(SULLA GUERRA)Forse potra' interessare. Buona giornata. Aldo Rivabene n.b. Se vuoi esser cancellato, fammelo saper. In base alla legge etc.etc.



L'ANTITALIANO
Compagnie di ventura
di Giorgio Bocca
(dal settimanale "L'Espresso" attualmente in edicola)
In ogni angolo del mondo i paesi ricchi mandano a combattere i poveri
diavoli. Eserciti di supermercenari al servizio di chi li paga. Così i
governi perdono indipendenza  Soldati italiani a KabulUn comando inglese ha
liberato i due soldati italiani sequestrati in Afghanistan. I banditi che
li avevano catturati stavano per consegnarli ai talebani. Un'azione
fulminea, una sparatoria infernale, i nostri soldati feriti, otto banditi
uccisi e il solito mistero che circonda le azioni dei servizi speciali. I
nostri due soldati facevano parte del Siami, il servizio segreto militare,
che evidentemente fa parte dello spionaggio delle forze Nato, il che spiega
il prontissimo intervento e la brutale decisione con cui è stato condotto.
La reazione del nostro governo è stata, come al solito, contradditoria.
Oliviero Diliberto della sinistra radicale ha chiesto il ritiro del corpo
di spedizione, il presidente del consiglio Romano Prodi lo ha confermato,
il ministro della Difesa ha raccontato alla Camera la sua versione zeppa di
omissis, il presidente afgano Karzai si è compiaciuto che gli alleati
decidano e facciano quel che vogliono.
Se il blitz delle teste di cuoio non fosse riuscito si sarebbe ricorsi come
al solito alla corruzione del nemico, tanto per tirare in qualche modo
avanti in questo caos che è l'intervento Nato nel paese asiatico da cui
tutti gli occupanti sono stati malamente cacciati nella storia recente e
passata. Che cosa ci fanno i nostri soldati in quel povero e inospitale
paese non lo ha capito nessuno. Nella provincia di Herat, relativamente
tranquilla, i nostri soldati hanno il compito della costruzione o
ricostruzione di qualcosa che assomigli a uno Stato civile, devono istruire
i soldati e i poliziotti, fabbricare scuole, ospedali, strade, acquedotti.
Hanno persino fabbricato una chiesa cattolica che non sembra il bene
pubblico più richiesto da una popolazione islamica.
Ma appena usciti da Herat, appena entrati nella vicina provincia di Shindad
la ragion d'essere della nostra presenza armata cambia radicalmente: non è
più la costruzione o ricostruzione di uno Stato civile, ma la sua sicurezza
e allora i nostri soldati devono occuparsi di posti di blocco, di
fortilizi, di campi minati. Così come fanno, ciascuno a suo modo, i
contingenti polacchi, lituani, tedeschi e soprattutto americani che si
occupano prevalentemente dell'Endurance power, cioè dalla repressione per
cui arrivano con la loro aviazione su una zona che altri hanno iniziato a
risanare economicamente e civilmente e la bombardano a tappeto tanto per
far sapere al Pentagono che tot talibani sono stati eliminati.

Che ci fanno i nostri soldati in Afghanistan? I padroni del mondo, gli
americani, dicono che sono lì come gli altri alleati per combattere il
terrorismo islamico di Bin Laden e di Al Qaeda. I risultati di questa
battaglia sono incerti, visto che gli attentati si susseguono in ogni
paese. Di certo ci sono i pessimi effetti, le pessime trasformazioni che
questo tipo di guerra ha sugli eserciti di tutte le nazioni. Prevalgono
dovunque pessime mutazioni: i ricchi stanno a casa e mandano a combattere i
poveri diavoli che, o si rinchiudono nei loro campi blindati, o fanno
strage dei nemici meno forniti di armi. Vedi il 'miracolo' del
supergenerale Petraeus che, in Iraq, o allontana i suoi soldati dalla linea
del fuoco, o usa l'aviazione per gli sterminii tipo Falluja. Oppure
diventano strumenti capitalistici, fonti di profitti colossali quindi usati
da tutti i governi e da tutti i corrotti.
Non più eserciti di popolo, ma grandi compagnie di ventura, supermercenari,
al servizio di chi li paga. La presenza di nostri reparti in tutti gli
angoli del pianeta, che i governanti presentano come nostra partecipazione
al governo del mondo, è in realtà una perdita di indipendenza e una
progressiva integrazione in un mondo in cui le tentazioni del potere
prevalgono persino sulle ragioni della sopravvivenza.
(05 ottobre 2007)
<http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Compagnie-di-ventura/1809992/1>http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Compagnie-di-ventura/1809992/1