Pakistan, stato di emergenza: Amnesty teme che apra la strada a ulteriori violazioni dei diritti umani



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COMUNICATO STAMPA
CS126-2007

PAKISTAN: AMNESTY INTERNATIONAL TEME CHE LO STATO D'EMERGENZA APRA LA
STRADA A ULTERIORI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

La Segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, ha definito
lo stato d'emergenza in Pakistan una evidente violazione delle norme e
degli standard del diritto internazionale dei diritti umani contenuti
nella stessa Costituzione del paese.

Reagendo alla svolta repressiva militare dello scorso fine settimana,
l'organizzazione per i diritti umani ha chiesto l'immediato ritorno
all'ordine costituzionale e il rilascio delle centinaia di persone
arrestate sulla base dello stato d'emergenza.

'L'operato del generale Musharraf rappresenta un preciso attacco al
sistema giudiziario, alla vivace comunita' dei diritti umani, alla stampa
indipendente e all'espressione del pacifico dissenso politico' - ha
dichiarato Khan. 'Misure dipinte come necessarie per proteggere il paese
costituiscono in realta' la completa abrogazione delle garanzie
fondamentali sui diritti umani e lo smantellamento delle istituzioni e del
sistema di pesi e contrappesi che sono alla base della stabilita' del
Pakistan'.

Aggirando le norme costituzionali sulla dichiarazione dello stato
d'emergenza, il generale Musharraf ha sospeso il diritto a non essere
privati arbitrariamente della vita e i principi fondamentali del diritto a
un processo equo. Sulla base delle norme e degli standard del diritto
internazionale dei diritti umani, contenute nella stessa Costituzione del
Pakistan, questi diritti devono essere rispettati integralmente e in ogni
circostanza, a prescindere dall'esistenza di un'emergenza pubblica.

'L'operato di Musharraf suona come una beffa di fronte all'impegno
proclamato nella dichiarazione dello stato d'emergenza di voler preservare
l'indipendenza del potere giudiziario e lo stato di diritto' -  ha
proseguito Khan.

I giudici sono stati sospesi e messi agli arresti domiciliari in piena
violazione delle disposizioni fondamentali dei Principi delle Nazioni
Unite sull'indipendenza dei giudici, i quali non possono essere rimossi
dall'esecutivo, salvo nei casi di incapacita' o di non idoneita' a
svolgere il proprio mandato.

Amnesty International teme che questo attacco alle istituzioni
fondamentali di responsabilita', assieme alle prerogative arbitrarie dello
stato d'emergenza, esacerbera' le violazioni dei diritti umani gia' in
corso nel paese, come i maltrattamenti e la tortura, le detenzioni
arbitrarie, le sparizioni e l'uso eccessivo della forza per sopprimere il
dissenso pacifico' - ha concluso Khan.

Ulteriori informazioni

Agendo nelle sue funzioni di capo delle forze armate, il generale
Musharraf ha sospeso la Costituzione e si e' attribuito il potere di
emendarla senza una procedura parlamentare. Ha inoltre proclamato un
Ordine costituzionale provvisorio (Pco), che impedisce a qualsiasi
tribunale di emettere provvedimenti contro il presidente, il primo
ministro o ogni altra persona che agisca sotto la loro autorita'.

Sulla base del Pco, i membri in carica delle corti superiori sono
effettivamente sospesi fino a quando non giureranno di rispettare lo
stesso Pco. Solo cinque dei 17 giudici della Corte suprema hanno fatto
questo giuramento. Molti giudici della Corte suprema e delle Alte corti
provinciali sono stati posti agli arresti domiciliari.

Questi provvedimenti sono stati adottati alla vigilia di un'udienza della
Corte suprema sulla possibile ineleggibilita' del generale Musharraf alle
elezioni presidenziali dello scorso 6 ottobre. Gli avvocati coinvolti nel
ricorso, gia' promotori del movimento per l'indipendenza della
magistratura, all'indomani della sospensione dell'ex giudice capo, decisa
dal presidente Musharraf il 9 marzo, sono stati immediatamente arrestati.

Centinaia di avvocati, difensori dei diritti umani e attivisti politici
sono stati arrestati negli ultimi tre giorni. Domenica scorsa, la sede
della Commissione dei diritti umani del Pakistan e' stata oggetto di un
raid della polizia, conclusosi con l'arresto di 70 difensori dei diritti
umani, accusati di riunione illegale sulla base del Pco e reclusi nel
penitenziario Kot Lakhpat di Lahore. Molti di essi sono anziani in
precarie condizioni di salute. Tra le persone poste agli arresti
domiciliari figura anche Asma Jahangir, presidente della Commissione dei
diritti umani e Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla liberta' di
religione. La sua abitazione privata e' stata proclamata luogo di
prigionia nel quale, in base alle leggi sulla detenzione preventiva, puo'
rimanere fino a 90 giorni.

Da sabato, le emittenti radio e televisive indipendenti non possono
trasmettere i loro programmi. Sono state emesse nuove leggi che limitano
la liberta' di stampa off line e on line e stabiliscono pene da tre a
quattro anni e pesanti sanzioni pecuniarie.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 6 novembre 2007

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it





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