi.
Per quanto riguarda Nkunda, egli era un generale dell'esercito della
Repubblica Democratica del Congo. Apparentemente egli pensa di trarre un
vantaggio dal rendere ingovernabile la regione, in modo da facilitare
l'espansione delle miniere illegali (dove si lavora in condizioni orribili).
Egli sostiene di aver rifiutato un'offerta di 2,5 milioni di dollari dal
governo in cambio dell'esilio.
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