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bilancio carovana nowar
- Subject: bilancio carovana nowar
- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Tue, 12 Jun 2007 11:21:06 +0200
Navarra (Le considerazioni che seguono introduranno la riunione del Coordinamento FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO", convocata per domani, domenica, 10 giugno, dalle ore 12.00 alle ore 17.00, a Milano, presso la LOC di via Mario Pichi, 1). I posteri diranno se la "Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace" e' effettivamente servita, come era nei suoi propositi, a "rilanciare la mobilitazione contro la guerra e la militarizzazione in tutti i settori sociali, sui posti di lavoro, nelle scuole, nei quartieri e nei luoghi di culto". La buona volonta' dei promotori sicuramente c'e' stata, ma questa notoriamente non e' sufficiente ad assicurare il successo di imprese politiche che abbisognano anche di un contesto storico-sociale e di opinione pubblica favorevoli (negli atteggiamenti di fondo piu' che negli umori contingenti). da parte di Alfonso Navarra (Le considerazioni che seguono introduranno la riunione del Coordinamento FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO", convocata per domani, domenica, 10 giugno, dalle ore 12.00 alle ore 17.00, a Milano, presso la LOC di via Mario Pichi, 1). I posteri diranno se la "Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace" è effettivamente servita, come era nei suoi propositi, a "rilanciare la mobilitazione contro la guerra e la militarizzazione in tutti i settori sociali, sui posti di lavoro, nelle scuole, nei quartieri e nei luoghi di culto". La buona volontà dei promotori sicuramente c'è stata, ma questa notoriamente non è sufficiente ad assicurare il successo di imprese politiche che abbisognano anche di un contesto storico-sociale e di opinione pubblica favorevoli (negli atteggiamenti di fondo più che negli umori contingenti). La Carovana comunque è stata, pur tra limiti di visibilità e contraddizioni politiche, un'esperienza importante di mobilitazione autonoma di base per diversi motivi. Non ultimo il suo carattere completamente autorganizzato ed autogestito, nonchè autofinanziato, da parte delle tre Reti che l'hanno promossa. Essa, a conti fatti, può ancora aprire le porte ad una crescita complessiva di consapevolezza e di autonomia per lo spezzone "libero" del movimento pacifista, ossia per quei soggetti collettivi che non sono strutturati attorno al professionismo politico e che quindi non gravitano nell'orbita del sistema partitico alla stregua di satelliti subalterni. Lo sforzo è stato particolarmente oneroso per le persone che hanno funzionato da "staffette" sui camper, sui pulmini e sulle station wagon. Le spese sono state da essi anticipate di tasca propria. Si sono, da parte di alcuni, rinunciati ad introiti derivanti dalla libera attività professionale. Solo il percorso del Nord-Est ha accumulato un deficit - stimato per difetto - di 1.180 euro. Una compagna è stata vittima di un grave incidente in autostrada (tra Bologna e Modena, il 23 maggio) e dovrà restare un mese immobilizzata a letto per rimarginare trauma cranico e ferite. Nel suo articolato e poliforme incedere e girovagare, partita il 19 maggio da Sigonella, Trieste e Novara, la Carovana, con le sue tre direttrici, ha toccato i punti critici dell'Italia militarizzata e nuclearizzata (Vicenza, Camp Darby, Bagnoli, Aviano...) e i luoghi simbolo del pacifismo (come Comiso ed Assisi). I camper hanno visitato anche località oggetto di lotte "per la difesa della Terra", come Acerra e la Val di Susa, fino a riunirsi tutti davanti alla fabbrica di armi di Colleferro specializzata nella costruzione di bombe cluster. Due settimane di marce, sit-in, mobilitazioni, fiaccolate, incontri più o meno partecipati ... ma anche dialoghi con gli studenti ed incontri con porporati (a Vicenza mons. Nosiglia che sosterrà in sede CEI il "peccato" del possesso dell'arma atomica) ed ordini religiosi (i francescani nella Parrochia di santa Maria degli Angeli ad Assisi). La componente nonviolenta di per sè avrebbe sicuramente dato maggior risalto alla scadenza del 2 giugno, Festa della Repubblica, rispetto al 9 giugno, visita di Bush in Italia. Non a caso, dal suo punto di vista, l'iniziativa, pur assumendo la scadenza del 9 giugno, si è per l'appunto conclusa il 2 giugno. Il maggior punto debole dell'iniziativa forse è stata proprio la scarsa mobilitazione finale a Roma, di sole 300 persone, che non ha potuto porsi come credibile contestazione ed alternativa alla parata militarista organizzata dalle autorità ufficiali, che hanno tradito la memoria della Costituzione ed il suo "ripudio della guerra" (art. 11). Ma resta intatta, addirittura rafforzata, la possibilità di proseguire con sistematicità ed unitarietà un lavoro comune da parte delle tre Reti sui terreni individuati dalla piattaforma di partenza. Ricordiamo ancora quei punti, caratterizzanti un "impegno pacifista coerente", su cui ci siamo impegnati a "mettere insieme i soggetti che intendono ampliare le lotte territoriali" e a "sensibilizzare la popolazione": - Rimozione dal territorio italiano di tutti gli ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa; dissociazione e disobbedienza da ogni compromissione con l'apparato dello sterminio atomico; - Opposizione ad ogni forma di coinvolgimento dell'Italia nella guerra globale e ritiro delle truppe da tutti i fronti bellici; - Per la chiusura, lo smantellamento, la bonifica e la riconversione ad uso civile delle basi militari Usa e Nato; - Obiezione alle spese militari finalizzata ad un modello di difesa alternativo ed alla costituzione di Corpi Civili di Pace; - Per affermare i valori di pace dell'art.11 della Costituzione italiana che ripudia la guerra e per organizzare la resistenza sociale alle scelte politiche di riarmo e di interventismo militare del governo riaffermando il principio della sovranità popolare. Nel comunicato di lancio dell'iniziativa erano stati inoltre individuati l'impegno a preparare il lancio di due leggi di iniziativa popolare, quella per la denuclearizzazione e quella per e l'assunzione della Petizione Popolare contro l'accordo Italia-USA, che prevede un nuovo "scudo antimissilistico" sui nostri territori. Altro punto interessante del citato comunicato, foriero di importanti possibilità operative, è quello che afferma di volere, nei luoghi teatro di conflitto, "Ambasciate di pace" di associazioni e ONG riconosciute dalla popolazione, non 'democrazia' e 'sviluppo' a suon di bombe contro la popolazione... L'aspetto centrale della Carovana che deve essere messo in rilievo è che un pugno ridotto di volenterosi ha avuto il coraggio di denunciare una scomoda verità, ignorata e rimossa dallo stesso movimento pacifista: il nostro Paese partecipa alla sciagurata GUERRA AL TERRORE (unica, globale, preventiva e permanente) dichiarata dall'Amministrazione Bush, ma che sarà proseguita, anche se con strategie e forme diverse, da un'eventuale Presidenza democratica negli USA. Una guerra neocoloniale, portata avanti con il pretesto di "esportare democrazia e benessere", ma in realtà con lo scopo di assicurare all'Occidente, sotto l'egemonia USA, il controllo sull'area strategica della "cintura del petrolio", in funzione anti-potenze emergenti (Russia, India e soprattutto Cina). Una guerra che ha già prodotto, dal 2001, circa un milione di vittime civili tra i popoli oppressi ed occupati cui si intendono rapinare le risorse, ma che ha già calpestato verità, libertà civili e giustizia negli Stati aggressori e conquistatori, incluso il nostro Paese. La neolingua del sistema politico-burocratico chiama in blocco (99% del voto parlamentare) questa complicità di fatto con la guerra neocoloniale mediorientale "missioni di pace" facendosi forza della mezza verità che il coinvolgimento delle truppe italiane nei teatri bellici ufficiali (primo fronte: Afghanistan; secondo fronte: Iraq; terzo fronte: Libano; possibile quarto fronte. Iran) è limitato, circoscritto, mascherato, da ausiliari che presidiano le retrovie ed evitano di combattere direttamente. Ma l'ipocrisia e le bugie hanno le gambe corte. La logica della guerra è un gorgo che finisce sempre per trascinare ed affogare la classe dirigente che, da apprendista stregone, presume di scherzare con essa: la Storia ce lo insegna. L'incendio appiccato oltremare prima o poi investe il suolo patrio e mette in crisi l'intero sistema politico e sociale. Quando ci si butta dalla finestra arriva il momento che si tocca terra e ci si sfracella: si ha voglia di ripetere a sè stessi: fino ad ora tutto bene, non è successo niente... Quello cui stiamo assistendo è la diserzione dalla verità di un pacifismo e di una sinistra (pseudomoderata e/o pseudoradicale) che finge di non vedere il problema, che, non resistendo alla guerra e alla politica militarista, di fatto, per partecipare al "sacco delle risorse pubbliche", collabora con essa (guerra) spesso rasentando il ridicolo: la paradossalità di comportamenti da schizofrenico (approvo e sostengo a livello istituzionale la nuova base a Vicenza poi scendo in piazza a manifestare contro di essa) sta diventando prassi costante ed impunita. Sotto questa doccia fredda di incoerenze, di bugie e di vere e proprie prese in giro (che si manifesta anche sul terreno economico e delle riforme democratiche) il popolo italiano, soprattutto quello di sinistra, si deprime e si arrabbia: i giornali riportano che oggi la stragrande maggioranza degli italiani non crede più nei partiti politici e nella politica in generale. Il dato è allarmante perchè sta creando i presupposti per una deriva culturale di destra, che rischia di mettere radici profonde: l'astensionismo alle ultime amministrative, accompagnato dal successo leghista al Nord è lì a testimoniarlo. (Nei bar di Milano capita normalmente di sentire discorsi di cittadini che chiedono l'uomo forte, qualcuno che faccia piazza pulita e rimetta a posto le cose, imponendosi ai cialtroni che - gli italiani - siamo. Non stanno affatto parlando di Berlusconi, anch'esso messo nel sacco dei politicanti imbroglioni...) Per farla breve, dobbiamo capire che a dire le cose come stanno siamo e saremo all'inizio in pochi, che abbiamo ad ostacolarci il vento fortemente contrario del ceto politico e di tutti gli apparati che controlla e che lo sostengono, che se non stiamo attenti, se non agiamo con prudenza ed intelligenza a finire screditati, isolati e criminalizzati basterà un nulla, perchè la verità della guerra è una spada che ferisce. Gli interessi che andiamo a colpire sono enormi ed agguerriti (è il caso di dirlo). La responsabilità che pesa sulle nostre fragili spalle è grandissima: dobbiamo dire e proporre le soluzioni giuste, conquistandoci la fiducia della gente, in condizioni generali di disorientamento e di confusione; appunto per questo dobbiamo sfuggire alle trappole di chi lavora scientificamente per additare e marchiare gli oppositori con lo stereotipo del protestatario inconcludente e violento. Per essere credibile e convincente oggi è indispensabile adottare pubblicamente, da parte dell'opposizione sociale di base, il metodo pacifico e nonviolento: questo va detto anche e soprattutto ai soggetti che non si riconoscono culturalmente e strategicamente in esso. E' semplicemente una questione - diciamo tattica - di sopravvivenza politica e si spera, si auspica che chi ha orecchie per intendere intenda... Bisognerà cioè, rispetto all'indicazione del metodo nonviolento, andare oltre la timida formulazione del comunicato che ha promosso l'iniziativa della Carovana, che si limitava a sostenere la "diffusione di strumenti, iniziative e pratiche di lotta che esprimano l'opinione e la volonta' dei cittadini i quali nella stragrande maggioranza credono nei valori della pace". L'unità futura da parte delle Reti promotrici della Carovana, se vuole reggere alla prova dei fatti, della sfida difficilissima e quasi disperata che andiamo ad intraprendere, deve dipendere anche da questa scelta dichiarata ed esplicita, che non comporta affatto abdicazione ad eventuali sorgenti culturali marxiste od antimperialiste o di qualsiasi altra impostazione politico-ideologica. Comporta semplicemente, da parte dei, per il momento, "pochi ma buoni", parafrasando un vecchio resistente in altri tempi più bui e terribili, un lucido pessimismo dell'intelligenza ed un coraggioso ottimismo della volontà. Spese percorso Nord/Est (escluso macchina Lidia): assicurazione, allestimento e rimessa in funzione station wagon 400 euro materiale di propaganda distribuito 200 euro spese telefoniche 150 euro (assicurazione mostra manifesto 300 euro) benzina e ticket autostradali 300 euro pasti lungo la strada per tre persone 250 euro totale uscite 1.600 euro Contributi ricevuti: da sottoscrizioni Bologna 300 euro da sottoscrizioni Milano (inclusi vendita libri Navarra) 120 euro totale entrate 420 euro differenza (in rosso) entrate-uscite: 1.180 euro
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