Re: [pace] Per l'altro 11 settembre -- Recensione De Luna, Il corpo del nemico ucciso
- Subject: Re: [pace] Per l'altro 11 settembre -- Recensione De Luna, Il corpo del nemico ucciso
- From: Lorenzo Dellacorte <l_coortis at yahoo.it>
- Date: Wed, 12 Sep 2007 11:56:32 +0000 (GMT)
Da: Nicola Vallinoto <nicola.vallinoto at gmail.com>
A: pace at peacelink.it
Inviato: Mercoledì 12 settembre 2007, 13:40:43
Oggetto: Re: [pace] Per l'altro 11 settembre -- Recensione De Luna, Il corpo del nemico ucciso
trovo molto interessante il contributo di Enrico Peyretti.
In particolare quando si dice che "Oggi, tra le prime cinquanta entità economiche del pianeta gli stati sono meno della metà; gli altri sono gruppi privati con disponibilità finanziarie nettamente superiori alla maggior parte degli stati nazionali. "
Se posso aggiungere qualcosa all'analisi direi che manca la prospettiva sul che fare per arginare la guerra globale i cui soggetti principali sono attori privati internazionali ai quali gli stati nazionali non sono in grado di contrapporre un'alternativa.
io credo che occorra far si che la politica prenda il controllo sulla guerra che è oramai globale. Per far ciò dobbiamo sostenere i processi di democratizzazione delle istituzioni sovranazionali siano essi regionali (unione europea e africana) che mondiali (nazioni unite).
tutto è in via di globalizzazione dal commercio e dall'economia, alla guerra e ai diritti. Tutto tranne la democrazia che è ancora intrappolata all'interno degli angusti confini nazionali.
se vogliamo contrapporre una resistenza alla guerra civile globale e dare una risposta alla società civile globale che il 15 febbraio 2003 era scesa in piazza in tutto il mondo per chiedere la pace occorre rafforzare gli strumenti di democrazia globale a cominciare dalla trasformazione dell'Unione europea in un attore capace di agire con una sola voce per la costruzione dell'altro mondo possibile e dalla trasformazione delle Nazioni unite in un vero governo democratico del mondo. A questi attori democratici sovranazionali occorre trasferire il controlla della forza che altrimenti resterebbe in mano a gruppi o stati fondamentalisti.
Nicola Vallinoto
07 09 12 De Luna Il corpo del nemico ucciso
Ieri sera, al Centro Studi Sereno Regis, Alberto Pelissero, Nanni Salio e io abbiamo ricordato con i presenti l'11 settembre 2001 presentando, per fecondo contrasto, gli atti del convegno tenuto un anno fa a Pisa su "L'11 settembre di Gandhi" (rivista "Quaderni Satyagraha", n. 12), che fu, nel 1906, il giorno di avvio in Sudafrica della campagna di lotta nonviolenta in difesa dei diritti degli immigrati indiani.
Prima di presentare qualche idea contenuta in questo ampio quaderno di 215 pagine (del quale vorrei scrivere un'altra volta), ho voluto raccogliere altre idee dal capitolo finale del libro di Giovanni De Luna, "Il corpo del nemico ucciso. Violenza e morte nella guerra contemporanea", Einaudi 2006.
- Solo negli anni 1990-2000 si possono calcolare per difetto prudenziale 5 milioni e 600.000 persone uccise in guerra (p. 278). Riflettevo, leggendo questi dati: ogni ucciso è un singolo, un unico, sicché 1 = tutto. Mille, un milione è uguale a tante volte un unico. Per ogni vittima e chi le vuol bene, la guerra è tutta lì. Ogni guerra è molte guerre. In ogni ucciso c'è tutta la guerra, qualunque sia il suo esito o conseguenze generali. La quantità di dolori accresce i dolori, ma ogni dolore è già uguale alla somma. Paradosso dell'estremo, dove qualità e quantità si confondono, si sovrappongono, si scambiano. Perde senso il conto delle vittime. Conta solo il fatto di far vittime.
- Come altri autori, De Luna parla, per l'oggi, di "guerra civile globale". Oggi le guerre sono "postnazionali", non più gestite principalmente ed esclusivamente dagli stati nazionali, che ne avevano il monopolio, ma da gruppi privati, che si servono degli stati. Cosicché si può dire che siamo passati "dal monopolio [statale] della violenza al mercato della violenza" (p. 279).
- Oggi, tra le prime cinquanta entità economiche del pianeta gli stati sono meno della metà; gli altri sono gruppi privati con disponibilità finanziarie nettamente superiori alla maggior parte degli stati nazionali. L'organizzazione di Bin Laden è uno di questi gruppi, che congiunge il fondamentalismo religioso alla più sfrenata modernità (p. 280).
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