articolo di raniero la valle
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- Date: Sat, 9 Jun 2007 21:18:39 +0200
Articolo della rubrica “Resistenza e pace” di Raniero La Valle che uscirà su Rocca (rocca at cittadella.org ) del 15.06.07 07 06 15 La democrazia è che i generali vanno a
casa
Resistenza e pace Si può salvare la Repubblica? Le istituzioni tengono, ma
lo spirito è debole. Ciò che è accaduto con la vicenda Visco-Speciale e con la
fallita “spallata” al governo Prodi, ha fatto accendere un segnale di allarme
rosso. Altre volte la Repubblica è stata in pericolo, per Servizi deviati,
generali golpisti, stragi di Stato, oscuri giochi delle parti tra Brigate Rosse
e ceti politici antimorotei; abbiamo avuto perfino un capo dei contrabbandieri
al comando della Guardia di Finanza e un vertice della magistratura ridotto a un
porto delle nebbie; ma il gioco politico che si svolgeva alla luce del sole era
formalmente corretto, la cultura democratica era fuori discussione,
l’opposizione rispettava le regole e la coscienza pubblica era sana. È grazie a
ciò che delle grandi emergenze democratiche sono state superate con relativa
facilità, e di alcune si è perso perfino il
ricordo. Ma ora è la politica stessa, nelle sue espressioni
quotidiane e pubbliche, che si è trasformata in un gioco al massacro; le
rappresentazioni serali del confronto politico traboccano di odio, sete di
vendetta, disprezzo per l’avversario; un distinto signore come l’ex
democristiano D’Onofrio tratta beffardamente il ministro Padoa Schioppa in
Senato come un minorato psichico, come un ignorante della Costituzione e come un
intruso al palazzo. La percezione che lo schieramento battuto alle elezioni ha
del governo legittimo del Paese, è che si tratti di una banda di usurpatori; il
loro imperdonabile delitto, ogni momento additato alla esecrazione degli
“Italiani”, è che, approfittando di un attimo di distrazione di Berlusconi o di
qualcuno dei suoi elettori ed alleati, essi abbiano rubato il potere all’unica
parte politica sana del Paese, designata a governarlo per diritto divino; e
poiché per meglio gestire il potere destra e sinistra hanno creato un sistema in
cui il conflitto politico non si può più dirimere attraverso le procedure
parlamentari e il Parlamento non è più il luogo dove si formano e cadono i
governi, l’unico assillo dell’opposizione, l’unico suo discorso politico,
l’unico suo contributo al dibattito pubblico è del come si possa abbattere il
governo a spallate, come lanciargli contro veleni e dossiers, come mobilitare la
piazza e inventarsi scioperi fiscali e insomma come ristabilire, con le buone o
con le cattive, la normalità di un governo della destra.
In quest’ultima occasione, l’uso di una testa d’ariete
come il comandante della Guardia di Finanza contro l’esecutivo e in particolare
contro il titolare della lotta all’evasione fiscale, è stato francamente
eversivo. Se il ministro Padoa
Schioppa non avesse finalmente rivelato quale era il punto politico della
contesa, il governo non avrebbe meritato di sopravvivere, per questa sua
incapacità di motivare e far capire perfino le cose buone che fa. E il punto
politico era che la separazione dei poteri riguarda solo l’esecutivo, il
legislativo e il giudiziario, e che non esistono altri poteri o corpi separati
che possano rivendicare una loro autonomia, e tanto meno le Forze Armate che
sono tenute per legge a conformarsi ai principi democratici della Repubblica; e
che se esiste un conflitto tra un generale e il governo, o va via il generale o
va via il governo; ma se va via il governo non siamo più in Italia e in Europa,
bensì in una “repubblica delle banane”. Ora il vero problema è come mettere in sicurezza la
Repubblica, come evitare che attentati e rischi di questo genere possano
ripetersi. È inutile fare appello a un ammorbidimento del clima politico, al
senso dello Stato dei protagonisti e almeno all’educazione degli eletti (si fa
per dire) ai seggi parlamentari. La salvezza delle istituzioni non può dipendere
dal ravvedimento dei singoli. Occorre reintrodurre delle garanzie oggettive: una
governabilità che non significhi l’inamovibilità dell’esecutivo per l’intera
legislatura, un Parlamento che riacquisti il suo ruolo come fonte e limite del
potere di governo, un’opposizione che sia vincolata all’obbedienza alle leggi
della democrazia e al rispetto delle persone (la immunità dei parlamentari
riguardo alle opinioni espresse nell’esercizio del mandato non può estendersi
alla licenza di insulto e di annientamento simbolico dell’avversario), una legge
elettorale che produca una vera rappresentanza e che non trasformi una minoranza
in maggioranza schiacciante, una regola del gioco che non costringa i partiti ad
alleanze innaturali con forze dall’opposto sentire politico, una ripresa di
autorità e dignità della politica che faccia venir meno quel vuoto che oggi è
riempito dalla supplenza caricaturale dei media che mettono in scena la
politica come spettacolo nell’arena di un set televisivo. Soprattutto è
necessario che il gregarismo di masse cui è stata tolta ogni seria informazione
e cultura politica non venga elevato a rango costituzionale mediante
l’instaurazione di un presidenzialismo
irresponsabile e l’istituzionalizzazione del culto della personalità; e
che lo stesso “criterio” del politico cessi di essere la contrapposizione col
nemico, e torni ad essere il bene comune e l’interesse
generale.
Raniero
La Valle |
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