Sei organizzazioni per i diritti umani rendono noti i nomi di 39 detenuti scomparsi nelle mani della Cia. Tre di esse si rivolgono a un giudice federale Usa per ottenere informazioni sulle detenzioni "fantasma". Amnesty Italia trasmette l'elenco al Presidente Bush, in visita nel nostro paese



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COMUNICATO STAMPA CS65-2007

SEI ORGANIZZAZIONI PER I DIRITTI UMANI RENDONO NOTI I NOMI DI 39 DETENUTI
SCOMPARSI NELLE MANI DELLA CIA. TRE DI ESSE SI RIVOLGONO A UN GIUDICE
FEDERALE USA PER OTTENERE INFORMAZIONI SULLE DETENZIONI 'FANTASMA'.
AMNESTY ITALIA TRASMETTE L'ELENCO AL PRESIDENTE BUSH, IN VISITA NEL NOSTRO
PAESE

Sei autorevoli organizzazioni per i diritti umani hanno reso noti i nomi e
i profili di 39 persone che si ritiene siano in custodia segreta
statunitense e il cui destino rimane tuttora sconosciuto. Il documento, il
piu' completo sinora diffuso, fa anche i nomi di familiari dei 39
prigionieri, che a loro volta sono stati detenuti in carceri segrete,
compresi bambini di sette anni di eta'.

Contemporaneamente, tre delle sei organizzazioni si sono rivolte a una
corte federale Usa chiedendo, ai sensi dell'Atto sulla liberta'
d'informazione, che siano rese pubbliche notizie riguardanti i detenuti
scomparsi.

Il documento di 21 pagine, intitolato Off the record: la responsabilita'
degli Usa nelle sparizioni forzate nella 'guerra al terrore', contiene i
nomi di 39 persone di varia cittadinanza (egiziana, keniana, libica,
marocchina, pachistana, spagnola ecc.), arrestate in paesi quali Iran,
Iraq, Pakistan, Somalia e Sudan e trasferiti in centri segreti di
detenzione gestiti dagli Usa.

Questo elenco, redatto da Amnesty International, Cageprisoners, il Centro
per i diritti costituzionali, il Centro per i diritti umani e la giustizia
globale presso la New York University School of Law, Human Rights Watch e
Reprieve, si basa su fonti governative e giornalistiche, nonché su
interviste a ex prigionieri e altri testimoni diretti.

Il documento mette in luce aspetti che il programma di detenzioni diretto
dalla Cia ha cercato tenacemente di tenere nascoste, come l'ubicazione dei
luoghi dove i prigionieri possono essere tenuti, i maltrattamenti da essi
subiti e i paesi verso i quali possono essere stati trasferiti. Rivela
inoltre come i familiari dei sospetti terroristi, compresi mogli e bambini
di sette anni, siano stati a loro volta posti in detenzione segreta. Nel
settembre 2002, ad esempio, sono stati arrestati i due figli di sette e
nove anni di Khalid Sheikh Mohammed. Secondo testimoni oculari, i due
bambini sono rimasti per almeno quattro mesi in una prigione per adulti
per essere interrogati da agenti Cia su dove si trovasse il padre.

Allo stesso modo, quando il tanzaniano Ahmed Khalfan Ghailani e' stato
catturato a Gujrat, Pakistan, nel luglio 2003, la moglie uzbeca ha subito
la stessa sorte.

Le sei organizzazioni per i diritti umani chiedono al governo Usa di porre
definitivamente fine al programma Cia di detenzioni segrete e
interrogatori e di fornire informazioni sull'identita', lo status e il
luogo di detenzione di tutti i prigionieri attualmente o precedentemente
trasferiti in centri segreti di detenzione, diretti o supervisionati
dall'Amministrazione statunitense nel contesto della 'guerra al terrore'.
In relazione a questo, oggi la Sezione Statunitense di Amnesty
International, il Centro per i diritti costituzionali e la International
Human Rights Clinic presso la New York University School of Law hanno
presentato un ricorso a una corte federale Usa chiedendo, ai sensi
dell'Atto sulla liberta' d'informazione (Foia), che siano rese pubbliche
le notizie riguardanti i detenuti scomparsi, compresi quelli 'fantasma' e
quelli non presenti nei registri delle prigioni. Le richieste basate sul
Foia chiamano in causa diverse agenzie governative statunitensi, tra cui
il dipartimento di Giustizia, il Pentagono e la Ciam e intendono ottenere
informazioni su persone che sono, o sono state, detenute da parte del
governo Usa o col suo coinvolgimento, e sulle quali non esiste
documentazione pubblica. Sebbene alcuni dipartimenti abbiano fornito
finora qualche informazione di scarsa importanza, nessun'agenzia Usa ha
mai diffuso un elenco delle persone in detenzione segreta o una
valutazione sulla legalita' del programma segreto.

I documenti che le tre organizzazioni stanno cercando esistono. Il
presidente George W. Bush ha pubblicamente ammesso, nel settembre 2006,
l'esistenza di centri di detenzione segreti gestiti dalla Cia; 14 detenuti
sono stati trasferiti da queste strutture al centro di detenzione di
Guantánamo; il dipartimento di Giustizia ha affermato che il programma di
detenzioni segrete e' legale.

Eppure, le informazioni sull'ubicazione delle carceri, sull'identita' dei
prigionieri e sui metodi d'interrogatorio usati non sono mai state rese
pubbliche. Tale segretezza impedisce un controllo da parte dell'opinione
pubblica e dei tribunali e lascia i detenuti esposti a violazioni dei
diritti umani, quali la tortura e altri maltrattamenti.

La segretezza che circonda il programma di detenzioni significa inoltre
che nessuno al di fuori del governo Usa conosce esattamente quante persone
siano state imprigionate e quante restino scomparse. Il trasferimento, ad
aprile, di Abd al-Hadi al-Iraqi da un centro di detenzione della Cia a
Guantánamo mostra che il programma e' ancora in funzione, sebbene alcuni
prigionieri possano essere stati trasferiti verso carceri di altri paesi,
in quella che appare una sorta di detenzione per procura. Il documento Off
the record denuncia che alcuni detenuti scomparsi potrebbero essere stati
trasferiti in paesi dove sono a rischio di tortura e dove continuano a
rimanere in detenzione segreta, senza accusa né processo.

Le interviste ai prigionieri rilasciati dalle carceri segrete della Cia
indicano che i detenuti considerati 'pesci piccoli' sono stati spesso
arrestati lontano dai campi di battaglia e posti in isolamento per anni,
senza possibilita' di un ricorso legale o di contatti con l'esterno,
familiari compresi. Coloro che sono stati rilasciati non hanno ricevuto
alcun documento che attesti la loro detenzione né un risarcimento legale o
economico.

Secondo Claudio Cordone, Senior Director della ricerca ad Amnesty
International, 'non e' in discussione il dovere dei governi di proteggere
le persone da atti di terrorismo. Quello che e' sicuramente in discussione
e' catturare uomini, donne e persino bambini, metterli in luoghi segreti e
privarli delle piu' elementari garanzie che si applicano a tutti i
detenuti. L'Amministrazione Usa deve porre fine a questa pratica illegale
e moralmente ripugnante, una volta per tutte.'


Ulteriori informazioni

Il rapporto Off the record fa parte di un memorandum inviato al Presidente
George W. Bush, attraverso l'Ambasciata statunitense a Roma, in occasione
della sua visita in Italia. Nel memorandum, la Sezione Italiana di Amnesty
International ha sollevato anche altri aspetti relativi ai diritti umani,
tra cui la pena di morte e la situazione dei detenuti senza accusa né
processo in Iraq, in Afghanistan e a Guanta'namo.

FINE DEL COMUNICATO                                              Roma, 7
giugno 2007

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