bilancio carovana nowar



Navarra

(Le considerazioni che seguono
introduranno la riunione del
Coordinamento FERMIAMO CHI SCHERZA COL
FUOCO ATOMICO", convocata per
domani, domenica, 10 giugno, dalle ore
12.00 alle ore 17.00, a Milano,
presso la LOC di via Mario Pichi, 1).

I posteri diranno se la
"Carovana contro la guerra, per il disarmo e la
pace" e'
effettivamente servita, come era nei suoi propositi, a
"rilanciare la
mobilitazione contro la guerra e la militarizzazione in
tutti i
settori sociali, sui posti di lavoro, nelle scuole, nei
quartieri e
nei luoghi di culto". La buona volonta' dei promotori
sicuramente c'e'
stata, ma questa notoriamente non e' sufficiente ad
assicurare il
successo di imprese politiche che abbisognano anche di un
contesto
storico-sociale e di opinione pubblica favorevoli (negli
atteggiamenti
di fondo piu' che negli umori contingenti).

da parte di Alfonso Navarra

(Le considerazioni che seguono introduranno la riunione del Coordinamento
FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO", convocata per domani, domenica, 10
giugno, dalle ore 12.00 alle ore 17.00, a Milano, presso la LOC di via
Mario Pichi, 1).

I posteri diranno se la "Carovana contro la guerra, per il disarmo e la
pace" è effettivamente servita, come era nei suoi propositi, a "rilanciare
la mobilitazione contro la guerra e la militarizzazione in tutti i settori
sociali, sui posti di lavoro, nelle scuole, nei quartieri e nei luoghi di
culto". La buona volontà dei promotori sicuramente c'è stata, ma questa
notoriamente non è sufficiente ad assicurare il successo di imprese
politiche che abbisognano anche di un contesto storico-sociale e di
opinione pubblica favorevoli (negli atteggiamenti di fondo più che negli
umori contingenti).

La Carovana comunque è stata, pur tra limiti di visibilità e contraddizioni
politiche, un'esperienza importante di mobilitazione autonoma di base per
diversi motivi. Non ultimo il suo carattere completamente autorganizzato ed
autogestito, nonchè autofinanziato, da parte delle tre Reti che l'hanno
promossa. Essa, a conti fatti, può ancora aprire le porte ad una crescita
complessiva di consapevolezza e di autonomia per lo spezzone "libero" del
movimento pacifista, ossia per quei soggetti collettivi che non sono
strutturati attorno al professionismo politico e che quindi non gravitano
nell'orbita del sistema partitico alla stregua di satelliti subalterni.

Lo sforzo è stato particolarmente oneroso per le persone che hanno
funzionato da "staffette" sui camper, sui pulmini e sulle station wagon. Le
spese sono state da essi anticipate di tasca propria. Si sono, da parte di
alcuni, rinunciati ad introiti derivanti dalla libera attività
professionale. Solo il percorso del Nord-Est ha accumulato un deficit -
stimato per difetto - di 1.180 euro. Una compagna è stata vittima di un
grave incidente in autostrada (tra Bologna e Modena, il 23 maggio) e dovrà
restare un mese immobilizzata a letto per rimarginare trauma cranico e
ferite.

Nel suo articolato e poliforme incedere e girovagare, partita il 19 maggio
da Sigonella, Trieste e Novara, la Carovana, con le sue tre direttrici,  ha
toccato i punti critici dell'Italia militarizzata e nuclearizzata (Vicenza,
Camp Darby, Bagnoli, Aviano...) e i luoghi simbolo del pacifismo (come
Comiso ed Assisi). I camper hanno visitato anche località oggetto di lotte
"per la difesa della Terra", come Acerra e la Val di Susa, fino a riunirsi
tutti davanti alla fabbrica di armi di Colleferro specializzata nella
costruzione di bombe cluster.

Due settimane di marce, sit-in, mobilitazioni, fiaccolate, incontri più o
meno partecipati ... ma anche dialoghi con gli studenti ed incontri con
porporati (a Vicenza mons. Nosiglia che sosterrà in sede CEI il "peccato"
del possesso dell'arma atomica) ed ordini religiosi (i francescani nella
Parrochia di santa Maria degli Angeli ad Assisi).

La componente nonviolenta di per sè avrebbe sicuramente dato maggior
risalto alla scadenza del 2 giugno, Festa della Repubblica, rispetto al 9
giugno, visita di Bush in Italia. Non a caso, dal suo punto di vista,
l'iniziativa, pur assumendo la scadenza del 9 giugno, si è per l'appunto
conclusa il 2 giugno.

Il maggior punto debole dell'iniziativa forse è stata proprio la scarsa
mobilitazione finale a Roma, di sole 300 persone, che non ha potuto porsi
come credibile contestazione ed alternativa alla parata militarista
organizzata dalle autorità ufficiali, che hanno tradito la memoria della
Costituzione ed il suo "ripudio della guerra" (art. 11).

Ma resta intatta, addirittura rafforzata, la possibilità di proseguire con
sistematicità ed unitarietà un lavoro comune da parte delle tre Reti sui
terreni individuati dalla piattaforma di partenza.

Ricordiamo ancora quei punti, caratterizzanti un "impegno pacifista
coerente", su cui ci siamo impegnati a "mettere insieme i soggetti che
intendono ampliare le lotte territoriali" e a "sensibilizzare la
popolazione":

-  Rimozione dal territorio italiano di tutti gli ordigni nucleari e delle
armi di distruzione di massa; dissociazione e disobbedienza da
ogni compromissione con l'apparato dello sterminio atomico;
- Opposizione ad ogni forma di coinvolgimento dell'Italia nella guerra
globale e ritiro delle truppe da tutti i fronti bellici;
- Per la chiusura, lo smantellamento, la bonifica e la riconversione ad uso
civile delle basi militari Usa e Nato;
- Obiezione alle spese militari finalizzata ad un modello di difesa
alternativo ed alla costituzione di Corpi Civili di Pace;
- Per affermare i valori di pace dell'art.11 della Costituzione italiana
che ripudia la guerra e per organizzare la resistenza sociale alle scelte
politiche di riarmo e di interventismo militare del governo riaffermando il
principio della sovranità popolare.
Nel comunicato di lancio dell'iniziativa erano stati inoltre individuati
l'impegno a preparare il lancio di due leggi di iniziativa popolare, quella
per la denuclearizzazione e quella per e l'assunzione della Petizione
Popolare contro l'accordo Italia-USA, che prevede un nuovo "scudo
antimissilistico" sui nostri territori.
Altro punto interessante del citato comunicato, foriero di importanti
possibilità operative, è quello che afferma di volere, nei luoghi teatro di
conflitto, "Ambasciate di pace" di associazioni e ONG riconosciute dalla
popolazione, non 'democrazia' e 'sviluppo' a suon di bombe contro la
popolazione...
L'aspetto centrale della Carovana che deve essere messo in rilievo è che un
pugno ridotto di volenterosi ha avuto il coraggio di denunciare una scomoda
verità, ignorata e rimossa dallo stesso movimento pacifista: il nostro
Paese partecipa alla sciagurata GUERRA AL TERRORE (unica, globale,
preventiva e permanente) dichiarata dall'Amministrazione Bush, ma che sarà
proseguita, anche se con strategie e forme diverse, da un'eventuale
Presidenza democratica negli USA.
Una guerra neocoloniale, portata avanti con il pretesto di "esportare
democrazia e benessere", ma in realtà con lo scopo di assicurare
all'Occidente, sotto l'egemonia USA, il controllo sull'area strategica
della "cintura del petrolio", in funzione anti-potenze emergenti (Russia,
India e soprattutto Cina).
Una guerra che ha già prodotto, dal 2001, circa un milione di vittime
civili tra i popoli oppressi ed occupati cui si intendono rapinare le
risorse, ma che ha già calpestato verità, libertà civili e giustizia negli
Stati aggressori e conquistatori, incluso il nostro Paese.
La neolingua del sistema politico-burocratico chiama in blocco (99% del
voto parlamentare) questa complicità di fatto con la guerra neocoloniale
mediorientale "missioni di pace" facendosi forza della mezza verità che il
coinvolgimento delle truppe italiane nei teatri bellici ufficiali (primo
fronte: Afghanistan; secondo fronte: Iraq; terzo fronte: Libano; possibile
quarto fronte. Iran) è limitato, circoscritto, mascherato, da ausiliari che
presidiano le retrovie ed evitano di combattere direttamente.
Ma l'ipocrisia e le bugie hanno le gambe corte. La logica della guerra è un
gorgo che finisce sempre per trascinare ed affogare la classe dirigente
che, da apprendista stregone, presume di scherzare con essa: la Storia ce
lo insegna. L'incendio appiccato oltremare prima o poi investe il suolo
patrio e mette in crisi l'intero sistema politico e sociale. Quando ci si
butta dalla finestra arriva il momento che si tocca terra e ci si
sfracella: si ha voglia di ripetere a sè stessi: fino ad ora tutto bene,
non è successo niente...
Quello cui stiamo assistendo è la diserzione dalla verità di un pacifismo e
di una sinistra (pseudomoderata e/o pseudoradicale) che finge di non vedere
il problema, che, non resistendo alla guerra e alla politica militarista,
di fatto, per partecipare al "sacco delle risorse pubbliche", collabora con
essa (guerra) spesso rasentando il ridicolo: la paradossalità di
comportamenti da schizofrenico (approvo e sostengo a livello istituzionale
la nuova base a Vicenza poi scendo in piazza a manifestare contro di essa)
sta diventando prassi costante ed impunita.
Sotto questa doccia fredda di incoerenze, di bugie e di vere e proprie
prese in giro (che si manifesta anche sul terreno economico e delle riforme
democratiche) il popolo italiano, soprattutto quello di sinistra, si
deprime e si arrabbia:  i giornali riportano che oggi la stragrande
maggioranza degli italiani non crede più nei partiti politici e nella
politica in generale. Il dato è allarmante perchè sta creando i presupposti
per una deriva culturale di destra, che rischia di mettere radici profonde:
l'astensionismo alle ultime amministrative, accompagnato dal successo
leghista al Nord è lì a testimoniarlo. (Nei bar di Milano capita
normalmente di sentire discorsi di cittadini che chiedono l'uomo forte,
qualcuno che faccia piazza pulita e rimetta a posto le cose, imponendosi ai
cialtroni che - gli italiani - siamo. Non stanno affatto parlando di
Berlusconi, anch'esso messo nel sacco dei politicanti imbroglioni...)
Per farla breve, dobbiamo capire che a dire le cose come stanno siamo e
saremo all'inizio in pochi, che abbiamo ad ostacolarci il vento fortemente
contrario del ceto politico e di tutti gli apparati che controlla e che lo
sostengono, che se non stiamo attenti, se non agiamo con prudenza ed
intelligenza a finire screditati, isolati e criminalizzati basterà un
nulla, perchè la verità della guerra è una spada che ferisce. Gli interessi
che andiamo a colpire sono enormi ed agguerriti (è il caso di dirlo). La
responsabilità che pesa sulle nostre fragili spalle è grandissima: dobbiamo
dire e proporre le soluzioni giuste, conquistandoci la fiducia della gente,
in condizioni generali di disorientamento e di confusione; appunto per
questo dobbiamo sfuggire alle trappole di chi lavora scientificamente per
additare e marchiare gli oppositori con lo stereotipo del protestatario
inconcludente e violento.
Per essere credibile e convincente oggi è indispensabile adottare
pubblicamente, da parte dell'opposizione sociale di base, il metodo
pacifico e nonviolento: questo va detto anche e soprattutto ai soggetti che
non si riconoscono culturalmente e strategicamente in esso. E'
semplicemente una questione - diciamo tattica - di sopravvivenza politica e
si spera, si auspica che chi ha orecchie per intendere intenda...
Bisognerà cioè, rispetto all'indicazione del metodo nonviolento, andare
oltre la timida formulazione del comunicato che ha promosso l'iniziativa
della Carovana, che si limitava a sostenere la "diffusione di strumenti,
iniziative e pratiche di lotta che esprimano l'opinione e la volonta' dei
cittadini i quali nella stragrande maggioranza credono nei valori della
pace".
L'unità futura da parte delle Reti promotrici della Carovana, se vuole
reggere alla prova dei fatti, della sfida difficilissima e quasi disperata
che andiamo ad intraprendere, deve dipendere anche da questa scelta
dichiarata ed esplicita, che non comporta affatto abdicazione ad eventuali
sorgenti culturali marxiste od antimperialiste o di qualsiasi altra
impostazione politico-ideologica. Comporta semplicemente, da parte dei, per
il momento, "pochi ma buoni",  parafrasando un vecchio resistente in altri
tempi più bui e terribili, un lucido pessimismo dell'intelligenza ed un
coraggioso ottimismo della volontà.


Spese percorso Nord/Est (escluso macchina Lidia):
assicurazione, allestimento e rimessa in funzione station wagon		400
euro
materiale di propaganda distribuito					200
euro
spese telefoniche							150
euro
(assicurazione mostra manifesto						300
euro)
benzina e ticket autostradali						300
euro
pasti lungo la strada per tre persone					250
euro
			totale uscite
	1.600 euro

Contributi ricevuti:
da sottoscrizioni Bologna						300
euro
da sottoscrizioni Milano	 (inclusi vendita libri Navarra)
		120 euro
			totale entrate					420
euro

differenza (in rosso) entrate-uscite: 1.180 euro







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