Notizie anti-Castro? Offre Washington (Il Manifesto 10/09/2006)



L'articolo è di molti mesi fa, ma nel contesto attuale può essere utile
rileggerlo.
++

Notizie anti-Castro? Offre Washington

di Roberto Zanini

su Il Manifesto del 10/09/2006

Dieci giornalisti della Florida pagati dal governo Usa per pezzi
anticubani. Quando Fidel chiese «chi ti paga?» a uno di loro. Iraq,
leggi sull'infanzia, matrimonio: penne Usa in vendita, i precedenti

Almeno dieci giornalisti della Florida hanno ricevuto pagamenti regolari
dal governo americano per produrre servizi giornalistici contro Fidel
Castro e contro Cuba. Lo ha rivelato il Miami Herald, quotidiano della
Florida a cui appartenevano almeno tre dei giornalisti colti con le mani
nel portafoglio pubblico.
Pablo Alfonso, reporter e editorialista, un veterano dell'Herald che
copriva in permanenza ogni notizia in relazione a Cuba, ha ricevuto
175mila dollari dal 2001. Olga Connor, una freelance di lunga data
specializzata in informazione culturale, ha ricevuto 71mila dollari
nello stesso periodo. Wilfredo Cancio Isla, ex responsabile dell'Herald
per le notizie sulla comunità cubana, ha ricevuto 15mila dollari. Tutti
e tre sono stati licenziati.
Altri giornalisti hanno ricevuto pagamenti dall'Us office of Cuba
broadcasting, l'ufficio pubblico che produce Radio Martì e Tv Martì, due
media interamente devoti alla causa anticastrista i cui programmi
vengono irradiati (illegalmente, dice L'Avana) su Cuba: riceverli negli
Stati uniti è illegale, a causa delle leggi anti-propaganda americane.
Tra chi arrotondava lo stipendio con il salario del governo ci sono la
direttrice della sezione opinioni del Diario de las Americas, Helen
Aguirre Ferrè (4.325 dollari), un reporter dello stesso giornale, Ariel
Remos, l'editorialista (che pubblica sull'Herald e sul quotidiano di
destra spagnolo Abc) Carlos Alberto Montaner, il direttore delle news di
Channel 41 Miguel Cossio e uno dei suoi reporter di punta, Juan Manuel
Cao, che solo quest'anno ha ricevuto oltre 11mila dollari. Lo scorso
luglio, Cao attaccò Fidel Castro durante il vertice del Mercosur in
Argentina, chiedendogli perché il governo cubano non rilasciava un visto
a una dissidente, Hilda Molina. «Chi ti paga?», chiese scocciato Fidel.
«Nessuno, fare domande è il mio mestiere», rispose Cao. Seguiva fattura.
Precedenti di manipolazione dei media da parte del governo americano non
sono rari, anzi. Risale al novembre 2005 la scoperta che l'esercito
americano pagava - poco, pare, ma in contanti - una serie di media
cosiddetti indipendenti in Iraq per far pubblicare storie favorevoli
agli Stati uniti e all'occupazione americana. Il progetto veniva gestito
dal Pentagono attraverso una società di contractor, il Lincoln Group,
che si occupava di retribuire giornali e giornalisti. Non era la prima
avventura propagandistica irachena: nel 2002 il Pentagono venne
costretto a chiudere il suo Office of strategic influence, creato l'anno
precedente, dopo che si era diffusa la voce che esso aveva intenzione di
piazzare articoli falsi sui media internazionali.
E non sono solo i «paesi caldi» a meritare le attenzioni dei
propagandisti di Bush: ce n'è anche per il pubblico di casa, quello
americano. Nel 2005 la sala stampa della Casa Bianca venne con molto
imbarazzo costretta a ritirare le credenziali a un misterioso reporter
di nome Jeff Gannon, che da almeno due anni non perdeva un briefing
presidenziale, le cui «domande» sembravano sempre aiutare
l'interlocutore. In realtà si chiamava James Guckert, era dipendente di
un sito internet del partito repubblicano, e il blog su cui operava col
suo vero nome era tutto un link a pubblicazioni porno gay.
Denaro del governo americano è stato direttamente versato a influenti
columnist americani. All'inizio del 2005 si scoprì che l'editorialista e
commentatore Armstrong Williams - nero, 46 anni, guru mediatico
conservatore - era stato pagato 244mila dollari dal ministero della
sanità per appoggiare «No child left behind», un programma di Bush in
appoggio all'infanzia. Poco dopo venne scoperto l'arrulamento della
columnist Maggie Gallagher: 21mila dollari dal solito ministero della
sanità, questa volta per incoraggare un'iniziativa governativa da 300
milioni di dollari in favore del matrimonio. Infine la scoperta che un
altro popolare commentatore, Mike McManus, era stato finanziato dal
governo: 49mila dollari alla sua organizzazione, di nome «Marriage
savers», sempre per iniziative a favore del matrimonio. Il quotidiano
Usa Today denunciò infine nel 2004 la produzione di video-notiziari di
propaganda governativa (vietati dalla legge) che la Casa bianca inviata
alle televisioni come servizi di cronaca. E come tali venivano spesso
trasmessi.