Perché i fatti di Ponticelli mi ricordano Vukovar



Perché i fatti di Ponticelli mi ricordano Vukovar

Emanuele Giordana

Domenica 18 Maggio 2008

Forse il paragone può apparire forte – e certamente lo è - ma in questi giorni, leggendo dei fatti di Napoli, ho ripensato al bellissimo libro “Yugoslavia: Death of a Nation” di Laura Silber e Allan Little, due giornalisti di rango che ispirarono il bellissimo documentario della Bbc: The Death of Yugoslavia che, fino a qualche tempo fa, si trovava su Youtube.
Non ho il libro sottomano e non ho più trovato sulla videoteca online il primo capitolo di quel film. Ho postato più sotto un altro documentario su Vukovar trovato su Youtube ma la parte che cercavo non c'è. Così finisce che la Storia, per eccesso di sintesi, alla fine descriva sommariamente effetti e cause ma non riesca a darci conto esattamente di come, a livello sociologico e psicologico, si possano produrre certi cambiamenti nella testa della gente. Come un popolo possa cambiare così velocemente costume e opinione e dare carta bianca a una leadership che si dimostra xenofoba al punto da favorire quando non esercitare direttamente, come accadde a Vukovar nel 1991, la pulizia etnica e una strage spaventosa, come potete vedere nel documentario postato in sostituzione del filmato della Bbc.
L'Italia del 2007 non è la Iugoslavia del 1991. Eppure a me è venuto in mente di libro di Laura e Allen. Se vi propongo il paragone tra i fatti di Napoli e quelli di Vukovar è perché alla base c'è lo stesso meccanismo anche se gli effetti alla fine non sono fortunatamente paragonabili. Faccio una forzatura evidente ma che mi sembra necessaria perché questa mancanza di indignazione sui fatti di Napoli mi fa presagire un brutto vuoto, un buco nero, una deriva che mi spaventa.
La guerra in Iugoslavia iniziò come ricorderete dalla Slovenia ma l'esercizio della brutalità cominciò davvero a Vukovar, appena oltre la frontiera con la Serbia. Vado a memoria, ma la cosa iniziò con una campagna di stampa. Piena di menzogne, di voci riportate, di falsità: i croati avevano fatto questo o quell'altro ai poveri serbi e dunque meritavano una lezione. I serbi non utilizzarono solo l'esercito regolare ma si avvalsero di gruppi paramilitari e li lasciarono fare: bravi cittadini che lasciavano l'orto e i figlioli a casa per andare a dare una mano, a fare quello che la polizia croata avrebbe dovuto fare e non faceva. Colpa dei giornalisti? Si anche quando non sono loro a fabbricare la notizia. le notizie, vere o false, non le fabbricano i giornali. Ma i giornali ne sono il megafono, scelogono la gerarchia, decidono se docuemntare, ricercare, verificare o no.
Il fatto che si lasci carta bianca a civili armati (di mitra o bottilgie incendiarie non fa molta differenza) non solo è terribile in un paese civile (com'era la Iugoslavia e com'è l'Italia), ma la vicenda è ancora più grave se all'origine delle cose, non ci sono i fatti ma la loro distorsione. Certo, quella distorsione fece leva in Iugoslavia su qualcosa che era probabilmente la crisi finanziaria ed economica che attraversava il paese, qualche ruggine sedimentata, il desiderio mai sopito di appropriarsi delle cose degli altri, le antiche vicende del passato. Eppure serbi e croati avevano vissuto in pace per quasi cinquant'anni....Qualcuno aveva deciso a tavolino che il momento della separazione era giunto (ricorderete il famoso documento dell'Accademia delle scienze di Belgrado) e fece circolare notizie false. La stampa le amplificò creando le basi della giustificazione postuma e dell'intervento riparatore. Nessuno andò a verificare le cose. Chi lo fece, non trovò spazio per far sentire la sua voce.
Lo ripeto, Napoli non è né Vukovar né Belgrado, ma il cambiamento sociologico cui abbiamo assistito in questi giorni nella popolazione di Ponticelli è del tutto simile. E lo è la dinamica. Apprendo dal sito EveryOne, le cui notizie ho postato integralmente sul mio blog stamattina, che sul famoso rapimento messo in atto da una giovane zingara ci sono dubbi e che, in questi giorni, circolano nuove notizie (false) di rapimenti di bambini da parte di rom. Eppure il mio ministro degli Interni ha reiterato ieri pubblicamente che quel fatto – il rapimento - è avvenuto senza ombra di dubbio. Roberto Maroni è in un certo senso il capo della polizia e dunque se lo dice lui dovrei fidarmi. Non l'ho però sentito condannare con forza questo farsi giustizia da soli dei giorni scorsi (che come ricorderete ha un precedente l'anno scorso a Milano) e che mi pare ancora continui. L'ho anzi sentito dire ieri che con la Spagna, che ci ha accusato di xenofobia, il caso è chiuso.
Vukovar come Belgrado? Non esageriamo, va bene. Ma questa storia di Napoli mi preoccupa e credo dovrebbe preoccuparci di più. Come italiani, come giornalisti, come cittadini europei. Ecco perché ho insistito abusando della vostra pazienza.

VIDEO SU Vukovar

Se vuoi lasciare un commento invia una mail a Lettera22 specificando nell'oggetto "Rom"

-----