Strade



Strade

Un emblema dell’attuale situazione è la sentenza della Corte d’Appello sui fatti di Milano, per gli scontri dell’11 marzo 2006. Come riporta l’articolo di Giorgio Salvetti su ‘il manifesto’ del 13/11/07, sono state confermate condanne a quattro anni di carcere per ‘concorso morale in devastazione e saccheggio...reato mai applicato per manifestazioni politiche’. A Milano, ricapitola il giornalista, “Gli antifascisti hanno fatto una piccola barricata, due vetrine sono andate in pezzi, un paio di automobili e il negozio di Alleanza Nazionale sono andate in fiamme”. Specifica l’avvocato Mirko Mazzali: “Le prove sono le stesse [del processo di primo grado], inconsistenti. Foto generiche di ragazzi che semplicemente stavano manifestando, bastava esserci per essere colpevoli…tutt’al più si tratta di danneggiamento. Il ricorso al concorso morale è un modo per dire che non è stata accertata alcuna responsabilità diretta come invece stabilisce la legge”. E’ lo stesso reato contestato ai manifestanti sotto processo per il G8 di Genova. 
Si tratta di un reato che risale ai codici fascisti e che viene ‘opportunamente’ applicato a chi – Antifascista – si ribellava alla manifestazione della Fiamma tricolore, già autorizzata. 
Questa è l’Italia d’oggi.    

C’è da ricordare, ancora, che coppie come Amato/De Gennaro (al Ministero degli Interni) oppure Di Nicola/Giovagnoli (alla Procura di Bologna) non fanno una certa attività perché sono lì, ma sono lì perché fanno una certa attività. Chiunque cioè potrebbe svolgere un ruolo politico-dirigenziale d’apparato purché garantisca di operare affinché si tengano chiusi in casa vecchi e bambini; fare in modo tale che man mano rimangano in piazza soltanto i militanti. Il fine ultimo è il prosciugamento della società civile attiva, rendendola così vulnerabile fino a poi attaccarla con una qualsiasi motivazione. 
Infine, Giorgio Napolitano ha avuto il voto dei due rami del Parlamento per l’elezione a Presidente della Repubblica poiché promotore della proposta di legge istitutrice dei Centri di permanenza temporanea in Italia. Ma sarebbe ancor più esatto se si prendesse in considerazione il suo lavoro nel complesso, quale esponente di spicco di decenni di attività politica che hanno portato alla lenta demolizione di ogni ideale e valore di classe, evidenziato alla fine attraverso il percorso verso il centro: Pci – Pds – Ds – Pd. Insomma, ha lavorato con altri al successo del neoliberismo e all’eliminazione di ogni sogno di uguaglianza. 

La logica fa in ultimo pensare che oggi in Italia non tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine sono assassini (cosa che – a mio parere – è sbagliato gridare in piazza, tranne che come reazione immediata a un omicidio). Magari, allo stesso modo, il buon senso porta a pensare che gli stessi tutori - quelli che da anni operano nelle piazze - hanno almeno una volta caricato e usato violenza con manganelli e lacrimogeni (cosa che è quindi giusto urlargli contro).

Dall’altro lato qualcosa si muove. 
In primo luogo, il 9 novembre 2007 c’è stato lo Sciopero generale generalizzato. Mi sembra che sia la prima volta che viene proposto. La novità è che gruppi e associazioni operanti sul territorio lo hanno organizzato insieme ai sindacati di base, anch’essi felicemente uniti. La riuscita, oltre che nei numeri sui luoghi di lavoro e nelle piazze, ha prodotto una semi paralisi delle città, a cominciare dai trasporti della metropolitana a Roma. Il fatto da rimarcare è che si tratta di un tipo di evento che ha visto uniti: dipendenti statali e precari della conoscenza, senza dimora e dipendenti privati, ecc. Come in Francia teme fortemente Sarkozy, i lavoratori si sono coagulati.   

L’altro evento di rilievo di quest’autunno è stato evidenziato dal sociologo urbano Massimo Ilardi, intervistato da Eleonora Martini su ‘il manifesto’ del 14/11/07: “…bisogna riflettere sul fatto che la strada sta tornando formidabilmente al centro del nostro mondo in un’epoca in cui il virtuale sembrava avesse in mano i destini di uomini e donne. La strada è ridiventata oggi il luogo massimo dello spazio pubblico che è lo spazio della paura, del controllo, della sicurezza ma anche del conflitto. Insomma lo spazio pubblico dove si decide la politica del territorio, non è un luogo pacificato…Nelle metropoli oggi si creano diversi spazi pubblici e le istituzioni non riescono a dominare questo spontaneismo. [La strada sta tornando centrale] perché è in crisi l’agire politico, il governo dei territori attraverso i valori, le ideologie, i conflitti. Attraverso l’indicazione chiara dell’amico e del nemico. In questa crisi le pulsioni e i desideri si scaricano immediatamente sul territorio. E non c’è più mediazione fra quello che vorremmo fare, quello che desideriamo, e quello che facciamo. Insomma è venuta meno quella capacità che aveva la politica di proiettare sul futuro le esigenze, i bisogni, i desideri usando valori e ideologie. Ora si vuole tutto e subito. E’ un’eredità delle culture giovanili degli anni ’70 e ’80 che puntavano tutto sul presente”.
Questa incapacità – espressa da Ilardi - dell’agire politico e del governo dei territori ha la sua ultima espressione nel pacchetto sicurezza approvato poche settimane fa dal governo di centrosinistra. Sono state previste pene detentive per i writers e attuate da subito le norme anti-rom. Inoltre, il presidente della commissione del ministero della giustizia per la riforma del codice penale, senatore Giuliano Pisapia – intervistato da Alessandra Fava - rileva su ‘il manifesto’ del 18/11/07 che ci troviamo in tempi in cui: “Le norme sulla violenza negli stadi potrebbero essere applicate anche davanti a strutture pubbliche, posti di lavoro o scuole e contro chiunque si opporrà a leggi inique o comportamenti non leciti delle forze dell’ordine” c’è poco da stare tranquilli. 

A mio parere, la politica una volta preso atto della propria incapacità di governare e amministrare è passata adesso all’attacco di tutto quanto è sociale e non codificato. 

Ma nel contempo, insieme alla strada che ridiventa il luogo massimo dello spazio pubblico, c’è un cambio negli stili di vita da parte dei cittadini sul territorio, un nuovo rapporto molto più profondo con se stessi e con gli altri, in grado di collegare direttamente la marcia col motore, il desiderio con l’azione; un agire capace di non far soccombere la strada bensì di collegarla e sommarla al virtuale. Associazioni e cittadini che iniziano a operare direttamente senza società politica di consenso.         
   
Ricapitolando. 
Da un lato, c’è un sistema incapace di riformarsi, guadagnare nuovi alleati, combattere gli ostacoli salvaguardando in primo luogo la propria autorità e legittimità – si pensi alle proposte partitiche e rachitiche rappresentate negli ultimi giorni rispettivamente da Veltroni e Berlusconi; dall’altro, ci sono vagiti di nuove forme di democrazia che non siano nelle mani di burocrati e capitalisti ma gestite direttamente dalla società.   

21/11/7 – Leopoldo BRUNO