Era l'11 settembre del 1973:Il testamento di Salvador Allende



Il testamento di Salvador Allende
L'ultimo discorso del presidente cileno da Radio Magallanes

11 settembre 1973

Il golpe cileno, il palazzo della Moneda in fiamme, il tradimento del
generale Augusto Pinochet. 34 anni dopo aver imposto con la violenza il
laboratorio del neoliberismo, un nuovo partito pinochetista si affaccia
sullo scenario politico cileno

“La storia è nostra e la fanno i popoli”; perché è troppo vero, è troppo
bello, è troppo giusto ed opportuno.”Pagherò con la mia vita la difesa
dei principi che sono cari a questa patria. Cadrà la vergogna su coloro
che hanno disatteso i propri impegni, venendo meno alla propria parola,
rotto la disciplina delle Forze Armate. Il popolo deve stare all’erta,
vigilare, non deve lasciarsi provocare, né massacrare, ma deve anche
difendere le sue conquiste. Deve difendere il diritto a costruire con il
proprio lavoro una vita degna e migliore. Una parola per quelli che,
autoproclamandosi democratici, hanno istigato questa rivolta, per quelli
che, definendosi rappresentanti del popolo, hanno tramato in modo stolto
e losco per rendere possibile questo passo che spinge il Cile nel
baratro. In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della
patria vi chiamo per dirvi di avere fede. La storia non si ferma né con
la repressione né con il crimine; questa è una tappa che sarà superata,
è un momento duro e difficile. E’ possibile che ci schiaccino, ma il
domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori. L’umanità avanza per la
conquista di una vita migliore. Compatrioti: è possibile che facciano
tacere la radio, e mi accomiato da voi. In questo momento stanno
passando gli aerei. E’ possibile che sparino su di noi. Ma sappiate che
siamo qui, per lo meno con questo esempio, per mostrare che in questo
paese ci sono uomini che compiono la loro funzione fino in fondo. Io lo
farò per mandato del popolo e con la volontà cosciente di un presidente
consapevole della dignità dell’incarico. Forse questa sarà l’ultima
opportunità che avrò per rivolgermi a voi. Le Forze Aeree hanno
bombardato le antenne di radio Portales e di radio Corporacion. Le mie
parole non sono amare ma deluse; esse saranno il castigo morale per
quelli che hanno tradito il giuramento che fecero. Soldati del Cile,
comandanti in capo e associati - all’ammiraglio Merino - il generale
Mendoza, generale meschino che solo ieri aveva dichiarato la sua
solidarietà e lealtà al governo, si è nominato comandante generale dei
Carabineros. Di fronte a questi eventi posso solo dire ai lavoratori: io
non rinuncerò. Collocato in un passaggio storico pagherò con la mia vita
la lealtà del popolo. E vi dico che ho la certezza che il seme che
consegnammo alla coscienza degna di migliaia e migliaia di cileni non
potrà essere distrutto definitivamente. Hanno la forza, potranno
asservirci, ma non si arrestano i processi sociali, né con il crimine,
né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli. Lavoratori
della mia patria, voglio ringraziarvi per la lealtà che sempre avete
avuto, la fiducia che avete riposto in un uomo che é stato soltanto
interprete di grande desiderio di giustizia, che giurò che avrebbe
rispettato la costituzione e la legge, così come in realtà ha fatto. In
questo momento finale, l’ultimo nel quale io possa rivolgermi a voi,
spero che sia chiara la lezione. Il capitale straniero, l’imperialismo,
insieme alla reazione ha creato il clima perché le Forze Armate
rompessero la loro tradizione: quella che mostrò Schneider e che avrebbe
riaffermato il comandante Araya, vittima di quel settore che oggi starà
nelle proprie case sperando di poter conquistare il potere con mano
straniera a difendere le proprietà e i privilegi. Mi rivolgo,
soprattutto, alla semplice donna della nostra terra: alla contadina che
ha creduto in noi; all’operaia che ha lavorato di più, alla madre che ha
sempre curato i propri figli. Mi rivolgo ai professionisti della patria,
ai professionisti patrioti, a coloro che da giorni stanno lavorando
contro la rivolta auspicata dagli ordini professionali, ordini di classe
che solo vogliono difendere i vantaggi di una società capitalista. Mi
rivolgo alla gioventù, a quelli che hanno cantato la loro allegria e il
loro spirito di lotta. Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al
contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché
nel nostro paese il fascismo è già presente da tempo negli attentati
terroristici, facendo saltare ponti, interrompendo le vie ferroviarie,
distruggendo oleodotti e gasdotti. Di fronte al silenzio di quelli che
avevano l’obbligo di intervenire, la storia li giudicherà. Sicuramente
radio Magallanes sarà fatta tacere e il suono tranquillo della mia voce
non vi giungerà. Non importa, continuerete ad ascoltarmi. Sarò sempre
vicino a voi, per lo meno il ricordo che avrete di me sarà quello di un
uomo degno che fu leale con la patria. Il popolo deve difendersi ma non
sacrificarsi. Il popolo non deve lasciarsi sterminare e non deve farsi
umiliare. Lavoratori della mia patria: ho fiducia nel Cile e nel suo
destino. Altri uomini supereranno il momento grigio ed amaro in cui il
tradimento vuole imporsi. Andate avanti sapendo che, molto presto, si
apriranno grandi viali attraverso cui passerà l’uomo libero, per
costruire una società migliore. Viva il Cile, viva il popolo, viva i
lavoratori! Queste sono le mie ultime parole, ho la certezza che il
sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una
punizione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il
tradimento.


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