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Fw: da Lidia : Il pacifismo? Non sta proprio bene di Lidia Menapace
- Subject: Fw: da Lidia : Il pacifismo? Non sta proprio bene di Lidia Menapace
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Mon, 23 Jun 2008 21:34:23 +0200
----- Original Message -----
To: Andrea Colelli ; Davide Dodesini
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Sent: Monday, June 23, 2008 4:47 PM
Subject: da Lidia : Il pacifismo? Non sta proprio bene di Lidia
Menapace Perché Lidia possa rispondere, se vuole, o almeno sapere.
Ciao,
Enrico Accetto
l'invito di Peyretti ad intervenire sulle oservazioni che mi vengono mosse
da altra lista sul voto in Parlamento per il rifinanziamento della
missione militare in Afghanistan. Chi lo desidera può copiarsi la
dichiarazione che segue e diffonderla a mio nome, anche dicendo se non
la condivide, ma per favore intera. E inoltrarmi obiezioni o
diverse soluzioni e suggerimenti, non insulti che non servono a
nulla.
Nel programma del
governo Prodi era contenuto l'impegno (rispettato) di venir via dal'Iraq,
perchè contro la spedizione in Iraq aveva votato l'intero
schieramento di centrosinistra sotto il governo Berlusconi. Invece
sull'Afghanistan aveva votato contro solo Rifondazione, che poi nelle trattative
per il governo Prodi non era riuscita a far accettare da tutta la coalizione la
posizione del ritiro. Sicchè bisognava trattare all'arrivo delle proposte in
aula. Arrivata la proposta di reiterare il finanziamento alle
spedizioni come stavano, si poteva dire di no e far cadere il governo o
mutarne la composizione allargando a destra, verso Casini, oppure trattare
per il futuro, mantenendo intanto tutto fermo. Far cadere il governo era
escluso, dato che avevamo promesso in campagna elettorale che ne saremmo
stati sostenitori fedeli, secondo il programma.
In Afghanistan
eravamo con una spedizione stanziata a Kabul e nella provincia di Herat,
con compiti di ricostruzione dello stato, lavori di
scorta, rapporti con la popolazione e nessuna regola d'ingaggio
operativo in azioni belliche. L'Afghanistan è uno stato sovrano
e una exit strategy deve essere concordata col suo governo, dopo una
conferenza di pace. Le donne afghane ci avevano fafto arrivare pressanti appelli
perchè non ce ne andassimo per non finire del tutto sotto i Talebani.
Comunque le nostre
proposte erano: una iniziativa di monitoraggio per controllare che le
nostre truppe non venissero tolte dai compiti civili che avevano, una
conferenza di pace e una trattativa a tutto campo, anche con i Talebani
ovviamente.
Mi parve una proposta
che si poteva sostenere.
Per conto mio
cercavo di capire quali fossero i problemi di quella terra difficile, mai
sconfitta militarrnente da nessuno dopo Alessandro Magno, con grandissima
povertà, territorio montuoso impervio (Kandahar! la città il cui nome
ai miei tempi significava un attacco da sci molto pregiato), a struttura
tribale e quindi molto attaccata e radicata nei territori. La questione
principale era che negli anni di guerra l'Afghanistan era diventato il
secodo produttore di eroina al mondo e che la coltivazione del papavero da
oppio era decuplicata. I militari occupanti si riformivano di oppio e poi
bruciavano i raccolti, i Talebani difendevani i raccolti. Mi sembrava
da escludersi la predica ai contadini perchè fossero virtuosi e non
coltivassero il papavero, ma thè e mais, che nessuno compra se non a prezzi
stracciati in zone di guerra. Invece eseguire la raccolta
controllata del papavero, venderlo a prezzo di mercato alle industrie
farmaceutiche per fare antidolorifici e dare ai contadini il giusto prezzo,
questo mi pareva cosa proponibile e da affidare alla nostra Guardia di
Finanza (reparti armati ma non combattenti, riduzione del danno). Scoprii poi
che questo è un suggerimento dell'OMS (organizzazione mondiale della Sanità) .
Individuavo la Guardia di Finanza perchè quando in Italia il tabacco
era monopolio di Stato, la Finanza teneva sotto controllo l
'intero raccolto, piantina per piantina, foglia per foglia e se
avessimo avvicendato a Finanza alle altre truppe, avremmo potuto
esercitare un controllo serio preciso utile.
Naturalmente
dato che tutti e tutte abbiamo dovuto passare mesi a rimbeccare i pacifisti
astratti (la terminologia di Peyretti mi sembra perfetta) siamo stati
molto indeboliti parlamentarmente, perdendo qualsiasi appoggio esterno; e
dove non ci hanno pensato loro ci ha pensato la destra a dire che volevamo
che gli italiani stessero in fureria e non sul campo di battaglia
o che io ero una pusher e altre scemate perditempo.
Insomma non se ne fece nulla, però non ci sono stati nemmeno
scontri armati e abbiamo schivato tutte le famose offensive di
primavera che i Comandi USA ci avvisavano essere in
preparazione da parte dei Talebani e poi si scopriva che erano
spedizioni nordamericane su villaggi e cortei
nuziali.
Nelle condizioni date,
senza nessun appoggio nè discussione delle proposte fatte non si poteva
fare altro: rifarei tutto, in un contesto simile. E non aspettatevi
pentimenti. Chiedo piuttosto se qualche pacifista o nonviolento
non avrebbe dovuto informarsi se le proposte fatte non fossero per
caso utili.
Dopo mesi che seguitavo
a ripetere, qualcuno magari diceva :"ma si che bello facciamolo" Ma
ormai il rapporto tra contadini poveri e Talebani era diventato stretto
e organico e la proposta non era più agibile. Perchè nelle cose politiche
il tempo non è immobile e ciò che non hai fatto al tempo giusto non fai
mai più. Qualcosa di simile nella faccenda dei rifiuti: se non riduci ora
la produzione di riifuti, è inutile che fai eroiche lotte contro
l'emergenza, l'emergenza si ripete, e alla fine ci
mandano l'esercito.
Sono le forme di lotta che
debbono proprio cambiare.
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