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Patriarca caldeo: cristiani perseguitati da governo iracheno e truppe straniere
- Subject: Patriarca caldeo: cristiani perseguitati da governo iracheno e truppe straniere
- From: <locascio.francesco at aliceposta.it>
- Date: Fri, 20 Jul 2007 09:50:48 +0200
Patriarca caldeo: cristiani perseguitati da governo iracheno e truppe
straniere
Dopo un lungo silenzio il leader della Chiesa caldea raccoglie e rilancia con forza gli appelli di vescovi e clero perché i responsabili fermino la “persecuzione interna ed esterna” che colpisce i cristiani in Iraq. Ai politici chiede di non rimanere a guardare, mentre condanna le truppe Usa: “Dio non gradisce quello che state facendo al nostro Paese”. Erbil (AsiaNews) – È un’accusa forte, diretta contro autorità irachene e
truppe straniere quella lanciata dal Patriarca dei caldei, Emmanuel III
Delly, che chiede un intervento deciso del governo e della
comunità internazionale per fermare l’emorragia di cristiani perseguitati in
Iraq. Appena rientrato da un lungo soggiorno negli Stati Uniti, il capo
della Chiesa caldea ha denunciato, per la prima volta dall’inizio della guerra,
le colpe di politici ed eserciti nei confronti di tutta la popolazione,
sottolineando anche la preoccupante condizione dei cristiani, minacciati di
estinzione. “I cristiani vengono uccisi, cacciati dalle loro case davanti agli
occhi di chi invece sarebbe responsabile della loro sicurezza” – ha tuonato
Delly dall’altare della chiesa di Mar Qardagh, ad Erbil, Kurdistan, dove ha
celebrato messa il 6 maggio scorso. La campagna di persecuzione ad opera di
estremisti islamici in atto nelle grandi città come nei villaggi ha spinto il
clero e i vescovi iracheni a
lanciare numerosi appelli in questi ultimi mesi: per l’unità del Paese e in
favore dei diritti della comunità, da sempre componente fondamentale della
società irachena.
Delly raccoglie e rilancia a gran voce quegli stessi appelli: “I cristiani
sono oggi perseguitati in un Paese dove tutti lottano per i propri interessi
personali. Essi vivono da sempre in Iraq, e nel tempo hanno fatto tutto il
possibile per contribuire al suo sviluppo insieme ai loro fratelli musulmani".
Ci batteremo, assicura Delly, perchè vengano rispettati i nostri diritti di
iracheni sia a livello regionale che di governo centrale.
Nel suo intervento, riportato in arabo dal sito internet del patriarcato di
Baghdad http://www.st-adday.com/, spiega
poi la doppia natura di questa persecuzione: interna ed esterna. “La
persecuzione interna è quella operata dagli stessi iracheni che stanno cacciando
i cristiani dalle loro case e dalle loro terre, e della quale sono responsabili
tutti coloro che, al potere, non hanno fatto e non fanno nulla per fermare
questa tragedia. La persecuzione esterna è quella che ha toccato la dignità
stessa di tutto il popolo iracheno le cui moschee, chiese ed istituzioni sono
state distrutte o occupate, senza alcun rispetto per la fede”. A questo
proposito il Patriarca ha ricordato il caso del Babel College, la cui vecchia sede a Baghdad è stata
trasformata dalle truppe americane in una base militare, contro il volere del
Patriarcato. Quasi a riprova che la comunanza di
fede non implica complicità tra le forze straniere e la comunità cristiana,
vittima della guerra quanto quella musulmana.
Proprio verso gli Stati Uniti Delly usa parole molto dure: “Gli
americani sono entrati senza il nostro consenso in Iraq, Dio non gradisce quello
che avete fatto e state facendo al nostro Paese”. “Speriamo che il Signore
illumini queste persone - ha aggiunto - affinché smettano di violare i diritti
di tutti gli iracheni”.
Una forte presa di posizione del Patriarca, che ha sempre tenuto il profilo
basso in questi anni, era attesa da tutta a comunità, che adesso sente di avere
una speranza in più. “Ora possiamo anche morire – dice un sacerdote citato dal
sito Baghdadhope - ma almeno lo faremo sapendo di star facendo qualcosa, non
solo aspettando la fuga dal Paese o la sparizione della nostra comunità”.
(MA)
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Allegato Rimosso
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