Re: [pace] Dieci consigli per uscire dalla crisi Johan Galtung



Grazie Enrico, per avermi fatto notare l'errore!
la prossima volta cercherò di stare più attento...

Saluti
stefano 


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From      : pace-request at peacelink.it
To          : "lista Peacelink Pace" pace at peacelink.it, stephanosmelis at libero.it
Cc          : 
Date      : Sat, 11 Oct 2008 08:28:14 +0200
Subject : Re: [pace] Dieci consigli per uscire dalla crisi Johan Galtung







> Non è completo, il tuo! Te lo allego. Ciao, Enrico
> 
> 
> 
> 
> 
> ----- Original Message ----- 
> From: "stefano " <stephanosmelis at libero.it>
> To: "pace" <pace at peacelink.it>
> Cc: "pace" <pace at peacelink.it>
> Sent: Saturday, October 11, 2008 1:10 AM
> Subject: [pace] Dieci consigli per uscire dalla crisi Johan Galtung
> 
> 
> > Salve a tutti,
> >
> > invito alla lettura,
> >
> >
> > stefano
> >
> >
> >
> > dal "il manifesto" del 03 Ottobre 2008
> >
> > Dieci consigli per uscire dalla crisi
> > Johan Galtung
> >
> > Che cinismo parlare di «crisi» come di un fenomeno di un mese, o un anno o
> due, quando ogni giorno circa 125mila persone muoiono per fame indotta dal
> sistema o per malattie curabili/prevenibili! Gran parte della responsabilità
> risiede in un economismo che privilegia il sistema delle transazioni
> rispetto ai bisogni fondamentali delle persone. Il capitalismo è esattamente
> questo. E tuttavia, c'è una crisi sopra la crisi permanente. Con una
> compressione del credito in un'economia finanziaria malata le transazioni
> soffrono, e soffrono anche gli attori, ancor più di prima. Com'è possibile?
> Il capitalismo è un sistema che pompa ricchezza dai poveri su fino ai ricchi
> con una ricaduta minuscola, se non ci sono contromisure.
> > In termini economici: un deficit di potere d'acquisto - fatta eccezione
> per il prestito e le carte di credito in basso e un eccesso di liquidità in
> alto. Al punto che solo una frazione può essere usata per i consumi. Ma
> l'investimento a lungo termine in imprese produttive, in una economia reale
> stagnante, è limitato. Perciò l'«investimento» si trasforma in speculazione
> a breve termine nell'economia finanziaria e la bolla cresce. Qualunque
> economia reale produce prodotti per i consumi. Ma le serve anche una
> economia finanziaria che produca prodotti, come i prestiti, per poter
> acquistare e vendere. Le due devono sincronizzarsi; se ciò non accade è
> crisi. Ma c'è una novità. Con una economia reale stagnante e un eccesso di
> liquidità, la differenziazione dei prodotti finanziari era prevedibile. Da
> qui «leva», «hedge funds», «futures», «options», «derivati» ecc., laddove
> prima avevamo azioni e obbligazioni, prestiti e interesse. E anche qualcosa
> in più. Così, prima di crollare, la!
> >   Bear and Stearns ha informato i propri clienti che uno dei suoi prodotti
> finanziari non valeva (quasi) niente. C'è una via d'uscita? Naturalmente, ma
> non è il piano di salvataggio con i 700 miliardi di dollari prelevati dai
> poveri contribuenti e dati alle banche e ai super-ricchi. Questo è il solito
> capitalismo, e non funzionerà. Data una massiccia stampa di valuta, si
> regalano soldi cattivi ai soldi cattivi; in secondo luogo, si premia una
> enorme incompetenza che sfiora la truffa; e terzo, si riduce ulteriormente
> il potere d'acquisto per la maggior parte degli americani, rendendo la
> crescita economica reale ancora più sfuggente. Si considerino invece questi
> dieci punti, che funzionerebbero: 1. Un keynesismo massiccio: finanziamenti
> massicci per migliorare l'infrastruttura Usa in sfacelo, creando milioni di
> posti di lavoro, compresa la costruzione di scuole e policlinici. Più potere
> d'acquisto in basso. 2. Una redistribuzione massiccia: spingere in alto la
> tassazione; tass!
> >  azione progressiva e s¿(Traduzione Marina Impallomeni)
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