Iraq, rapporto Amnesty: cinque anni di carneficina e disperazione



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COMUNICATO STAMPA
CS37-2008

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULL'IRAQ: CINQUE ANNI DI CARNEFICINA E
DISPERAZIONE

Cinque anni dopo l'intervento militare guidato dagli Usa che spodesto'
Saddam Hussein, l'Iraq rimane uno dei paesi piu' pericolosi al mondo dal
punto di vista dei diritti umani.

E' quanto ha affermato oggi Amnesty International, pubblicando il rapporto
'Carneficina e disperazione'. Secondo l'organizzazione per i diritti
umani, gli attacchi e gli omicidi settari da parte dei gruppi armati, le
torture e i maltrattamenti da parte delle forze governative e la continua
detenzione di migliaia di persone sospette (molte delle quali da lungo
tempo, senza accusa ne' processo) da parte delle forze statunitensi e
irachene hanno avuto un impatto devastante, costringendo oltre quattro
milioni di iracheni a lasciare le proprie case.

Milioni di dollari sono stati spesi per la sicurezza, ma oggi due iracheni
su tre non hanno ancora accesso all'acqua potabile e almeno uno su tre
(otto milioni di persone) sopravvive grazie agli aiuti d'emergenza.

'L'amministrazione di Saddam Hussein fu proverbiale per le violazioni dei
diritti umani' - ha affermato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio
Oriente e Africa del Nord di Amnesty International - 'ma la sua
destituzione non ha portato alcun sollievo alla popolazione irachena'.

Migliaia di persone sono state uccise o gravemente ferite e comunita' che
in precedenza vivevano in uno stato di relativa quiete sono state
trascinate in aperto conflitto La popolazione civile ha pagato il prezzo
piu' alto. Per molte donne, che ora sono minacciate dai militanti
religiosi, le condizioni sono peggiori rispetto ai tempi di Saddam
Hussein.

Secondo il rapporto di Amnesty International, anche nella relativamente
calma regione settentrionale curda, i passi avanti economici non sono
stati accompagnati da un maggiore rispetto dei diritti umani.

'Continuano a giungere segnalazioni di arresti arbitrari, detenzioni e
torture anche dalle province curde' - ha sottolineato Smart - 'e il
dissenso politico e' scarsamente tollerato. Oppositori politici sono stati
imprigionati senza processo mentre i cosiddetti delitti d'onore, in cui le
donne sono assassinate dai propri familiari, restano un problema
profondamente radicato che le autorita' criticano ma non affrontano in
maniera adeguata'.

Nessuno e' in grado di stabilire esattamente quante persone siano state
uccise in Iraq a partire dall'invasione diretta dagli Usa del marzo 2003.
Secondo la ricerca piu' estesa, condotta congiuntamente
dall'Organizzazione mondiale della sanita' e dal governo iracheno e
pubblicata nel gennaio di quest'anno, dal marzo 2003 al giugno 2006 sono
state uccise piu' di 150.000 persone. Le Nazioni Unite hanno affermato che
nel 2006, ultimo anno su cui sono disponibili dati, sono state uccise
almeno 35.000 persone.

Il costante problema dell'insicurezza ha pregiudicato i tentativi di
restaurare l'ordine, ma anche quando le autorita' irachene sono state
messe in grado di far rispettare i diritti umani, hanno ampiamente
fallito. I processi sono regolarmente iniqui, con condanne emesse su prove
estorte con la tortura. Centinaia di persone sono state condannate a
morte.

'Questo e' uno degli aspetti peggiori per il futuro. Anche di fronte a
evidenti prove della tortura commessa sotto i loro occhi, le autorita'
irachene non hanno portato i responsabili di fronte alla giustizia, ne'
gli Usa e i loro alleati li hanno stimolati a farlo' - ha concluso Smart.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 17 marzo 2008

Il rapporto 'Carneficina e disperazione' e' disponibile in lingua inglese
all'indirizzo:
http://www.amnesty.org/en/news-and-updates/report/carnage-and-despair-iraq-20080317

e presso l'Ufficio stampa di Amnesty International Italia.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it




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