La crisi



La crisi

La crisi del sistema capitalistico – come si sa - in questi ultimi mesi va davvero forte. Dai mutui subprime alle dichiarazioni di fallimento riguardanti negli Usa anche i singoli individui; dai fondi fino alle grandi banche tenute in piedi grazie alle elargizioni della Bce e della Fed (si pensi ad esempio al colosso svizzero UBS, indicato su Le Monde Diplomatique di maggio come facente parte del secondo gruppo bancario mondiale). E un dossier di Repubblica del 20/5/8 titolava: “Un quarto delle imprese mondiali coinvolto in episodi di corruzione”.
L’obiettivo è salvare il sistema. 
Come rileva il Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz su Repubblica del 6/5/8: “E’ certo che le cose peggioreranno ulteriormente prima di migliorare. I problemi hanno appena cominciato a passare dal settore finanziario al settore reale”. 
Nella crisi energetica, ad esempio, siamo appena entrati. Poi c’è quella ecologica (a cominciare dalla munnezza), quell’alimentare. Come denuncia Luciano Gallino su la Repubblica del 10/5/8: “…la fame nel mondo di oggi non è affatto un ciclo recessivo del circuito produzione alimentare-mercati-consumo. Si può anzi dire che per oltre due decenni sia stata precisamente la fame a venir prodotta con criteri industriali dalle politiche americane ed europee”.
La crisi culturale ben si evidenzia nella necessità di capri espiatori; l’identità Occidentale viene vissuta giorno per giorno attraverso l’intrusione, il contrasto, infine la cospirazione dell’altro da cui difendersi. 
E “per ultima” la crisi degli Usa. Negli ultimi decenni si è passati da un Impero sia produttivo che culturale (periodo Guerra Fredda) a uno di meri consumi per arrivare oggi a un sistema che fa leva sulla forza militare e la paura: gli Usa tesi a modellare il mondo intorno a sé, capaci addirittura di fare la storia. Dopo sei anni, con la radicalizzazione delle società musulmane si profila invece la prima sconfitta strategica globale mentre, per quanto riguarda il consenso interno, il sistema economico come sappiamo deve sottostare alla volontà di capitali esteri (Cina, Arabia Saudita, ecc.) con la gente che vive in strada o magari in automobile. Più che con le guerre, gli Usa hanno perduto influenza e autorità morale di pari passo con le false giustificazioni e le torture; hanno beneficiato di un ruolo egemone senza essere stati capaci di gestirlo.    

Rimangono su piazza le emozioni. Da Londra a Roma vincono quelle di destra: paura e insicurezza. 
Nel mercato della sicurezza privata – rileva Affari & Finanza di Repubblica del 5/5/8 – “solo pochi anni fa le imprese del settore erano 200 con 20mila addetti. Ora sono diventate 965 e i dipendenti 50mila. E sono solo quelle iscritte a Federsicurezza che copre il 75% di un mercato che a livello italiano ha raggiunto un fatturato di 2,4 miliardi di euro l’anno. Non a caso il 50% delle società è nato dopo il 2001, dopo il boom della richiesta di sicurezza in tutto il mondo in seguito all’attentato delle Torri Gemelle”.    
La sinistra è sconsolante, incapace se non di provare a inseguire “mettendo a norma” un quartiere o un incrocio poiché non ha la forza di esprimere propri valori. Uguaglianza, giustizia sociale, ridistribuzione delle ricchezze (in primo luogo la distribuzione del cibo), politiche d’inclusione hanno lasciato un vuoto incolmato. Come ricorda Immanuel Wallerstein sul manifesto del 17/5/8: “In Europa un governo di sinistra viene eletto perché le cose siano meno peggio e non perché cambino”.    

Molti studiosi prevedono che la crisi del sistema economico è stata posticipata in qualche modo al secondo semestre di quest’anno (quando ad esempio arriveranno sul mercato Usa le case degli sfrattati).
Come perno del sistema mondo rimarrebbe la famiglia: indispensabile e centrale simulacro politico-mediatico.

4/6/8 – Leopoldo BRUNO