Tibet: Amnesty International chiede indagine delle Nazioni Unite



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COMUNICATO STAMPA
CS36-2008

TIBET: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE INDAGINE DELLE NAZIONI UNITE

'Le autorita' cinesi devono consentire lo svolgimento di un'indagine
indipendente delle Nazioni Unite su quanto sta accadendo in Tibet,
soprattutto alla luce della chiusura della regione e delle permanenti
restrizioni alle attivita' degli osservatori sui diritti umani. La
situazione in Tibet merita l'attenzione del Consiglio dei diritti umani,
la cui sessione a' attualmente in corso' - ha dichiarato Amnesty
International.

L'organizzazione per i diritti umani chiede al governo cinese di
esercitare moderazione di fronte alle proteste, fornire complete
informazioni su tutte le persone arrestate a Lhasa e in altre zone del
Tibet la scorsa settimana e rilasciare tutti coloro che sono in carcere
per aver espresso in forma pacifica le proprie idee e aver esercitato il
diritto alla liberta' d'espressione, associazione e riunione.

Secondo Amnesty International, le autorita' cinesi devono affrontare le
ragioni che sono alla base delle rivendicazioni del popolo tibetano,
frutto di politiche governative decennali: l'esclusione dai benefici dello
sviluppo economico, le limitazioni alla pratica religiosa e l'attacco alla
cultura e all'identita' etnica.

Ulteriori informazioni

Le proteste sono scoppiate lunedi' 10 quando circa 400 monaci hanno
marciato dal monastero di Drepung verso Lhasa, chiedendo la fine della
campagna governativa che costringe i monaci ad abiurare il Dalai Lama e a
subire propaganda politica. Oltre 50 di loro sono stati arrestati nel
corso della marcia. I monaci di altri monasteri sono scesi in strada
chiedendo la scarcerazione degli arrestati. Le proteste hanno dato vita a
disordini a Lhasa e in altre zone del paese.

La polizia e i soldati hanno lanciato gas lacrimogeni, hanno assalito i
dimostranti e hanno esploso proiettili nel tentativo di disperdere la
folla. Venerdi' le proteste a Lhasa hanno assunto un carattere violento.
Fonti ufficiali cinesi hanno annunciato la morte di 10 persone, per lo
piu' uomini d'affari di Lhasa. Voci non confermate hanno riferito di un
numero maggiore di vittime.

A Lhasa vige il coprifuoco e i negozi sono chiusi. La citta' a' stata
isolata tramite posti di blocco, mentre il centro a' presidiato da veicoli
blindati e mezzi della polizia. Le forze di sicurezza hanno anche
circondato tre importanti monasteri di Lhasa, costringendo i monaci a
serrarsi all'interno e picchiando chi tentava di uscire. I monaci del
monastero di Sera hanno iniziato uno sciopero della fame per costringere i
militari cinesi a sciogliere l'assedio.

Proteste pacifiche di tibetani si sono svolte anche in Nepal e in India.
Qui,  dimostranti che intendevano marciare verso il confine cinese sono
stati fermati e arrestati. A Kathmandu, la capitale nepalese, le
manifestazioni sono state sciolte con violenza e alcune persone sono state
trattenute in carcere per breve tempo, picchiate e sottoposte a ulteriori
maltrattamenti.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 17 marzo 2008

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it


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