Le impronte strappate ai bimbi
Rom e l'impronta di Dio! Siamo angosciati e temiamo
questo clima che si sta diffondendo nel nostro Paese. Siamo un gruppo di
amici di Rom e Sinti e operatori e operatrici pastorali che a nome della Chiesa
Italiana e delle nostre comunità religiose accompagna e cerca di vivere il
“sacramento dell’incontro” e dell’amicizia con il popolo dei Rom e dei
Sinti. Ci uniamo a quelle voci che anche all’interno della Chiesa si sono
levate per denunciare e richiamare il rispetto della dignità
della persona e dei poveri in modo particolare. L’ultima proposta
dell’onorevole Maroni, Ministro dell’Interno, è la conferma che lo spettro di un
passato non così lontano è sempre pronto a rialzarsi, anche con la complicità di
non pochi silenzi.
- Siamo
preoccupati non solo per le impronte ai bambini Rom, ma soprattutto per quelle
che la nostra società ha disseminato lungo questo anno, impronte inzuppate
nell’inchiostro dell’indifferenza, del razzismo,
del
pregiudizio. Un anno fa a Livorno bruciavano nella loro baracca 4
bambini Rom. Anche di fronte ad un dramma del genere i giudici hanno scelto
di impedire ai genitori di esprimere il loro dolore, rinchiudendoli
immediatamente in carcere. Mai era successa una cosa del genere! Anche il
sindaco di Livorno si è contraddistinto per la sua ambiguità, rifiutandosi
più volte di dare un alloggio per le due famiglie
coinvolte, di fronte ad una opinione pubblica indifferente
e contraria ad un aiuto per le due famiglie Rom. Da allora i fatti si
sono susseguiti senza tregua, avendo sempre di mira i poveri e i Rom in
genere. Le impronte ai bimbi Rom sono il risultato di una lunga e tragica
catena, una fabbrica della paura che vede coinvolti tutti quanti: le
Istituzioni, i partiti e i loro governi, e gran parte dell’informazione,
spesso manipolata ad arte, ma anche quei silenzi che
rischiano di appoggiare di fatto il più forte a danno del debole.
- Siamo
turbati per questa guerra ai poveri, demagogica, antidemocratica e
antievangelica!
Quante di queste impronte abbiamo lasciato un po’ ovunque
in questo anno: lo è stata l’ordinanza del Comune di Firenze contro i
lavavetri e gli accattoni, gli sgomberi dei campi Rom dei comuni di Roma e di
Milano che facevano a gara chi in effetti espelleva più Rom, la caccia al Rom,
il divieto di accattonaggio ad Assisi per non turbare gli interessi turistici
e la quiete dei conventi e delle chiese, i campi Rom dati alle fiamme a Napoli
la mistificazione della sicurezza e la formazione di ronde cittadine per
il controllo dei quartieri in nome del motto razzista: “tolleranza zero”,
l’introduzione del reato di clandestinità, la militarizzazione delle nostre
città. una fabbrica della paura ben architettata. Questo ci turba perché
temiamo che continuerà a produrre altri mostri, sempre in nome del “Dio della
sicurezza”, e adoratori di questi mostri si stanno
diffondendo rapidamente raccogliendo sempre nuovi adepti!
- Dai
campi Rom e Sinti dove viviamo accolti dalla loro umanità e amicizia, anche
noi guardiamo con timore e preoccupazione le nostre città, questo rapido
deterioramento della convivenza, questa ansia di controlli sempre più assidui,
questa voglia di schedatura su base etnica; ci preoccupa l’avanzata di questo
razzismo, spesse volte apertamente dichiarato e tollerato dalle stesse
autorità perché ritenuto ormai “normale”!
A volte subiamo noi stessi
sguardi, gesti di rifiuto e di esclusione dalle nostre stesse comunità di
appartenenza. Da questi luoghi spesso marginali ma privilegiati punti di
osservazione, guardiamo attraverso gli occhi dei Sinti e Rom il “nostro mondo”
che cambia e rimaniamo anche noi sorpresi nel vedere e constatare la sua
voracità che avanza senza scrupoli e travolge tutto e tutti.spesso ringraziamo
Dio per averci fatto incontrare e conoscere questo popolo che ci aiuta e ci
trasmette quella “normalità” che la nostra società di
appartenenza sembra aver smarrito.
- Come
annunciatori del Vangelo di Gesù, che nell’accoglienza dei poveri e dei
piccoli ci ha rivelato il volto del Dio della vita, non possiamo dimenticare
che in ogni uomo e donna, chiunque essi siano, di qualsiasi popolo, cultura e
fede di appartenenza, è impressa l’impronta di Dio, è questa l’unica impronta
che vogliamo “adorare” ed esibire. Vivendo in mezzo a Rom e Sinti o
frequentando delle famiglie, abbiamo anche potuto apprezzare tante loro
ricchezze e riconosciamo che le nostre vite, la nostra stessa fede sono state
arricchite e segnate dalla loro “impronta”.
Anche per questo ci sentiamo
loro grati e debitori, e vorremmo che anche ai Rom e ai Sinti fossero
riconosciuti il diritto di vivere nella sicurezza e la tranquillità di far
crescere ed educare i loro figli secondo la loro cultura e nel rispetto delle
diversità.
Don Federico Schiavon
- Udine
Franca Felici - Massa
Carrara Don Piero Gabella -
Brescia
Laura Caffagnini e Bertolucci G -
Parma Cristina Simonelli -
Verona
Sr.Rita e Carla Viberti - Torino Palagi
Marcello - Massa
Carrara
Lucia Lombardi - Verona Betti
Adami -
Verona
p.Luciano Meli - Lucca Don
Agostino Rota Martir -
Pisa
Daniele Todesco - Verona Don Francesco
Cipriani -
Verona
Piccole sorelle di Gesù -
Crotone
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