Fw: lettera masina
- Subject: Fw: lettera masina
 - From: "Claudio Pozzi" <clany at clany.it>
 - Date: Sat, 17 May 2008 18:47:09 +0200
 - Organization: clany
 
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 Lettera Ettore Masina n. 132, maggio 2008 
 Derattizzare Oh, non turbate 
il Santo Padre, che è vecchio e stanco. Ditegli che c’è un guasto nei ripetitori 
di Ponte Galeria e perciò nei palazzi vaticani  per qualche giorno radio e televisori 
sono in black-out. Ditegli che c’è uno sciopero dei giornalisti di tutto il 
mondo e quindi non arrivano notizie. Fate che non sappia, insomma, quel che sta 
succedendo  in Italia ai Rom: e cioè 
che, come molti non-papi e non-VIP sanno, da mesi gli “zingari”, in Italia, 
vedono (e non soltanto a Ponticelli ma in molte città e paesi)  i loro campi assaltati da facinorosi o 
“rimossi”, quasi senza preavviso, dalle “forze dell’ordine”. E’ una specie di 
pulizia etnica, senza morti, per fortuna, ma con valanghe di odio, inasprimento 
di una miseria già  di per sé 
dolorosa e terribili traumi per centinaia di bambini. La comunità europea aveva 
già sanzionato l’Italia come il paese meno accogliente per i Rom: il  nuovo governo ha ora deciso una 
soluzione radicale. Razzista. Il Papa, tutto 
questo, non lo sa.  Se lo sapesse, 
certamente Benedetto XVI, “Vicario di Gesù Cristo, Patriarca dell’Occidente e 
Primate d’Italia”, lascerebbe i suoi preziosi paramenti dorati e le sue 
scarpette rosse, per affrontare il fango dei “campi” contro cui si accaniscono 
le bottiglie molotov della gente bene; vi andrebbe a gridare su quelle 
devastazioni la parola del Cristo: “Ciò che viene fatto ai poveri è a me che 
viene fatto”. Papa tedesco, sicuramente Joseph Ratzinger non riesce a 
dimenticare il genocidio degli zingari compiuto dalla Germania nazista ad 
Auschwitz,  con centinaia di bambini 
orrendamente torturati dal dottor Mengele; e questo ricordo, se lui sapesse ciò 
che sta accadendo a pochi chilometri  
dalla sua finestra domenicale, lo spingerebbe a levare alta la voce per 
difendere i membri di una etnia dalle vere e proprie persecuzioni in atto. Così 
attento alle leggi italiane che “violano i diritti del feto”, egli mostrerebbe 
di non essere  meno sensibile 
ai  provvedimenti governativi che 
violano i diritti umani di migliaia di persone colpite in base alla loro 
nazionalità. Davvero 
vorreste chiedergli di raggiungere i vescovi entrati nei campi degli zingari 
bruciati dalla gente pulita, a portare una richiesta di perdono per l’offesa 
fatta a Dio? Il Signore ha voluto che le genti “da un confine all’altro della 
Terra” diventassero un solo popolo, radunato dall’amore. Per questo chi odia una 
stirpe pecca gravemente contro Dio. Questo stanno dicendo i vescovi italiani 
pellegrini fra le rovine fumanti  
degli abituri devastati dei Rom... Come dite? Nessun vescovo è là, fra 
quelle roulottes sfasciate, fra quelle motocarrozzette caricate di poveri 
suppellettili e avviate verso chissà quale destino, fra quei carabinieri che con 
i loro pesanti anfibi  finiscono di 
demolire le baracche bruciate dalle molotov? Ahimè, i 
vescovi rimangono nei loro palazzi e tacciono o (vedi Bagnasco) condannano con 
flebili voci e gelide parole quelli che con bell’eufemismo definiscono 
“estremismi”. Cristo si è 
fermato in piazza  San 
Pietro? ************ 
 E noi? Noi 
cittadini abbiamo niente da dire su questa democrazia che diventa, nei confronti 
dei più poveri, stato di polizia? Dov’è il popolo che due anni fa accorse a 
votare un referendum per difendere la nostra Costituzione così fortemente 
impostata sui diritti umani? Dov’è il presidente della Repubblica, galantuomo 
come pochi altri? Dov’è l’opposizione? Dov’è il 
governo-ombra? Non vedo una 
marea di indignazione levarsi contro la criminalizzazione di un popolo che è 
marcato  dai segni più evidenti di 
un’estrema povertà ma la cui pericolosità sociale è enormemente minore di quella 
dipinta dai politici della destra.  ******** 
 Può darsi che 
la storia abbia decretato la fine dei popoli nomadi. Dai pastori somali a quelli 
mongoli, dai tuareg agli aborigeni australiani, l’evoluzione culturale e il 
rimodellamento della Terra (quello fisico e quello politico) sembrano imporre 
una definitiva stanzialità. Del resto, siamo  tutti discendenti da antenati nomadi 
perché il nomadismo è stato una tappa fondamentale della vicenda umana. Ma se 
davvero è finito il tempo di genti sospinte a un cammino ininterrotto dalla 
necessità e da un’inesauribile voglia di libertà, allora, almeno, esse hanno il 
diritto di attendersi l’aiuto di  
una società dominante che ha già compiuto da secoli un trapasso di 
civiltà. E invece è proprio quello che non vogliamo consentire ai Rom: la 
stanzialità, l’integrazione. Delle immagini (troppo  rare e prudenti) che la televisione ci 
ammannisce, quelle che colpiscono maggiormente, oltre alle facce piangenti dei 
bambini, sono quelle del lavandino montato nella baracca demolita, del libro o 
del quaderno rimasto nel fango; e, dei  
discorsi della gente, accanto alle parole di odio, la tristezza di 
qualche insegnante che cerca dove sono finiti i “suoi” 
alunni. Mi è capitato 
di entrare qualche volta nel carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma,  e di vedere (non dico conoscere!) 
giovani Rom attentissimi a imparare un mestiere. Il carcere come 
unico apprendistato? ******* Diavolo vuol 
dire: colui che disunisce. Maledetto il seminatore di odio. Maledetto il 
seminatore di falsità. Falsità è la 
leggerezza con cui si confondono Rom e Romeni (anche questi ultimi, del resto, 
oggetti di una pesante  
disinformazione); falsità è la diversa gravità attribuita a fatti di 
cronaca. Per esempio: tutti ricordano, giustamente, la povera ragazza romana 
che, durante un litigio con una  
prostituta romena, è morta perchè il puntale dell’ombrello della 
contendente è penetrato in un suo occhio, ma chi ricorda che pochi mesi più 
tardi una ragazza romena è stata spinta da una squilibrata sotto il convoglio 
della metropolitana, a Roma, e da otto mesi è in coma 
profondo? ******* La storia non 
sarà più “maestra di vita” come sentenziano in molti, ma certi ricordi sono 
davvero inquietanti. Leggo che alcuni commercianti del rione Ponte Milvio, a 
Roma, hanno fondato un’associazione che finanzierà un gruppo di ex poliziotti 
addetti alla sorveglianza del rione. Lo fecero (e lo fanno) anche molti 
commercianti di  Rio de Janeiro e di 
Sâo Paulo. Da queste polizie mercenarie, incaricate di “ripulire le strade” e 
“dare una lezione” ai piccoli criminali, sono nati un po’ alla volta , gli 
“squadroni della morte”. Garantivano rapidità operativa e certezza della pena. 
Il fatto è che vogliamo vivere tranquillamente, a qualunque costo. La vignetta 
di Altan, oggi, 16 maggio, su “ Anche i poeti 
vedono lontano. Scriveva Davide Turoldo quindici anni fa: “Ho paura del nazismo dietro le porte. Ho paura di questi 
nazionalismi, di questi rigurgiti di politiche negative. Ho sempre combattuto 
contro tutto questo. L’ho scontato con guerre che sembravano non terminare mai. 
Ho paura della volgarità di questa classe 
dirigente”. Il direttore di Radio Padania, uno degli organi del nuovo governo, ha 
detto che è più facile derattizzare una zona che liberarsi dai 
Rom. Ettore Masina www.ettoremasina.it ----- Original Message ----- 
 
From: Francesca Mele Tripepi  
Sent: Saturday, May 17, 2008 6:08 PM 
Subject: Fw: lettera masina Fate girare! E' una cosa grave di fronte alla quale 
ognuno deve interrogarsi,  
ciao Francesca 
----- Original Message ----- 
 
From: ELENA 
SENIOR  
Sent: Saturday, May 17, 2008 4:40 PM 
Subject: lettera masina Penso che aiuti a riflettere 
Elena 
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