Russia, un anno dopo l'omicidio di Anna Politkovskaya: Amnesty, " c'è ancora molto da fare"



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COMUNICATO STAMPA
CS106-2007

RUSSIA, UN ANNO DOPO L'OMICIDIO DI ANNA POLITKOVSKAYA: AMNESTY
INTERNATIONAL , 'C'E' ANCORA MOLTO DA FARE'

Questa settimana, tantissime persone in ogni parte del mondo, compresi
soci e simpatizzanti di Amnesty International, commemoreranno la
giornalista e attivista per i diritti umani Anna Politkovskaya, uccisa il
7 ottobre 2006 a Mosca, di fronte alla sua abitazione, quasi certamente a
causa delle sue denunce sulle violazioni dei diritti umani in Russia.
Secondo Amnesty International, la conduzione delle indagini ha finora
mostrato che c'e' poca volonta' politica di portare i responsabili della
sua morte di fronte alla giustizia.

Dalla fine di agosto, sono state arrestate almeno 12 persone in relazione
all'assassinio, ma diverse di esse sono state rilasciate quando e' emerso
che avevano un alibi. Tra coloro che sono stati indicati pubblicamente
come sospetti, figurano funzionari del ministero degli Interni, dei
servizi di sicurezza federali (Fsb) e un ex dirigente dell'amministrazione
locale cecena. Tuttavia, a un anno di distanza dall'uccisione di Anna
Politkovskaya, non solo gli esecutori materiali devono essere ancora
identificati, ma non sembra esservi alcun progresso nella ricerca dei
mandanti.

Gli ex colleghi della Novaya Gazeta ('Giornale nuovo'), pur esprimendo
soddisfazione per il lavoro svolto negli ultimi 12 mesi dal team della
Procura generale responsabile delle indagini sull'assassinio, temono ora
che chi l'ha ordinato non venga portato dinanzi alla giustizia. Inoltre,
l'avvocato di tre ceceni, arrestati perche' sospettati di essere coinvolti
nell'uccisione di Anna Politkovskaya, ha denunciato che i suoi clienti
hanno subito maltrattamenti. Questo episodio, insieme all'erroneo fermo di
altre persone rivelatesi estranee ai fatti, fa ulteriormente supporre che
le indagini non siano condotte pienamente in linea con quanto richiesto
dalla legge.

Anna Politkovskaya aveva subito minacce e intimidazioni da parte delle
autorita' russe e cecene a causa delle sue marcate critiche alla politica
e all'operato del governo. Da quando, nel 1999, aveva iniziato a scrivere
sul conflitto in Cecenia e nel Caucaso del Nord, era stata arrestata,
minacciata di gravi ritorsioni e di morte in varie occasioni. Aveva
intervistato molte persone, russe, cecene e di altre etnie che avevano
subito tortura o che non avevano ottenuto giustizia dalle autorita'
federali. Per aver denunciato le violazioni dei diritti umani, la
corruzione e altre azioni illegali nella Federazione russa, era stata
etichettata come filo-terrorista e nemica del popolo russo. Tutto questo
non l'aveva fermata. Al contrario, di fronte alle restrizioni imposte alla
stampa indipendente che si occupava di quanto stava avvenendo nel Caucaso,
aveva ritenuto un suo preciso dovere continuare a occuparsi di chi
altrimenti non avrebbe avuto voce.

Oggi altri giornalisti, difensori dei diritti umani e avvocati della
Federazione russa continuano a subire aggressioni, intimidazioni e
minacce, anche di morte, da parte di agenti statali e di entita' non
statali. Molti preferiscono non parlarne in pubblico, ma Amnesty
International sa per certo che vi sono stati numerosi tentativi per
ridurli al silenzio.

Fatima Tisova, una giornalista che seguiva le vicende del Caucaso per
conto di varie agenzie di stampa, ha detto quest'anno di ritenere di
essere stata soggetta a un tentativo di avvelenamento mentre si trovava a
Nalchik, nella Kabardino-Balkaria. Un altro caso e' quello di Magomed
Mutsolvgov, un difensore dei diritti umani dell'Inguscezia: un sito
Internet locale ha riferito di una conversazione tra membri delle forze di
sicurezza che affermavano che l'uomo andava fermato con ogni mezzo
possibile. Mutsolvgov e' il direttore di MASHR, un'organizzazione per i
diritti umani che da' appoggio ai familiari degli scomparsi e alle vittime
di tortura. Dopo la rivelazione delle notizie su Internet, egli ha
informato Amnesty International di essersi accorto che era pedinato.

Amnesty International chiede alle autorita' russe di prendere posizione,
in modo chiaro e inequivocabile, in difesa dei giornalisti, degli avvocati
e di tutti coloro che si occupano della situazione dei diritti umani nel
paese.

L'organizzazione per i diritti umani chiede inoltre alle autorita'
federali e cecene di prendere misure efficaci per consentire a osservatori
e giornalisti, locali e internazionali, di raccontare quanto accade in
Cecenia senza timore di rappresaglie.

Infine, Amnesty International chiede al governo di Mosca di proteggere i
giornalisti, gli avvocati e i difensori dei diritti umani indagando in
modo vigoroso su ogni attacco nei loro confronti, compreso quello mortale
subito da Anna Politkovskaya. I responsabili di tali crimini, compresi
coloro che li hanno ordinati, dovranno essere portati di fronte alla
giustizia senza indugio.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 4 ottobre 2007

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - e-mail: press at amnesty.it



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